29/03/2025 | 09.09
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Chi para meglio in serie A?


Ventinove partite equivalgono a circa i tre quarti dell’intero campionato: questo vuol dire che i tempi - e i numeri - sono maturi per iniziare a tracciare dei bilanci abbastanza accurati sulla stagione, anche attraverso le statistiche. Nello spettro delle possibili analisi, c’è un ruolo in particolare per cui è sempre un po’ più difficile interpretare i dati, o per cui si finisce col prendere in considerazione i numeri in maniera troppo semplicistica: i portieri.

Ormai è chiaro che le statistiche tradizionalmente utilizzate per valutare chi difende la porta - gol subìti, clean sheet, ma anche la percentuale di parate - e che ancora trovano spazio nei media mainstream sono poco indicative delle reali prestazioni, sia in termini quantitativi che qualitativi. È abbastanza ovvio che il numero di gol incassati o di reti inviolate è strettamente dipendente dalla performance difensiva della squadra nel suo complesso, mentre la percentuale di parate ha un significato ma anche un valore relativo, perché non ci dice nulla riguardo la reale difficoltà dei tiri affrontati dai portieri.

Fortunatamente esistono i modelli di post-shot expected goals, che stimano la pericolosità dei tiri una volta arrivati nello specchio della porta, e che ci permettono di calcolare per ogni portiere il numero di gol “evitati” rispetto alle attese, sia in termini assoluti che in proporzione alla pericolosità delle conclusioni effettivamente affrontate. Si tratta di una metrica sicuramente non perfetta ma tutto sommato elegante, e comunque il miglior strumento al momento disponibile per valutare - almeno a livello aggregato e macroscopico - le performance nella difesa della porta dei portieri.

Per iniziare a delineare il quadro di quali portieri stanno parando meglio - o peggio - rispetto alle attese statistiche - in questo caso del modello psxG di Hudl StatsBomb - la cosa più semplice da fare è partire proprio dai gol evitati, quindi dalla differenza tra post-shot xG affrontati e gol effettivamente incassati.

Oltre a essere considerato come valore assoluto, questo dato può essere aggiustato in diversi modi: quello più semplice è sui novanta minuti, come si fa per tante statistiche, ma in questo caso non ha troppo senso farlo, visto che il tempo di gioco non è necessariamente correlato alla mole di lavoro di un portiere.

In questo caso ho scelto di normalizzare il dato in proporzione agli stessi psxG dei tiri in porta affrontati da ciascun portiere, per smussare un po’ le differenze che possono emergere in termini assoluti, soprattutto tra portieri che subiscono pochi tiri e psxG rispetto ai colleghi di squadre difensivamente meno performanti. Per dare qualche riferimento numerico, tra i portieri titolari, Meret è quello che affronta meno psxG per novanta minuti - 0.58 - mentre Montipò se ne vede arrivare mediamente 1.52, quasi il triplo.

In realtà questo tipo di normalizzazioni tendenzialmente modificano un po’ le proporzioni nel confronto tra performance di portieri diversi, ma non cambiano il succo, quindi se la valutazione è positiva o negativa. Per esempio, se consideriamo il volume totale di gol evitati in questo momento il miglior portiere in Serie A è Vanja Milinković Savić - ovviamente i rigori non contano - mentre parametrando il dato sui novanta minuti la performance numericamente migliore è quella di Leali. In proporzione ai post-shot xG dei tiri subìti il miglior portiere finora è stato invece Elia Caprile, considerando le partite giocate al Cagliari, mentre i numeri delle quattro presenze con il Napoli erano sostanzialmente neutri. In questo caso il tipo di normalizzazione dei dati che ho scelto avvantaggia proprio Caprile, che ha giocato meno minuti rispetto agli altri, ma rientra comunque nel limite minimo di novecento minuti che ho scelto.

Insomma, quello dei migliori portieri in Serie A per gol evitati è un trio inatteso, ognuno per motivi diversi. Milinković Savić solo dalla scorsa stagione ha iniziato ad alzare il livello delle performance, un po’ incerte nei primi anni a Torino, mentre di Caprile avevamo visto ancora relativamente poco in Serie A, dopo l’esperienza positiva a Empoli. Di Nicola Leali non vedevamo una stagione da titolare nella massima serie da letteralmente dieci anni, e in effetti era partito come secondo portiere anche quest’anno: con un allenatore nuovo che ha un po’ resettato le gerarchie - e anche grazie a un infortunio di Gollini - Leali ha avuto una chance, ma poi si è guadagnato il posto con le prestazioni, solide anche nei numeri.

Tra i portieri che stanno facendo peggio secondo il modello dei post-shot expected goals, oltre alle prevedibili difficoltà di Reina, hanno assunto proporzioni particolarmente negative le prestazioni di Provedel e Meret, che nei numeri sta avendo le maggiori difficoltà da quando è a Napoli, nonostante il buon lavoro difensivo dei compagni.

Mettere a confronto i dati dei portieri di Serie A è utile per mettere in proporzione le loro prestazioni misurate dalle statistiche, ma per dare maggiore contesto a questi numeri è interessante anche aggiungere altri termini di paragone, allargando l’analisi ai centosette portieri dei cinque principali campionati europei che hanno giocato almeno novecento minuti in campionato in questa stagione. Per esempio soltanto i primi tre portieri per gol evitati in Serie A entrano anche nella top venti, con l’overperformance di Caprile che si avvicina a quelle più marcate, se escludiamo il portiere dell’Augusta Dahmen, che ha numeri così estremi soprattutto in percentuale, visto che ha incassato soltanto due gol da oltre otto psxG. Una performance enorme in proporzione, ma meno in termini assoluti, dovuta al fatto che Dahmen ha giocato relativamente poco, con undici presenze in Bundesliga.

La Serie A è invece più rappresentata tra le maggiori underperformance, con tre portieri nei portieri nei peggiori dieci, e quelle di Reina e Provedel particolarmente pronunciate.

Per completare l’analisi delle prestazioni nella difesa della porta, un aspetto un po’ aleatorio ma comunque importante è quello dei calci di rigore: di nuovo spicca Milinković Savić, che in questo campionato ne ha già parati addirittura quattro.

NON TUTTI I PORTIERI SONO UGUALMENTE FORTUNATI

Abbiamo visto come le statistiche avanzate hanno valutato le performance dei portieri nell’evitare di subire gol, ed è vero che molto del lavoro di un portiere dipende dalla capacità dei compagni e della fase difensiva di limitare le occasioni avversarie, che non è però l’unica variabile di questa equazione. Un fattore fondamentale, totalmente casuale dal punto di vista del portiere, è dato dall’abilità del tiratore: anche l’occasione più invitante - ad altissimo valore di xG - può trasformarsi in un tiro debole e centrale, o addirittura non finire nemmeno in porta, e allo stesso tempo la conclusione apparentemente più difficile e meno pericolosa può risultare in una grande minaccia, se chi la esegue è preciso e fortunato. Per questo quando si parla di portieri si considerano più spesso i post-shot xG rispetto agli xG tradizionali, anche se interpretare la relazione tra queste due metriche non è semplice.


Solitamente si considera il valore medio di xG dei tiri concessi da una squadra come indice della capacità di limitare le occasioni pericolose, ed è curioso mettere in relazione questo dato con la media dei post-shot xG dei tiri in porta. Chiaramente questo valore dipende molto da quanti tiri gli avversari riescono a indirizzare nello specchio, ma è interessante notare come ci siano portieri che in proporzione alla pericolosità pre-tiro delle occasioni concesse dai compagni si sono ritrovati ad affrontare tiri difficili, come Di Gregorio e Leali, mentre altri sono stati più fortunati, come Sava e Svilar.


Quella di Di Gregorio è forse una delle casistiche più anomale, visto che è anche uno dei portieri contro cui i tiratori avversari sono stati meno precisi nel centrare la porta. Si tratta di una speculazione, ma le statistiche sembrano suggerire che in diverse occasioni il portiere della Juventus è stato un po’ sfortunato, con conclusioni avversarie che sono arrivate in porta in maniera più precisa e pericolosa rispetto alle attese. Sappiamo che nel calcio gli episodi e la casualità possono avere un peso enorme, e in particolare per i portieri la fortuna può girare in maniere molto diverse.

IL GIOCO CON I PIEDI

Si parla spesso di capacità tecnica nel gioco con i piedi per i portieri, una definizione dai contorni sfumati e abbastanza generica, che si può declinare in molti aspetti e caratteristiche diverse. Nelle squadre che investono sulla costruzione dal basso è importate che il portiere sia preciso nei controlli e nei passaggi, soprattutto sotto pressione, ma anche che sappia mettersi nella posizione migliore per dare appoggio ai compagni che attraggono verso di loro gli avversari per aprire spazio alle loro spalle, restituendo poi palloni puliti e facili da stoppare. Quando le rotazioni e i movimenti dei costruttori hanno lo scopo di scombinare la pressione avversaria, magari aprendo un via diretta per un centrocampista o un attaccante che viene incontro, è importante che il portiere abbia una visione sufficiente per riconoscere quando l’imbucata o la verticalizzazioane valgono il rischio, oltre alla capacità di eseguire la giocata. Ma anche nelle squadre che adottano un approccio più verticale, lancinado spesso lungo, avere un portiere preciso nel trovare un compagno nella metà campo avversaria, anche solo per avere un vantaggio nel contendersi una seconda palla, può essere determinante.


Per valutare il coinvolgimento e l’efficacia nel gioco con i piedi nella costruzione dal basso si potrebbero considerare, in modo piuttosto generico, statistiche tradizionali relative a passaggi tentati, riusciti, o magari progressi, ma le metriche avanzate raccolte da Hudl StatsBomb ci permettono di catturare sfumature ancora più sottili. Un esempio sono i dati sui passaggi giocati sotto pressione e le relative percentuali di riuscita.

Il portiere statisticamente più preciso in questo caso è Maignan, che però in proporzione non tenta passaggi contro la pressione di un avversario tanto spesso quanto buona parte dei colleghi, come Sommer, Di Gregorio e Butez. Va considerato però che la frequenza con cui ciascun portiere si ritrova ad affrontare direttamente il pressing dipende da molti fattori, come l’efficacia e il tipo di meccanismi utilizzati in costruzione, ma anche da quanto spesso gli avversari decidono di andare a pressare fino in fondo, cosa non così frequente soprattutto quando si affronta una squadra più dominante nel possesso.


Anche il dato sulla precisione dei lanci lunghi va soppesato con attenzione tenendo conto della frequenza e del numero di tentativi. Tra i portieri più precisi troviamo di nuovo Maignan e Sommer, anche se in questo caso è lo svizzero a tentare mento giocate lunghe rispetto al francese. Quella di “lancio lungo” è poi una definizione un po’ generica, visto che per il nostro provider comprende tutti i passaggi più lunghi di circa trentacinque metri, che spaziano da palloni indirizzati più o meno a metà campo, magari per superare una o due linee di pressione, a "lancioni" che arrivano direttamente nella trequarti avversaria. Per catturare questo secondo tipo di giocata sono più indicate le “Deep Progressions”, cioè i palloni portati con successo nel terzo di campo offensivo, nel caso dei portieri attraverso un passaggio.

Questo indicatore marca nuovamente la differenza tra i portieri che lanciano spesso lungo - per scelta o necessità - come Milinković Savić, Monitpò e Suzuki, e chi invece non lo fa praticamente mai.

È interessante anche provare a stimare quanto riescano effettivamente a incidere nella fase di possesso. È una domanda molto complessa e dare risposte univoche è difficile, ma un punto di partenza interessante è la cosiddetta xG-Buildup, un modello che distribuisce il valore finale di xG di un tiro a tutti i giocatori che partecipano al possesso che porta alla conclusione.


In questo caso è chiaro che i portieri che giocano in squadre offensivamente più performanti - nello specifico che producono più npxG - si ritrovino avvantaggiati, per cui ho normalizzato il dato della xG Buildup proprio per il volume di xG di squadra. È curioso che questa rappresentazione premi portieri che partecipano al possesso in modi molti diversi: Sommer e Svilar spesso sul breve, Milinković Savić quasi esclusivamente con palle lunghe, e Maignan con una combinazione di giocate corte e soluzioni dirette.

Insomma, quando siamo ormai avviati verso il finale di campionato le statistiche evidenziano come la maggior parte di quelli che vengono considerati i migliori portieri della Serie A stiano avendo stagioni tutto sommato nelle media - o anche negative - nella difesa della porta misurata dai post-shot xG, rivelandosi però efficaci e molto influenti nel possesso delle proprie squadre e nel gioco con i piedi. Un’ulteriore dimostrazione di quanto si sia allargato lo spettro delle competenze richiesto ai portieri delle grandi squadre negli ultimi anni.

fonte ultimouomo.com


By marcodalmen
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