Due come loro
"Ad ogni morte di Papa". Ho sempre trovato particolarmente ironica questa affermazione, in ambiti diversi dallo stretto significato certificante l'eccezionalita' di un evento che non capita spesso. Nella vita media di un uomo puo' capitare di assistere a non piu' di 5/7 volte alla morte di un pontefice, quando va bene (a noi, ai Papi un po' meno)
Ho seguito con particolare attenzione l'avvenimento della morte di Papa Francesco. Sono un pessimo cristiano ma, come tanti, mi ha colpito la particolare personalita' di questo "pastor de carretera" (prete di strada) come amava definirsi. Per molti versi era fuori dagli schemi e l'ha dimostrato lungo tutto il suo pontificato: semplice, diretto, sincero, senza tanti fronzoli, a me per certi versi ricordava il Gasp.
So che a molti fara' sorridere il paragone visto che il Mister non manca spesso di citare le sacre Sfere in campo e non certo durante il Rosario...
Ma, al di la' della evidente atipicita' dei due, è fuori di dubbio che abbiano condiviso un "modus operandi" che ha dato fastidio, e parecchio, nei rispettivi settori. Leaders non convenzionali, “di rottura”, più inclusivi e basati sul valore dell’individuo e sull’etica del lavoro.
Francesco sottolineava spesso il valore della comunità, della sinodalità, della Chiesa come “ospedale da campo”. Gasperini costruisce squadre in cui il collettivo prevale sul singolo, dove anche chi non è “una stella” ha un ruolo cruciale (e magari "stella" lo diventa grazie a lui).
Ambedue senza guardare in faccia a nessuno, possibilmente equanimi pur nella fallacita' delle scelte di un essere umano. Schietti e autentici, abituati a parlare spesso in modo diretto, con un linguaggio accessibile, a volte anche scomodo per i più tradizionalisti, senza molti peli sulla lingua, a costo, e con il risultato, di non piacere a tutti. In entrambi una forte etica del dovere e un invito costante a non adagiarsi e a superarsi in modo degno, impegnato e autentico.
Risultato: una schiera infinita di avversari nascosta nell'ipocrisia tipica di certi ambienti, nella falsita' e nel machiavellismo di certe istituzioni. Si badi bene, non (o meglio non solo) nella cloaca dei socials ma anche in ambienti cosidetti "in", nelle stanze che contano.
Nello scusarmi per il paragone irriverente ci trovo, forse, anche la chiave per spiegare il motivo per cui tanta gente li ami cosi' tanto e perche' siano tanto carismatici. Quello di saper leggere nell'animo e di conservare una certa coerenza nonostante l'atipicita' di un carattere non particolarmente semplice.
Uno l'abbiamo perso, l'altro ce lo conservino a lungo. A Bergamo, perlomeno, per il Paradiso c'e' sempre tempo.
Calep
