Ultimi commenti

dolcissimo
30 Aprile 2020 | 15.02
castebg
30 Aprile 2020 | 15.01

Ciao Paramo.

Io non metto in dubbio la preparazione dei nostri studenti, delle nostre università e dei nostri ricercatori nella maniera più assoluta (ho vissuto, per quanto poco, quel mondo).

Il semplice fatto che siano così richiesti nel mondo parla a loro favore.

Ma il loro intervento inizia dopo la ricezione dei dati e su di essi si basa.

Con dati non corretti o tendenziosi lo studio in sè risulta giusto ma il risultato finale risulta nondimeno sbagliato, seppur non per errore dello studioso.

Ti cito: "Hanno sottoposto ad ogni federazione una serie di questioni (comprese le cubature degli spogliatoi e le cubature degli impianti), hanno raccolto dati, li hanno incrociati, li hanno sottoposti a parametrizzazione (che comprende anche il margine di possibilità che qualcuno abbia gonfiato o sgonfiato dati per propiro interesse) ed hanno fatto uno studio".

Quindi i dati (che sono valutazioni da 1 a 4 anche se non vuoi chiamarle così) in effetti vengono dalle federazioni! Come fai a dire che non si sono autovalutate? Che poi si sia paramerizzato e fatto uno studio è vero ma questo nasce da un'intervista agli interessati non da una verifica degli studiosi. Lo dici tu, non io.

Volendo fare il pignolo lo chiamerei uno studio (se vuoi aggiungo "ben fatto") basato su un'intervista.

Piccola postilla: il rischio ineliminabile (e quindi quello rilevante ai fini di un'analisi dei rischi) nel calcio viene dal modo di giocarlo (contatti continui, distanze minime ecc.) mica dalle cubature degli spogliatoi! Se il rischio fosse solo quello degli spogliatoi, degli impianti ecc. te lo risolverei io al volo per qualsiasi sport e per qualsiasi cubatura e simile: doccia a casa o a turni e stadi/impianti senza pubblico+ precauzioni nel contatto con superfici e disinfezione continua della mani. Identico alle misure per le aziende.

Nei rischi ineliminabili per natura dello specifico sport, il calcio risulta più rischioso di tutte le discipline menzionate.

Come si possa sostenere il contrario con uno studio è incomprensibile salvo che:

- si siano analizzati dati parziali (concernenti solo i rischi eliminabili/legati alle strutture). Al che la tesi è sbagliata e dovrebbe essere "a livello di strutture il calcio risulta lo sport che sottopone atleti e addetti a meno rischi rispetto a..."

- si siano analizzati dati sbagliati

Magnocavallo vive a Lovere
30 Aprile 2020 | 14.31
Oiggaiv
30 Aprile 2020 | 13.54
renika
30 Aprile 2020 | 13.06
maxibon63
30 Aprile 2020 | 13.05
Paolo74
30 Aprile 2020 | 13.02
maurom72
30 Aprile 2020 | 12.50
nanusdoda
30 Aprile 2020 | 12.47
giuliano70
30 Aprile 2020 | 12.46
Kaos76
30 Aprile 2020 | 12.32
Nemesis68
30 Aprile 2020 | 11.46

A prescindere dalla simpatia verso il personaggio e dal nostro orticello nerazzuro (torti o ragioni subiti sotto il suo mandato), Gravina non ha torto nel dire che una responabilità così pesante dal punto di vista economico-finanziario (perchè questo è anche se lui usa il termine "sociale" per non dirlo esplicitamente) deve prendersela il Governo, come è accaduto in Francia.

Capisco che il Governo abbia anche molte altre cose a cui pensare, magari anche più urgenti e necessarie, ma visto anche l'impatto "nazionalpopolare/elettorale" del calcio, dovrebbe mettersì lì e fare una cosa "semplice".

Chiamare attorno ad un tavolo pay tv, società e calciatori (ovviamente chi li rappresenta) e, conti alla mano (fatti come si deve), dire questo:

Signori, il campionato non può riprendere per evidenti ragioni ... la perdita complessiva ammonta a 100 ... 25 ce li metto io, 25 a testa ce li mettete voi, quindi si preveda un meccanismo per suddividere la perdita complessiva tra minori introiti dei dirtti, minori stipendi ai calciatori, perdite in capo alle società con corrispondenti meccanismi di ristoro da parte dello Stato in modo da mantenere le suddette proporzioni.

Concretamente senz'altro più difficile da mettere nero su bianco che a dirlo, ma meno che cercare invano di inventarsi improbabili meccanismi per continuare a giocare che, in ogni caso, risolverebbero solo parzialmente il problema delle perdite economiche, per cui bisognerebbe comunque rifare questo lavoro per la quota di perdita "parziale".

michi1907
30 Aprile 2020 | 11.54
POLASTER
30 Aprile 2020 | 11.50
Nemesis68
30 Aprile 2020 | 11.46

A prescindere dalla simpatia verso il personaggio e dal nostro orticello nerazzuro (torti o ragioni subiti sotto il suo mandato), Gravina non ha torto nel dire che una responabilità così pesante dal punto di vista economico-finanziario (perchè questo è anche se lui usa il termine "sociale" per non dirlo esplicitamente) deve prendersela il Governo, come è accaduto in Francia.

Capisco che il Governo abbia anche molte altre cose a cui pensare, magari anche più urgenti e necessarie, ma visto anche l'impatto "nazionalpopolare/elettorale" del calcio, dovrebbe mettersì lì e fare una cosa "semplice".

Chiamare attorno ad un tavolo pay tv, società e calciatori (ovviamente chi li rappresenta) e, conti alla mano (fatti come si deve), dire questo:

Signori, il campionato non può riprendere per evidenti ragioni ... la perdita complessiva ammonta a 100 ... 25 ce li metto io, 25 a testa ce li mettete voi, quindi si preveda un meccanismo per suddividere la perdita complessiva tra minori introiti dei dirtti, minori stipendi ai calciatori, perdite in capo alle società con corrispondenti meccanismi di ristoro da parte dello Stato in modo da mantenere le suddette proporzioni.

Concretamente senz'altro più difficile da mettere nero su bianco che a dirlo, ma meno che cercare invano di inventarsi improbabili meccanismi per continuare a giocare che, in ogni caso, risolverebbero solo parzialmente il problema delle perdite economiche, per cui bisognerebbe comunque rifare questo lavoro per la quota di perdita "parziale".

soloatalanta699
30 Aprile 2020 | 11.44
ste63neroblu
30 Aprile 2020 | 11.43
michi1907
30 Aprile 2020 | 11.41