25/10/2020 | 13.00
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Autocritica è saggezza

AUTOCRITICA E’ SAGGEZZA by ReMo



Perdere, consecutivamente due gare, dopo un eccellente trittico di vittorie, assesta un duro colpo alle prospettive di un campionato di vertice e, non mi vergogno ad ammetterlo, mi ha causato un immediato peggioramento di umore, successivo al peste e corna inviato a quel persecutore seriale delle nostre gare, trincerato dietro al Var ed appellato Banti.

Il fatto non costituisce certamente un unicum, in quanto, l’accesso immediato a questo sito, al fine di poter trovare conforto, mi ha fatto affondare in una palude di delusi ed incazzati a mille giri. In effetti, dopo una partita giocata decisamente all’attacco, senza riuscire a scardinare il multiplo chiavistello, un tempo definito catenaccio, e suffragata dalle segnature subite, per troppe e gravi falle difensive inanellate senza l’accortezza di tenere l’uscio quantomeno accostato, aveva fatto
il suo deflagrante effetto.

Ho letto di insipienza nello schieramento della squadra, di una sbagliata campagna degli acquisti ed una assoluta carenza di validità espressa dai nuovi acquisti schierati: insomma un autentico, concreto fallimento su tutto il fronte. Un tantino eccessivo, visto il successo europeo di mercoledì e la subitanea glorificazione ma, si sa che, purtroppo il tifo sportivo è un tipo di patologia con effetti repentini e spesso incontrollati dal punto di vista comportamentale.

Gasperini, con la sua linearità usuale, ha ammesso di aver fatto un poco di confusione, motivandola con il fatto di voler accelerare, contrariamente alle abitudini, il processo di inserimento dei nuovi in un archetipo di formazione non collaudato, ma certo pressato dalle necessità di fare rotazione. La fretta è, da sempre, una cattiva consigliera e molto difficilmente consnte di fare le cose nel modo
migliore.

Se resta vero il fatto che un martellante calendario di impegni, richiede una rotazione negli impieghi delle pedine disponibili, resta pur valido il fatto che l’amalgama del gioco e la fluidità esecutiva dei necessari meccanismi, comporta un lavoro lungo e minuzioso, che difficilmente si concilia con il cambio, addirittura, di interi blocchi di giocatori.
Qualche messaggio giustamente richiamava la pochezza dei nostri titolari, ora diventati titolari nelle proprie nazionali, quando, da perfetti sconosciuti, erano arrivati qui:’ chi erei poh ?’ Ora tutti lo sanno ed ognuno li apprezza, perché, con tempo, fatica e cure sono passati da brutti anatroccoli a splendidi cigni.

In effetti c’è voluto del tempo, ma ne è valsa la pena. Per creare cicli gloriosi, tutte le squadre hanno dovuto impiegare tempo e pazientare il giusto. Da noi, dopo anni di mera sopravvivenza, siamo arrivati a vertici superlativi, che potranno anche essere nuove basi di ripartenza per vette ancora più alte, ma la pazienza quantomeno da parte dei supporters, resta fondamentale, insieme al supporto ed alla fiducia.  Se il mister ha già fatto mente locale e provveduto ad una onesta autocritica, da parte nostra si deve fare altrettanto: ciascuno nel proprio ruolo, essendo tutti componenti creativi dei nostri successi.
Ogni ascensione richiede impegno e fatica che, comunque, non sono garanzie di successo, ma i più semplici, indispensabili strumenti, per tentare di raggiungerlo.

Una grande squadra , tra i vari presupposti per esserla, deve poter contare sul valore reale della sua tifoseria: noi siamo a buon punto, in questa crescita, ma certamente occorre una maggiore calma e saggezza.
La nostra Atalanta, per arrivare a questi livelli, ha impiegato ben centotredici anni, ma arrivati qui, basterà molto meno, in termini di attese, ma di più in termini di qualità.

Con la paia e col tep, i maruda i nespole.
Facciamoci animo e forza Atalanta !!!
By sigo
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