17/04/2025 | 20.45
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La Dea Pantera

Mi e' capitato di leggere, nei i giorni scorsi, qualche perplessita' nei commenti sul sito riguardo l'apparente perdurante assenza di Pagliuca e degli Americani nella conduzione dell'Atalanta a fronte del paio di turbolenze vissute nelle settimane passate.

Da sempre ritengo che gli Americani siano degli affaristi spaventosi capaci di tirar fuori l'acqua dalle rape pero' lo sport e la squadra che amiamo, sono tutt'altro paio di maniche.

A me obbiettivamente intimoriscono le differenze culturali tra noi e loro: da una parte spingono la professionalita' nello sport a livello di vera e propria ossessione maniacale, dall'altro crescono in una cultura sportiva lontana anni luce dalla nostra

Da relativo seguace degli sport americani ho avuto occasione, col tempo, di assistere a situazioni assurde che meriterebbero libri a parte. Oggi vi faccio un unico esempio, quello del concetto di "franchigia" nello sport statunitense.

Un club di un qualsiasi sport professionistico americano, loro lo chiamano "franchigia" è soggetto a variabili di ogni tipo, le principali delle quali sono:

1. Stadio e infrastrutture
2. Sostenibilità economica del mercato locale
3. Base di tifosi e coinvolgimento locale
4. Politica e governance della lega
5. Accordi legali e contrattuali
6. Disponibilità di una nuova città ospitante

Se uno o piu' dei punti qui sopra non soddisfano i proprietari (in alcuni casi la lega stessa) e se le problematiche relative si protraggono nel tempo, trasferiscono la squadra in un'altra citta'.

Avete capito bene: in America ogni tanto, e nemmeno troppo raramente, accade questo.

Tipo un'Atalanta che si sposta ad Ancona o a Trieste o a Taranto, per dirvi 3 citta' a caso paragonabili a Bergamo, cui manca attualmente una squadra ad un livello decente.

Ci sono stati persino casi estremi di scambio tra due squadre che si sono scambiate citta', colori e tradizione sportiva.

E' vero che, in altri sport, accade anche da noi, come ad esempio il Treviglio basket trasferitosi nel Bresciano mesi fa, ma nessuna attivita' ludica, statunitense o italiana, è paragonabile alla popolarita' del calcio in Italia che è piu' una religione atea che una passione sportiva.

Buon Dio, ma vi immaginate se accadesse questo in Italia? trasferire la propria squadra di calcio da una citta' all'altra? sarebbe peggio della guerra, non oso nemmeno pensarci

Eppure in America chi viene defraudato della squadra si dispiace, nei casi peggiori ci piange sopra ma alla fine lo accetta. Non parliamo di chi la squadra la riceve.

Ecco, senza tirarvela lunga, a me intimorisce questo e cioe' che la proprieta' dell'Atalanta sia in mano a gente cresciuta con questa cultura.

Per cui quando leggo nei commenti che sembra che Pagliuca e i suoi non facciano niente tra me e me dico: meglio. Perche' comunque dei loro investimenti si stanno interessando di sicuro e di conseguenza anche dello sviluppo finanziario e commerciale dell'Atalanta. Nessuno e' bravo come loro e se si limitano a quello sta bene a loro e sta bene soprattutto a noi.

Ma che lascino Zingonia ai "nostri" che, per la loro parte, non sono da meno: l'esperienza tattica, le capacita' tecniche, la preparazione atletica, l'intuito e la sensibilita' locale, la conoscenza dell'ambiente, del mercato, della mentalita' italiana, del territorio e degli interlocutori.

Motore americano e scocca e interni italiani, come la De Tomaso Pantera, l'auto della foto, prodotta tra gli anni '70 e '90 del secolo scorso: motore Ford, design e interni di Ghia (una carrozzeria designer italiana ora non piu' attiva).

Vi pare brutta? a me no. A ognuno il suo, l'Atalanta a noi. Per sempre e per fortuna....


Calep


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By staff
16 commenti
Rudenko
18 Aprile 2025 | 09.42

In ogni caso, al di là della giusta considerazione che hai fatto, credo che la situazione nostra non dia così estrema! Pagliuca ha mostrato lungimiranza e moderazione, anche quando, pur investendo nel nostro club cifre considerevoli, ha saggiamente lasciato in mano la gestione ai percassi! Ciò non significa che alcune perplessità, delle quali ho già scritto, non debbano suscitare preoccupazione! In ogni caso non vedo all’orizzonte una Atalanta Brescia !

Rudenko
18 Aprile 2025 | 09.36

Attento calep! Per alcuni del sito nostro stai bestemmiando! Io per avere un colbacco russo sono stato attaccato di essere disfattista a prescindere! Auguri 

romy67
18 Aprile 2025 | 09.35

Purtroppo e credo, i percassi hanno chiesto aiuto a nuovi finanziatori per poter rimanere in alto, negli ultimi 2 anni i frutti si sono visti, i miei dubbi sono: fin quando continueranno a gestire la parte sportiva,  e se quando ci sarà il cambio del mister non subiremo un contraccolpo a livello di numeri e prestazioni sportive. In ogni caso a mio modo di vedere i percassi sono una garanzia, nonostante per loro l'atalanta è stato un grosso affare in termini economici. (Acquisto/vendita quote). 

farabundo
18 Aprile 2025 | 09.10

se proprio si deve cambiare...

taranto a nastro

TREINEROBLU
18 Aprile 2025 | 08.45

Condivido in buona parte le paure di Calep.

La cosa che più mi preoccupa è il fatto che i Percassi non abbiano più la maggioranza e che da un giorno all'altro potrebbero anche essere sostituiti nella gestione tecnica. Gli americani (forse) sono più abili sotto l'aspetto finanziario e sotto l'aspetto del marketing ma dal punto di vista tecnico (scelta di allenatore, giocatori, settore giovanile, etc.) credo che debbano ancora imparare molto.

GunsnDea
18 Aprile 2025 | 07.36

A Bergamo con una cosa del genere non oso immaginare cosa possa succedere ,ma sinceramente con la cultura italiana la vedo un pò un'utopia spostare squadra da una città all'altra, siamo per fortuna troppo legati al nostro campanile che è un bene perché storicamente non solo nel calcio ci hanno fatto custodire il patrimonio materiale e immateriale che siamo più fortunati di altri paesi ad avere. 

Stetrescur

In risposta a: GunsnDea

18 Aprile 2025 | 08.20

Ma infatti è una cosa che in Europa non succederà mai. Non confondiamo squadre con franchigie, sono due cose completamente distinte. 

eligio71
18 Aprile 2025 | 03.53

Anche per me per il momento e' meglio cosi e rimangano in background, ma gia' dalla prossima stagione probabilmente si capira un poco di piu' , un altro pezzetto ma molto consistente visto che ci sono moltissime cose in ballo e decisioni importanti con soldi importanti da mettere eventualmente sul piatto.
Mi aspetto tengano fede ai vari incipit e policy varie , l'unico timore e vedere come si sviluppera' la struttura piramidale  perche' ora siamo il vertice ma chissa' se e quanto lo rimarremo.

dagliStates
18 Aprile 2025 | 00.31

Come al solito, Calep sforna un articolo godibile e che offre interessanti spunti di riflessione. Però una cosa mi sento di dirla: a me preoccupa di più il Luca dello Stephen...

unodibergamo
17 Aprile 2025 | 22.46

Come con le figurine


1. Stadio e infrastrutture: ce l'ho



2. Sostenibilità economica del mercato locale: ce l'ho



3. Base di tifosi e coinvolgimento locale: ce lho



4. Politica e governance della lega: ce l'ho



5. Accordi legali e contrattuali: ce l'ho



6. Disponibilità di una nuova città ospitante: manca...e meno male



Non capisco il timore Calep

Calep

In risposta a: unodibergamo

18 Aprile 2025 | 00.09

Probabilmente non sono stato chiaro.

Ho indicato le variabili la cui carenza porta un club sportivo in America a spostarsi da una citta' all'altra.

Ma nel calcio, specie europeo o sudamericano, è un'ipotesi improponibile perche' esistono vincoli talmente forti tra il campanile e la propria squadra che impediscono che possano accadere trasferimenti di quel genere.

Era solo un esempio per evidenziare le differenze culturali nello sport tra noi e gli Americani

unodibergamo

In risposta a: Calep

18 Aprile 2025 | 08.37

Avevo letto distrattamente, ci sta quanto dici. Ma questi primi anni di co-gestione dimostrano in modo chiaro che la gestione sportiva è affidata in toto e senza ingerenze alla famiglia Percassi. Gli americani hanno una cultura profondamente diversa dalla nostra, nello sport così come nel mondo del lavoro. Mirano esclusivamente i risultati (economici), fino a che ci sono quelli tutto fila liscio, quando i risultati economici cominciano a non soddisfare più, ecco che si possono aprire scenari "devastanti" per il ns modo di vedere le cose. Per ora, e speriamo per i prossimi decenni a venire, tutto pare sotto controllo 

Gustavsson
17 Aprile 2025 | 21.30

La Pantera era comunque una gran bella auto...

unodibergamo

In risposta a: Gustavsson

18 Aprile 2025 | 08.39

Il Pantera era cmq un gran bell'animale Ultras....

moreto
17 Aprile 2025 | 21.20

non è il nostro caso, perchè per nostra fortuna la proprietà e gestione PERCASSI, non ha ne fatto ne accumulato debiti ,anzi.Sebbene ora, si inruisce come ,seppur gradualmente ,stiano passando da capaci imprenditori, all'incasso. Bravi imprenditori perchè capaci di fare scelte dapprima sportive e poi infrastrutturali, da super monopoli. E' realtà che da quando PERCASSI ha acquisito la "nostra" ATALANTA, ha dapprima investito (anche tantino) e successivamente ricavato-investito ulteriormente e poi intuito-investito-realizzato per poi adesso,giustamente,anche  ricavare e incassare. Ma è chiaro che per tutte le altre realtà calcistiche italiane gli americani di turno ,stiano soprattutto "speculando" forti del fatto che i loro analisti economici già da minimo una decina di anni ,hanno intuito come e quanto si possa "ricavare" in uno spazio temporale di un decennio ,"cavalcando" il processo di globalizzazione e trasformazione del "prodotto/businnes calcio nel vecchio continente" in particolare in Italia che non è mai stata capace di evolversi ma solo di indebitarsi in modo indegno e impunito/assecondato. Forse unica nazione europea dove ancora le infrastrutture calcistiche sono vetuste,inadeguate se non addirittura decadenti, in attesa speranzosa del solito aiutino di stato ( vedi mondiali 90 ) per poterle costruire o ricostruire.  Di certo unica nazione dove ,in tema di calcio, si fa finta di nulla difronte a situazioni debitorie che in un nano secondo spazzerebbero via qualsiasi altra realtà imprenditoriale lavorativa ( eccezzion fatta per la FiatAgnelli). A me questa deriva americana che, come osserva fratello CALEP,nulla ha a che fare con il calcio come lo intendiamo noi, non piace per nulla. Ribadisco anche io che loro intendono il soccer come uno dei tanti prodotti show-businnes-sport di massa che tanto "rendono" negli States. E a me il loro "calcio show" non mi interessa e non mi piace ! Da un lato il modello di calcio è più giusto volerlo, dal lato terreno di gioco, molto passionale-viscerale "argentino/sudamericano" e dal lato gestionale economico molto professionale "tedesco-bundesliga" !

papimisci
17 Aprile 2025 | 20.51

Mi verrebbe da dire "Atalanta,  Dio me l'ha data e guai a chi me la toglie". (Cit.)

Don't tuch my Atalanta please