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Io ho vissuto solo la prima infanzia a Bergamo, poi le scuole le ho fatte in Toscana, almeno se sei bergamasco tra bergamaschi ti sfottono solo per la squadra… ero come un marziano sfigato per loro perché non credere che l’arroganza che c’è a Firenze sia confinata lì. Tutto ciò ha solo rinforzato la mia voglia di sentirmi parte di quello che ero anche perché sinceramente senza l’Atalanta o una qualsiasi squadra che rappresenta la terra dove sono nato, del calcio non me ne frega un granché per tifo, diverso invece per lavoro. Ho iniziato a tifare Atalanta l’anno prima della retrocessione in C, e sinceramente nemmeno conoscevo tutte le regole di questo sport. Poi prima del 1987 ogni sconfitta o retrocessione incluso quella sanguinosa con sconfitta all’ultima giornata contro i viola (quella ragazzi fu una piaga sanguinante), ero bersagliato da ogni presa per il culo, ma più mi offendevano più mi attaccavo al pensiero della mia città , della mia amata val Seriana, (vivevamo a Nembro), è più era cocente la sconfitta più volevo essere atalantino. Non vi è mai stata la voglia o la necessità per provare il gusto della vittoria di tifare una strisciata, semplicemente perché non era parte di me, non mi ci identificavo. Ero nato a Bergamo il 17 Ottobre e per me era ed è inconcepibile non tifare Atalanta anche se poche erano le volte che potevo permettermi di vederla dal vivo allo stadio.

il 1987 in serie B con la coppa delle coppe ho provato un orgoglio come tutti coloro che c’erano a quei tempi. Avevamo perso la coppa Italia col Napoli di Maradona, eravamo retrocessi, ma avevamo messo su una squadra gagliardissima guidata da Mondonico per il quale stravedevo come per il Gasp ora, poi dico… giocatori iconici che ricordiamo ancora e dei nomi che usiamo come nick in questo forum dopo decenni. Era come se Dio mi volesse rendere giustizia dopo anni di bullismo per tappare la bocca a chi mi rompeva le palle per la colpa di tifare per la squadra della città in cui ero nato. Non riuscivo a capire la maggioranza dei compagni di classe che erano juventini fino all’anno dello scudetto del bilan di Sacchi. Da Platini e Agnelli, una miriade di ragazzini grazie a 3 olandesi si trasformò in diavoletti rossoneri e io che continuavo a incancrenirmi con la mia piccola bellissima Atalanta. Ricordo che a 14 anni presi il treno da solo e venni a vedere due partite di coppa entrambe finite 0-0 a Bergamo. Atalanta Dinamo Zagabria e Atalanta Spartak Mosca. Ero euforico dentro di me nel vedere quella splendida curva che tifava all’unisono la nostra squadra, sono le volte in cui non mi sentivo solo. Nessuno mi prendeva per strano, finalmente ero a CASA anche io, mi galvanizzava vedere la felicità dell’evento di altri tifosi che provavano quello che provavo io. C’era condivisione anche se mancando il vissuto la familiarità non te la puoi inventare. Poi nel corso degli anni ho fatto altre trasferte a Genova nel giro di due settimane ove vincemmo 2-0 contro Samp e Genoa, Mancini sbagliò un rigore parato da Ferron. Si levò il coro « O Percassi compraci Marassi » ancora camminavo per le vie di una città con la nostra gente. Riuscì a fare anche una trasferta a S.Siro contro l’Inter in cui vincemmo l’anno in cui retrocedemmo, in quella squadra giocavano Alemao e Maurizio Ganz. Mi sembra una vita fa. C’ero anche per la finale di ritorno di coppa Italia contro gli odiatissimi viola ai tempi di Ranieri in panca e Batistuta. Quando il cobra Tovalieri sbagliò un gol che era più facile da fare che da sbagliare ricordo la frustrazione della nostra curva. Mi capito anche di farci incastrare una trasferta a Piacenza negli anni in cui giocavano Sgrò e Caccia. Poi a 23 anni ho iniziato a vivere all’estero e non ho più avuto modo di tornare ma la seguo da remoto. L’ho fatta lunga e mi scuso ma ai nostri bimbi va insegnata una passione sana, non schiava di una sete di vittorie perché vincono altre squadre e quindi si tifano qu’elle perché vincono. Quello che capisco nel commento di Eligio71 e di altri che lo condividono è che senza l’Atalanta per noi non ha senso il tifo perché fin da bambini per quel che siamo e da dove veniamo vogliamo solo QUELLA e che la tiferemmo anche se fosse retrocessa tra i dilettanti senza cambiare. È identità, le altre non ci danno emozioni perché di loro non ci importa. È proprio DNA, anzi…BNA!!🤣

Per questo fa strano che ora per i risultati da adulti spuntano nuovi atalantini anche eccellenti che prima era risaputo che tifavano altro.

Capisco quelli bimbi degli anni ‘70 che ora 50enni tifano Atalanta da sempre perché non è concepibile altro e così sarà fino a che ci sarà vita indipendentemente dal fatto che questi anni meravigliosi un giorno potranno finire e ci potrà essere il rischio di tornare a essere quello che siamo sempre stati. Spero di essere riuscito a spiegare quel che intendo emozioni del passato annesse. 🔵⚫️

eligio71
20 Dicembre 2024 | 01.49
mmfa
19 Dicembre 2024 | 22.00

Io ho vissuto solo la prima infanzia a Bergamo, poi le scuole le ho fatte in Toscana, almeno se sei bergamasco tra bergamaschi ti sfottono solo per la squadra… ero come un marziano sfigato per loro perché non credere che l’arroganza che c’è a Firenze sia confinata lì. Tutto ciò ha solo rinforzato la mia voglia di sentirmi parte di quello che ero anche perché sinceramente senza l’Atalanta o una qualsiasi squadra che rappresenta la terra dove sono nato, del calcio non me ne frega un granché per tifo, diverso invece per lavoro. Ho iniziato a tifare Atalanta l’anno prima della retrocessione in C, e sinceramente nemmeno conoscevo tutte le regole di questo sport. Poi prima del 1987 ogni sconfitta o retrocessione incluso quella sanguinosa con sconfitta all’ultima giornata contro i viola (quella ragazzi fu una piaga sanguinante), ero bersagliato da ogni presa per il culo, ma più mi offendevano più mi attaccavo al pensiero della mia città , della mia amata val Seriana, (vivevamo a Nembro), è più era cocente la sconfitta più volevo essere atalantino. Non vi è mai stata la voglia o la necessità per provare il gusto della vittoria di tifare una strisciata, semplicemente perché non era parte di me, non mi ci identificavo. Ero nato a Bergamo il 17 Ottobre e per me era ed è inconcepibile non tifare Atalanta anche se poche erano le volte che potevo permettermi di vederla dal vivo allo stadio.

il 1987 in serie B con la coppa delle coppe ho provato un orgoglio come tutti coloro che c’erano a quei tempi. Avevamo perso la coppa Italia col Napoli di Maradona, eravamo retrocessi, ma avevamo messo su una squadra gagliardissima guidata da Mondonico per il quale stravedevo come per il Gasp ora, poi dico… giocatori iconici che ricordiamo ancora e dei nomi che usiamo come nick in questo forum dopo decenni. Era come se Dio mi volesse rendere giustizia dopo anni di bullismo per tappare la bocca a chi mi rompeva le palle per la colpa di tifare per la squadra della città in cui ero nato. Non riuscivo a capire la maggioranza dei compagni di classe che erano juventini fino all’anno dello scudetto del bilan di Sacchi. Da Platini e Agnelli, una miriade di ragazzini grazie a 3 olandesi si trasformò in diavoletti rossoneri e io che continuavo a incancrenirmi con la mia piccola bellissima Atalanta. Ricordo che a 14 anni presi il treno da solo e venni a vedere due partite di coppa entrambe finite 0-0 a Bergamo. Atalanta Dinamo Zagabria e Atalanta Spartak Mosca. Ero euforico dentro di me nel vedere quella splendida curva che tifava all’unisono la nostra squadra, sono le volte in cui non mi sentivo solo. Nessuno mi prendeva per strano, finalmente ero a CASA anche io, mi galvanizzava vedere la felicità dell’evento di altri tifosi che provavano quello che provavo io. C’era condivisione anche se mancando il vissuto la familiarità non te la puoi inventare. Poi nel corso degli anni ho fatto altre trasferte a Genova nel giro di due settimane ove vincemmo 2-0 contro Samp e Genoa, Mancini sbagliò un rigore parato da Ferron. Si levò il coro « O Percassi compraci Marassi » ancora camminavo per le vie di una città con la nostra gente. Riuscì a fare anche una trasferta a S.Siro contro l’Inter in cui vincemmo l’anno in cui retrocedemmo, in quella squadra giocavano Alemao e Maurizio Ganz. Mi sembra una vita fa. C’ero anche per la finale di ritorno di coppa Italia contro gli odiatissimi viola ai tempi di Ranieri in panca e Batistuta. Quando il cobra Tovalieri sbagliò un gol che era più facile da fare che da sbagliare ricordo la frustrazione della nostra curva. Mi capito anche di farci incastrare una trasferta a Piacenza negli anni in cui giocavano Sgrò e Caccia. Poi a 23 anni ho iniziato a vivere all’estero e non ho più avuto modo di tornare ma la seguo da remoto. L’ho fatta lunga e mi scuso ma ai nostri bimbi va insegnata una passione sana, non schiava di una sete di vittorie perché vincono altre squadre e quindi si tifano qu’elle perché vincono. Quello che capisco nel commento di Eligio71 e di altri che lo condividono è che senza l’Atalanta per noi non ha senso il tifo perché fin da bambini per quel che siamo e da dove veniamo vogliamo solo QUELLA e che la tiferemmo anche se fosse retrocessa tra i dilettanti senza cambiare. È identità, le altre non ci danno emozioni perché di loro non ci importa. È proprio DNA, anzi…BNA!!🤣

Per questo fa strano che ora per i risultati da adulti spuntano nuovi atalantini anche eccellenti che prima era risaputo che tifavano altro.

Capisco quelli bimbi degli anni ‘70 che ora 50enni tifano Atalanta da sempre perché non è concepibile altro e così sarà fino a che ci sarà vita indipendentemente dal fatto che questi anni meravigliosi un giorno potranno finire e ci potrà essere il rischio di tornare a essere quello che siamo sempre stati. Spero di essere riuscito a spiegare quel che intendo emozioni del passato annesse. 🔵⚫️

Solefald
19 Dicembre 2024 | 18.04
Marco1962
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Io ho vissuto solo la prima infanzia a Bergamo, poi le scuole le ho fatte in Toscana, almeno se sei bergamasco tra bergamaschi ti sfottono solo per la squadra… ero come un marziano sfigato per loro perché non credere che l’arroganza che c’è a Firenze sia confinata lì. Tutto ciò ha solo rinforzato la mia voglia di sentirmi parte di quello che ero anche perché sinceramente senza l’Atalanta o una qualsiasi squadra che rappresenta la terra dove sono nato, del calcio non me ne frega un granché per tifo, diverso invece per lavoro. Ho iniziato a tifare Atalanta l’anno prima della retrocessione in C, e sinceramente nemmeno conoscevo tutte le regole di questo sport. Poi prima del 1987 ogni sconfitta o retrocessione incluso quella sanguinosa con sconfitta all’ultima giornata contro i viola (quella ragazzi fu una piaga sanguinante), ero bersagliato da ogni presa per il culo, ma più mi offendevano più mi attaccavo al pensiero della mia città , della mia amata val Seriana, (vivevamo a Nembro), è più era cocente la sconfitta più volevo essere atalantino. Non vi è mai stata la voglia o la necessità per provare il gusto della vittoria di tifare una strisciata, semplicemente perché non era parte di me, non mi ci identificavo. Ero nato a Bergamo il 17 Ottobre e per me era ed è inconcepibile non tifare Atalanta anche se poche erano le volte che potevo permettermi di vederla dal vivo allo stadio.

il 1987 in serie B con la coppa delle coppe ho provato un orgoglio come tutti coloro che c’erano a quei tempi. Avevamo perso la coppa Italia col Napoli di Maradona, eravamo retrocessi, ma avevamo messo su una squadra gagliardissima guidata da Mondonico per il quale stravedevo come per il Gasp ora, poi dico… giocatori iconici che ricordiamo ancora e dei nomi che usiamo come nick in questo forum dopo decenni. Era come se Dio mi volesse rendere giustizia dopo anni di bullismo per tappare la bocca a chi mi rompeva le palle per la colpa di tifare per la squadra della città in cui ero nato. Non riuscivo a capire la maggioranza dei compagni di classe che erano juventini fino all’anno dello scudetto del bilan di Sacchi. Da Platini e Agnelli, una miriade di ragazzini grazie a 3 olandesi si trasformò in diavoletti rossoneri e io che continuavo a incancrenirmi con la mia piccola bellissima Atalanta. Ricordo che a 14 anni presi il treno da solo e venni a vedere due partite di coppa entrambe finite 0-0 a Bergamo. Atalanta Dinamo Zagabria e Atalanta Spartak Mosca. Ero euforico dentro di me nel vedere quella splendida curva che tifava all’unisono la nostra squadra, sono le volte in cui non mi sentivo solo. Nessuno mi prendeva per strano, finalmente ero a CASA anche io, mi galvanizzava vedere la felicità dell’evento di altri tifosi che provavano quello che provavo io. C’era condivisione anche se mancando il vissuto la familiarità non te la puoi inventare. Poi nel corso degli anni ho fatto altre trasferte a Genova nel giro di due settimane ove vincemmo 2-0 contro Samp e Genoa, Mancini sbagliò un rigore parato da Ferron. Si levò il coro « O Percassi compraci Marassi » ancora camminavo per le vie di una città con la nostra gente. Riuscì a fare anche una trasferta a S.Siro contro l’Inter in cui vincemmo l’anno in cui retrocedemmo, in quella squadra giocavano Alemao e Maurizio Ganz. Mi sembra una vita fa. C’ero anche per la finale di ritorno di coppa Italia contro gli odiatissimi viola ai tempi di Ranieri in panca e Batistuta. Quando il cobra Tovalieri sbagliò un gol che era più facile da fare che da sbagliare ricordo la frustrazione della nostra curva. Mi capito anche di farci incastrare una trasferta a Piacenza negli anni in cui giocavano Sgrò e Caccia. Poi a 23 anni ho iniziato a vivere all’estero e non ho più avuto modo di tornare ma la seguo da remoto. L’ho fatta lunga e mi scuso ma ai nostri bimbi va insegnata una passione sana, non schiava di una sete di vittorie perché vincono altre squadre e quindi si tifano qu’elle perché vincono. Quello che capisco nel commento di Eligio71 e di altri che lo condividono è che senza l’Atalanta per noi non ha senso il tifo perché fin da bambini per quel che siamo e da dove veniamo vogliamo solo QUELLA e che la tiferemmo anche se fosse retrocessa tra i dilettanti senza cambiare. È identità, le altre non ci danno emozioni perché di loro non ci importa. È proprio DNA, anzi…BNA!!🤣

Per questo fa strano che ora per i risultati da adulti spuntano nuovi atalantini anche eccellenti che prima era risaputo che tifavano altro.

Capisco quelli bimbi degli anni ‘70 che ora 50enni tifano Atalanta da sempre perché non è concepibile altro e così sarà fino a che ci sarà vita indipendentemente dal fatto che questi anni meravigliosi un giorno potranno finire e ci potrà essere il rischio di tornare a essere quello che siamo sempre stati. Spero di essere riuscito a spiegare quel che intendo emozioni del passato annesse. 🔵⚫️

Solefald
19 Dicembre 2024 | 18.04
mmfa
19 Dicembre 2024 | 22.00

Io ho vissuto solo la prima infanzia a Bergamo, poi le scuole le ho fatte in Toscana, almeno se sei bergamasco tra bergamaschi ti sfottono solo per la squadra… ero come un marziano sfigato per loro perché non credere che l’arroganza che c’è a Firenze sia confinata lì. Tutto ciò ha solo rinforzato la mia voglia di sentirmi parte di quello che ero anche perché sinceramente senza l’Atalanta o una qualsiasi squadra che rappresenta la terra dove sono nato, del calcio non me ne frega un granché per tifo, diverso invece per lavoro. Ho iniziato a tifare Atalanta l’anno prima della retrocessione in C, e sinceramente nemmeno conoscevo tutte le regole di questo sport. Poi prima del 1987 ogni sconfitta o retrocessione incluso quella sanguinosa con sconfitta all’ultima giornata contro i viola (quella ragazzi fu una piaga sanguinante), ero bersagliato da ogni presa per il culo, ma più mi offendevano più mi attaccavo al pensiero della mia città , della mia amata val Seriana, (vivevamo a Nembro), è più era cocente la sconfitta più volevo essere atalantino. Non vi è mai stata la voglia o la necessità per provare il gusto della vittoria di tifare una strisciata, semplicemente perché non era parte di me, non mi ci identificavo. Ero nato a Bergamo il 17 Ottobre e per me era ed è inconcepibile non tifare Atalanta anche se poche erano le volte che potevo permettermi di vederla dal vivo allo stadio.

il 1987 in serie B con la coppa delle coppe ho provato un orgoglio come tutti coloro che c’erano a quei tempi. Avevamo perso la coppa Italia col Napoli di Maradona, eravamo retrocessi, ma avevamo messo su una squadra gagliardissima guidata da Mondonico per il quale stravedevo come per il Gasp ora, poi dico… giocatori iconici che ricordiamo ancora e dei nomi che usiamo come nick in questo forum dopo decenni. Era come se Dio mi volesse rendere giustizia dopo anni di bullismo per tappare la bocca a chi mi rompeva le palle per la colpa di tifare per la squadra della città in cui ero nato. Non riuscivo a capire la maggioranza dei compagni di classe che erano juventini fino all’anno dello scudetto del bilan di Sacchi. Da Platini e Agnelli, una miriade di ragazzini grazie a 3 olandesi si trasformò in diavoletti rossoneri e io che continuavo a incancrenirmi con la mia piccola bellissima Atalanta. Ricordo che a 14 anni presi il treno da solo e venni a vedere due partite di coppa entrambe finite 0-0 a Bergamo. Atalanta Dinamo Zagabria e Atalanta Spartak Mosca. Ero euforico dentro di me nel vedere quella splendida curva che tifava all’unisono la nostra squadra, sono le volte in cui non mi sentivo solo. Nessuno mi prendeva per strano, finalmente ero a CASA anche io, mi galvanizzava vedere la felicità dell’evento di altri tifosi che provavano quello che provavo io. C’era condivisione anche se mancando il vissuto la familiarità non te la puoi inventare. Poi nel corso degli anni ho fatto altre trasferte a Genova nel giro di due settimane ove vincemmo 2-0 contro Samp e Genoa, Mancini sbagliò un rigore parato da Ferron. Si levò il coro « O Percassi compraci Marassi » ancora camminavo per le vie di una città con la nostra gente. Riuscì a fare anche una trasferta a S.Siro contro l’Inter in cui vincemmo l’anno in cui retrocedemmo, in quella squadra giocavano Alemao e Maurizio Ganz. Mi sembra una vita fa. C’ero anche per la finale di ritorno di coppa Italia contro gli odiatissimi viola ai tempi di Ranieri in panca e Batistuta. Quando il cobra Tovalieri sbagliò un gol che era più facile da fare che da sbagliare ricordo la frustrazione della nostra curva. Mi capito anche di farci incastrare una trasferta a Piacenza negli anni in cui giocavano Sgrò e Caccia. Poi a 23 anni ho iniziato a vivere all’estero e non ho più avuto modo di tornare ma la seguo da remoto. L’ho fatta lunga e mi scuso ma ai nostri bimbi va insegnata una passione sana, non schiava di una sete di vittorie perché vincono altre squadre e quindi si tifano qu’elle perché vincono. Quello che capisco nel commento di Eligio71 e di altri che lo condividono è che senza l’Atalanta per noi non ha senso il tifo perché fin da bambini per quel che siamo e da dove veniamo vogliamo solo QUELLA e che la tiferemmo anche se fosse retrocessa tra i dilettanti senza cambiare. È identità, le altre non ci danno emozioni perché di loro non ci importa. È proprio DNA, anzi…BNA!!🤣

Per questo fa strano che ora per i risultati da adulti spuntano nuovi atalantini anche eccellenti che prima era risaputo che tifavano altro.

Capisco quelli bimbi degli anni ‘70 che ora 50enni tifano Atalanta da sempre perché non è concepibile altro e così sarà fino a che ci sarà vita indipendentemente dal fatto che questi anni meravigliosi un giorno potranno finire e ci potrà essere il rischio di tornare a essere quello che siamo sempre stati. Spero di essere riuscito a spiegare quel che intendo emozioni del passato annesse. 🔵⚫️

10Tuttocampista
19 Dicembre 2024 | 16.27

Negli anni a BG è venuta gente da ogni parte d'Europa e del Mondo, stringendo legami con persone o gruppi vari del tifo atalantino. Un esempio sono gli atalantini ungheresi spesso citati sul sito, che meritano grande rispetto. Come loro abbiamo avuto inglesi, sudamericani, giapponesi ecc.
Non era facile fare tappa a BG sugli amati gradoni en plein air a lottare per salvarsi o per salire quando a 50km avevi Milan e Inter che sarebbero stati turisticamente più attraenti. Personalmente penso che i legami migliori siano per forza di cose quelli nati in quegli anni di...fango.
Penso di poter essere libero di guardare con diffidenza i turisti e i convertiti odierni (dalla Goggia ai politici che l'anno scorso sembravano tutti più atalantini del Claudio) senza dover passare per il cattivone di turno o per quello che va in giro a dare i patentini del tifoso (accusa che piace ai superinclusivi). La Goggia sicuramente non è atalantina come me. Prima di tutto perché non è atalantina. Lo juventino simpatizzante Atalanta è un classico della nostra provincia da sempre. Semplicemente ora si ricordano più spesso di simpatizzare per noi e non solo quando si gioca contro Milan e Inter.
Coi nuovi turisti invece cedo volentieri l'occasione di fare nuove amicizie o provare simpatia agli altri senza disturbare nessuno.  
L'Atalanta a Bergamo si vive e si respira ogni giorno nella sua gente e in modo genuino. Come nei bambini che col Cesena sono entrati per la prima volta in Nord e che il giorno dopo sono andati a scuola col sorriso a raccontarlo ai compagni di classe. Non certo nelle dichiarazioni alla stampa o nei post sui social.