19/07/2024 | 09.09
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La Serie A paga per tutti? Ecco tutte le cifre che versa alle altre leghe



Dal 2008, per via della Legge Melandri, il massimo campionato italiano deve sottostare al concetto di mutualità.

Mentre l’emendamento Mulè, insieme al Decreto legge Sport, sta proseguendo il proprio iter verso la conversione in legge, che si deve concludere entro il 30 luglio per rispettare i termini per un decreto d’urgenza, la Serie A attende speranzosa di vedersi riconoscere un peso politico maggiore all’interno del Consiglio federale. Ma in che misura? Per rispondere a questa domanda dovrebbe essere utile l’incontro fra Lorenzo Casini, presidente del massimo campionato, e Gabriele Gravina, numero uno della FIGC, che è in programma per le prossime settimane.

Sicuramente i club di Serie A, tutti uniti come poche volte si è visto nel passato, non vogliono cedere, come dimostrato dalle dichiarazioni di alcuni presidenti nei giorni scorsi. Tutti, oltre a ribadire che serve più peso politico per il proprio campionato, hanno ribadito che si tratta di una norma giusta soprattutto perché i 20 club del massimo campionato pagano le spese relative alla gestione degli altri tornei, arbitri inclusi. L’ultimo a ribadirlo è stato Paolo Scaroni, presidente del Milan.





Serie A mutualità cifre – La legge Melandri del 2008


Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il concetto del «La Serie A paga per tutti», è dato dalla mutualità del sistema calcio, introdotta nel 2008 dalla Legge Melandri, che garantì così la sostenibilità del movimento sia calcistico che sportivo complessivamente inteso. Per via di questa norma, la Serie A versa il 10% della cifra ricavata dai diritti tv alle altre componenti. Per la stagione 2023/24 questa cifra è stata pari a 130 milioni di euro. Ammontare che per i prossimi cinque anni scenderà visto che il nuovo accordo fra Lega e la coppia DAZN-Sky garantirà introiti inferiori pari a 300 milioni complessivi fino al 2029.

Serie A mutualità cifre – Gli incassi delle altre leghe


Di questi 130 milioni versati dalla Serie A, circa 75 milioni sono andati nelle casse della Serie B (6%)27 milioni (2%) alla Lega Pro13 milioni alla Federcalcio (1%) e 13 milioni alla Lega Nazionale Dilettanti (1%). La Lega Pro, inoltre, ha visto crescere l’ammontare alla voce iscrizioni, grazie alla partecipazione delle seconde squadre di JuventusAtalanta e Milan. Movimento delle seconde squadre che ha compensato il calo delle società professionistiche, che colpisce in primis la Serie C, visto che le Under 23 delle tre società di Serie A nel computo totale dei club professionistici italiani non vanno contate, per un numero complessivo che è sceso negli ultimi anni da 60 a 57 squadre iscritte nei tre campionati professionistici italiani.

E pensare che fino alla stagione 1990/91 le squadre iscritte alla Lega Pro in totale erano 108, visto che erano presenti due gironi da 18 squadre per la C1 e quattro, per un totale di 72 partecipanti, per la C2. Nel 1991-92 si arrivò a 36 in C1 e 60 in C2 per quattro gironi. l’anno successivo sempre 36 in C1, ma 54 in C2 per tre raggruppamenti. Nel 2012/13 e 2013/14 si registrarono 33 squadre in C1 e 36 in C2Dal 2014-15 fu attuata la riforma: tre gironi per un totale di 60 squadre e una Serie C per ovviare a rinunce e fallimenti che s stavano susseguendo a un ritmo incessante. Circostanza che, per fortuna, nell’ultima stagione è stata ridotta con il solo Ancona a non aver ottenuto l’iscrizione per la Serie C 2024/25, portando all’iscrizione del Milan Futuro.

fonte calcioefinanza.it
By marcodalmen
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