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Mauri62
02 Aprile 2020 | 08.30
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02 Aprile 2020 | 10.12
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beppe28
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Marcos_Marcos
02 Aprile 2020 | 03.13

Il 29 febbraio l’assessore al Welfare della regione Lombardia, Giulio Gallera, aveva ripetuto che se anche Alzano aveva «un numero importante di casi» la regione non aveva «nessuna idea di costruire nuove zone rosse».

Il 6 marzo Confindustria Bergamo ha diffuso alle agenzie e ai giornali locali una nota in cui elencava tutte le aziende che rischiavano la chiusura in caso di approvazione di nuove misure restrittive. In quei giorni un importante imprenditore della Valle scrisse una lettera al Sole 24 Ore, poi non pubblicata, per dire che in caso di misure di quarantena avrebbe disobbedito e avrebbe tenuto aperta la sua azienda. 

Solo a metà di marzo, quando il picco dei contagi era oramai stato raggiunto, le principali manifatture dell’area hanno accettato spontaneamente di chiudere. La regione avrebbe avuto il potere di attuare misure più severe: la legge lo prevede esplicitamente e regioni come Lazio e Campania hanno imposto autonomamente zone rosse in diverse città, di fronte a numeri di contagi e di decessi nettamente inferiore.

Molti medici del territorio hanno denunciato in queste settimane l’impreparazione del sistema sanitario lombardo, da anni concentrato sulle cure ospedaliere lasciando diagnostica e laboratori ai privati . Chiudendo presidi e tagliando per fsre cassa. Inevitabile conseguenza un sistema di assistenza locale poco sviluppato rispetto a quello di regioni vicine, come Veneto ed Emilia-Romagna. Nelle RSA e nelle case di riposo l’arrivo di istruzioni contraddittorie da parte di regione e autorità sanitarie locali e la mancanza di dispositivi di protezione personale, sostengono molti, ha aggravato la situazione.

In una lettera spedita alla fine di marzo ai sindaci della provincia di Bergamo, il presidente della regione Attilio Fontana aveva assicurato che «tutti i soggetti» sintomatici erano stati testati.

BALLE, sono decine e decine i casi in cui pazienti con vari sintomi da covid-19, alcuni dei quali successivamente deceduti, non sono stati sottoposti al tampone. 

giuliano70
02 Aprile 2020 | 09.37
maxibon63
02 Aprile 2020 | 09.36
Mauri62
02 Aprile 2020 | 08.45
Magnocavallo vive a Lovere
02 Aprile 2020 | 08.39
Magnocavallo vive a Lovere
02 Aprile 2020 | 08.35
mostam
02 Aprile 2020 | 08.29
ZOGN1907
02 Aprile 2020 | 08.19
Marcos_Marcos
02 Aprile 2020 | 03.13

Il 29 febbraio l’assessore al Welfare della regione Lombardia, Giulio Gallera, aveva ripetuto che se anche Alzano aveva «un numero importante di casi» la regione non aveva «nessuna idea di costruire nuove zone rosse».

Il 6 marzo Confindustria Bergamo ha diffuso alle agenzie e ai giornali locali una nota in cui elencava tutte le aziende che rischiavano la chiusura in caso di approvazione di nuove misure restrittive. In quei giorni un importante imprenditore della Valle scrisse una lettera al Sole 24 Ore, poi non pubblicata, per dire che in caso di misure di quarantena avrebbe disobbedito e avrebbe tenuto aperta la sua azienda. 

Solo a metà di marzo, quando il picco dei contagi era oramai stato raggiunto, le principali manifatture dell’area hanno accettato spontaneamente di chiudere. La regione avrebbe avuto il potere di attuare misure più severe: la legge lo prevede esplicitamente e regioni come Lazio e Campania hanno imposto autonomamente zone rosse in diverse città, di fronte a numeri di contagi e di decessi nettamente inferiore.

Molti medici del territorio hanno denunciato in queste settimane l’impreparazione del sistema sanitario lombardo, da anni concentrato sulle cure ospedaliere lasciando diagnostica e laboratori ai privati . Chiudendo presidi e tagliando per fsre cassa. Inevitabile conseguenza un sistema di assistenza locale poco sviluppato rispetto a quello di regioni vicine, come Veneto ed Emilia-Romagna. Nelle RSA e nelle case di riposo l’arrivo di istruzioni contraddittorie da parte di regione e autorità sanitarie locali e la mancanza di dispositivi di protezione personale, sostengono molti, ha aggravato la situazione.

In una lettera spedita alla fine di marzo ai sindaci della provincia di Bergamo, il presidente della regione Attilio Fontana aveva assicurato che «tutti i soggetti» sintomatici erano stati testati.

BALLE, sono decine e decine i casi in cui pazienti con vari sintomi da covid-19, alcuni dei quali successivamente deceduti, non sono stati sottoposti al tampone. 

Oiggaiv
02 Aprile 2020 | 00.33