"Atalanta, dal sogno scudetto all’incubo: i numeri del 2025"
Questo articolo e' di panorama.it-
Ecco come vedono da fuori il nostro momento
I bergamaschi in caduta libera, ora rischiano anche un posto nella prossima Champions League. Il giocattolo di Gasperini si è rotto nel cuore dell’inverno, la stagione è al di sotto delle attese
A Gian Piero Gasperini non piace che si usi la parola “crollo” e nemmeno che si discuta se nelle difficoltà dell’Atalanta possa esserci un ruolo da assegnare all’annuncio da lui stesso fatto che il ciclo a Bergamo è destinato a chiudersi. O a giugno, oppure alla scadenza naturale del contratto nel 2026. Parole dette il 22 febbraio scorso, nel mezzo di un inverno che ha via via gelato tutti i sogni atalantini fino a precipitare il finale di stagione dal Paradiso della lotta scudetto al Purgatorio di quella per un posto nella prossima Champions League. Non troppo lontano dall’Inferno di chi dovrà stare fuori, leccandosi le ferite.
Senza parlare di crollo o del futuro del suo tecnico, è sufficiente dire che il 2025 dell’Atalanta assomiglia a un piano inclinato di cui non si vede la fine. Quella con la Lazio è stata la terza sconfitta consecutiva dopo l’abbagliante lampo del sacco di Torino (0-4 alla Juventus) che aveva iscritto ufficialmente i bergamaschi alla corsa per il titolo. Non è passato nemmeno un mese – era il 9 marzo – ma sembra trascorsa un’era geologica. I segnali, però, c’erano già prima e sono stati coperti dalla frenata del Napoli e dall’incapacità dell’Inter di ammazzare il campionato.
Segnali che si possono tradurre in numeri: 16 punti in 12 giornate nel girone di ritorno, roba da mezza classifica, solo 5 partite vinte in tutte le competizioni nelle 19 giocate (Como, Verona, Empoli, la già citata Juventus e lo Sturm Graz), un rendimento casalingo da zona retrocessione visto che l’ultimo successo risale al 22 dicembre e da lì in poi sono stati raccolti solo 4 punti sui 21 disponibili. Un piano che si è inclinato ben prima delle parole di Gasperini e, dunque, è possibile che le stesse siano state un sintomo di disagio e non l’innesco della crisi.
Antonio Percassi sta saggiamente provando a cambiare l’inerzia di una storia che sembra finita (“Vorrei che restasse”) e può essere che lo faccia per convenienza immediata oltre che per sincera convinzione. L’Atalanta ha bisogno di una scossa positiva perché la situazione si è fatta emotivamente complessa, con le inseguitrici che ormai sono a un tiro e una vaga sensazione di ineluttabilità che è il peggior avversario possibile per una squadra in rottura prolungata.
L’Atalanta continua a essere un esempio meraviglioso per il calcio italiano e nulla potrà cambiare il giudizio storico sul decennio di Gasperini alla corte dei Percassi. Però, per la piega che sta prendendo la stagione si può anche cominciare a dire che i risultati non sono coerenti con aspettative e investimenti e che un filo di delusione è comprensibile. Chi, la scorsa estate, avesse detto ai tifosi atalantini che a marzo si giocava per lo scudetto sarebbe stato preso per matto. Ma anche chi a fine dicembre avesse preconizzato un’immediata esclusione da Champions League, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e di non festeggiare più una vittoria al Gewiss chissà per quanto, avrebbe avuto identica sorte.
Il calendario non aiuta, proponendo ora in rapida sequenza Bologna e trasferta a San Siro contro il Milan. Poi spiana, ma il rischio psicosi è concreto. L’Atalanta si è mangiata il vantaggio che si era meritatamente costruita nel corso della stagione, il finale dipende solo da lei.
