Ultimi commenti

Francisco d Anconia
08 Giugno 2025 | 15.05

Condivido quasi tutto dell’intervento, tranne una frase: “L’Atalanta non si discute, si ama.” Io penso che l’Atalanta si possa - e si debba - discutere. Ma ad una condizione: che le critiche nascano da un ragionamento serio, da un’analisi lucida, e non da uno sfogo compulsivo, rabbioso, figlio dell’umore del momento o del solito effetto branco.

Perché oggi si va avanti a slogan, a frasi fatte. Chi urla più forte sembra aver ragione, anche se spesso non ha nemmeno capito bene cosa sta criticando.

A Verona Juric è da molti visto come noi vedevamo Gasperini. E se la memoria non mi tradisce, dopo quello 0-2 del 2020 a Bergamo, ricordo commenti entusiasti: “Questo è l’erede naturale del Gasp.” Cambiare idea è legittimo, ci mancherebbe. Ma almeno evitiamo il revisionismo emotivo, e proviamo ad argomentare con un minimo di coerenza.

C’era chi auspicava un allenatore con il culto del lavoro: su questo Juric è una garanzia. E in più ha una qualità che tutti dovremmo riconoscergli: il coraggio. Perché prendere l’eredità del Gasp non è roba da poco. Non lo sarebbe nemmeno per Guardiola, Klopp o Emery, giusto per citare quelli che molti sognavano. E a proposito: nemmeno l’Inter, che fino a un mese fa sfiorava il triplete, ha preso un “nome da copertina”. Perché? Forse perché non è sempre una questione di etichette, ma di progetto, fiducia, competenza. E noi, che in nove anni abbiamo vissuto qualcosa di irripetibile, dovremmo saperlo meglio di chiunque altro. La società ha sbagliato davvero poco.

Una cosa è soffrire per l’addio di Gasperini (e io, davvero, lo sto ancora metabolizzando), un’altra è rovesciare fango gratuito su uno che non è nemmeno ancora sceso dalla macchina per entrare a Zingonia. Le critiche più feroci, diciamolo, derivano dai risultati dell’ultimo anno, dove Juric è subentrato in corsa in entrambe le esperienze. Ma mettere alla gogna uno prima ancora che cominci a lavorare, quello no. Quello è solo pregiudizio travestito da opinione.

E poi ci sono i furbi da tastiera. Quelli che scrivono la frase magica: “Speriamo di sbagliarci…” Così, se va male, diranno “l’avevamo detto”; se va bene, si salveranno con quel mezzo passo indietro che li tiene al sicuro.

Ma in fondo il calcio è solo lo specchio del nostro tempo. Qui come altrove, si parla prima, si pensa (forse) dopo. E se si sbaglia? Pazienza: l’importante è averlo detto per primi, e ad alta voce. Anche se non si aveva nulla da dire.

Oscar1962
08 Giugno 2025 | 14.02
last1967
08 Giugno 2025 | 13.53
Ex-Cridoni27
08 Giugno 2025 | 13.08

Una lettera intrisa di demagogia inutile che sarebbe andata bene anni fa, al momento di una scelta tecnica incomprensibile. Oggi l'Atalanta è una realtà completamente diversa e la frase "L'Atalanta non si discute, si ama" va rivista in ottica 2025. Parliamo di una società che quadruplicato il suo fatturato, che ha chiuso il decimo bilancio attivo consecutivo, che ha la proprietà di uno stadio, che dopo essere tornata a qualificarsi per l'Europa dopo oltre 30 anni, ha vinto una Europa League e partecipa stabilmente alla Champisons. Una società con un parco giocatori  importantissimo, costituito al 90% da nazionali (italiani e stranieri) e con una maggioranza di capitale riconducibile ad un gruppo USA che nello sport ha vinto trofei e raggiunto livelli altissimi (e dichiara di voler far crescere l'azienda Atalanta).  Se tutte tutte queste premesse fossero chiare, ma davvero chiare, nessuno scriverebbe una lettera simile quando il successore dell'allenatore più vincente della nostra storia viene sostituito da un tecnico che non ha mai allenato o raggiunto livelli simili a quelli descritti. Le ovvie aspettative di tutti (tifosi, giornalisti, addetti ai lavori, ecc...) erano molto, molto diverse: un mister con esperienza internazionale, con credibilità e spessore per sostenere un'eredità importante, in grado di mantenere un livello consono agli ultimi 9 anni (almeno sulla carta, all'inizio) e di attrarre giocatori di valore (desiderosi di essere allenati da lui). Nulla di personale contro Ivan, ma non è il profilo che tutti si auguravano proprio perchè "L'Atalanta si ama". 

madonna
08 Giugno 2025 | 13.15
Ex-Cridoni27
08 Giugno 2025 | 13.08

Una lettera intrisa di demagogia inutile che sarebbe andata bene anni fa, al momento di una scelta tecnica incomprensibile. Oggi l'Atalanta è una realtà completamente diversa e la frase "L'Atalanta non si discute, si ama" va rivista in ottica 2025. Parliamo di una società che quadruplicato il suo fatturato, che ha chiuso il decimo bilancio attivo consecutivo, che ha la proprietà di uno stadio, che dopo essere tornata a qualificarsi per l'Europa dopo oltre 30 anni, ha vinto una Europa League e partecipa stabilmente alla Champisons. Una società con un parco giocatori  importantissimo, costituito al 90% da nazionali (italiani e stranieri) e con una maggioranza di capitale riconducibile ad un gruppo USA che nello sport ha vinto trofei e raggiunto livelli altissimi (e dichiara di voler far crescere l'azienda Atalanta).  Se tutte tutte queste premesse fossero chiare, ma davvero chiare, nessuno scriverebbe una lettera simile quando il successore dell'allenatore più vincente della nostra storia viene sostituito da un tecnico che non ha mai allenato o raggiunto livelli simili a quelli descritti. Le ovvie aspettative di tutti (tifosi, giornalisti, addetti ai lavori, ecc...) erano molto, molto diverse: un mister con esperienza internazionale, con credibilità e spessore per sostenere un'eredità importante, in grado di mantenere un livello consono agli ultimi 9 anni (almeno sulla carta, all'inizio) e di attrarre giocatori di valore (desiderosi di essere allenati da lui). Nulla di personale contro Ivan, ma non è il profilo che tutti si auguravano proprio perchè "L'Atalanta si ama". 

bettle78
08 Giugno 2025 | 13.05
staff
08 Giugno 2025 | 12.47
stevesteve
08 Giugno 2025 | 12.51