La Dea Pantera
Mi e' capitato di leggere, nei i giorni scorsi, qualche perplessita' nei commenti sul sito riguardo l'apparente perdurante assenza di Pagliuca e degli Americani nella conduzione dell'Atalanta a fronte del paio di turbolenze vissute nelle settimane passate.
Da sempre ritengo che gli Americani siano degli affaristi spaventosi capaci di tirar fuori l'acqua dalle rape pero' lo sport e la squadra che amiamo, sono tutt'altro paio di maniche.
A me obbiettivamente intimoriscono le differenze culturali tra noi e loro: da una parte spingono la professionalita' nello sport a livello di vera e propria ossessione maniacale, dall'altro crescono in una cultura sportiva lontana anni luce dalla nostra
Da relativo seguace degli sport americani ho avuto occasione, col tempo, di assistere a situazioni assurde che meriterebbero libri a parte. Oggi vi faccio un unico esempio, quello del concetto di "franchigia" nello sport statunitense.
Un club di un qualsiasi sport professionistico americano, loro lo chiamano "franchigia" è soggetto a variabili di ogni tipo, le principali delle quali sono:
1. Stadio e infrastrutture
2. Sostenibilità economica del mercato locale
3. Base di tifosi e coinvolgimento locale
4. Politica e governance della lega
5. Accordi legali e contrattuali
6. Disponibilità di una nuova città ospitante
Se uno o piu' dei punti qui sopra non soddisfano i proprietari (in alcuni casi la lega stessa) e se le problematiche relative si protraggono nel tempo, trasferiscono la squadra in un'altra citta'.
Avete capito bene: in America ogni tanto, e nemmeno troppo raramente, accade questo.
Tipo un'Atalanta che si sposta ad Ancona o a Trieste o a Taranto, per dirvi 3 citta' a caso paragonabili a Bergamo, cui manca attualmente una squadra ad un livello decente.
Ci sono stati persino casi estremi di scambio tra due squadre che si sono scambiate citta', colori e tradizione sportiva.
E' vero che, in altri sport, accade anche da noi, come ad esempio il Treviglio basket trasferitosi nel Bresciano mesi fa, ma nessuna attivita' ludica, statunitense o italiana, è paragonabile alla popolarita' del calcio in Italia che è piu' una religione atea che una passione sportiva.
Buon Dio, ma vi immaginate se accadesse questo in Italia? trasferire la propria squadra di calcio da una citta' all'altra? sarebbe peggio della guerra, non oso nemmeno pensarci
Eppure in America chi viene defraudato della squadra si dispiace, nei casi peggiori ci piange sopra ma alla fine lo accetta. Non parliamo di chi la squadra la riceve.
Ecco, senza tirarvela lunga, a me intimorisce questo e cioe' che la proprieta' dell'Atalanta sia in mano a gente cresciuta con questa cultura.
Per cui quando leggo nei commenti che sembra che Pagliuca e i suoi non facciano niente tra me e me dico: meglio. Perche' comunque dei loro investimenti si stanno interessando di sicuro e di conseguenza anche dello sviluppo finanziario e commerciale dell'Atalanta. Nessuno e' bravo come loro e se si limitano a quello sta bene a loro e sta bene soprattutto a noi.
Ma che lascino Zingonia ai "nostri" che, per la loro parte, non sono da meno: l'esperienza tattica, le capacita' tecniche, la preparazione atletica, l'intuito e la sensibilita' locale, la conoscenza dell'ambiente, del mercato, della mentalita' italiana, del territorio e degli interlocutori.
Motore americano e scocca e interni italiani, come la De Tomaso Pantera, l'auto della foto, prodotta tra gli anni '70 e '90 del secolo scorso: motore Ford, design e interni di Ghia (una carrozzeria designer italiana ora non piu' attiva).
Vi pare brutta? a me no. A ognuno il suo, l'Atalanta a noi. Per sempre e per fortuna....
Calep
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