03/06/2017 | 08.02
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L’architetto Piantelli: «Lo stadio tornerà a legare lo sport alla città»

Nel 1928 lo Stadio Atleti Azzurri d’Italia, allora “Mario Brumana”, viene realizzato quale edificio extramoenia. Viene concepito come un luogo civico, con tutta l’attenzione architettonica propria degli edifici pubblici- collettivi, realizzato però all’esterno del centro abitato, a ridosso di un luogo costruito appositamente per segregare e rinchiudere come il Lazzaretto (1504). L’edificio stadio è originariamente strutturato con la contrapposizione dei due “edifici tribuna”, la tribuna prospiciente Viale Giulio Cesare e la tribuna d’onore a ridosso del Lazzaretto. Sul lato nord vengono costruiti anche due campi da tennis e la piscina scoperta; s’intravede l’idea del campus sportivo, disegnato però come edificio pubblico, classico, a ridosso di un edificio storico di grande valore.

 

Lo stadio, così come disegnato all’inizio del Novecento, riporta all’interno della città il Lazzaretto. Il fronte verso Viale Giulio Cesare replica la sequenza ritmica degli archi del porticato cinquecentesco, così come ne ricalca la composizione simmetrica del fronte d’ingresso. Curiosamente il campo da gioco ha la stessa dimensione del cortile del Lazzaretto; è di certo un episodio, sicuramente non voluto o consapevolmente progettato, ma è evidente che ci sia un forte legame tra i due edifici, una relazione che trasforma due episodi distinti in un unico sistema paesistico. La costruzione delle “curve” rende conflittuale tale relazione: alla coerenza del disegno del Lazzaretto e delle due tribune viene sovrapposto il “brutalismo” esclusivamente funzionalista delle curve. Lo stadio non è più edificio ma impianto sportivo, è indifferente al proprio contesto che nel frattempo è divenuto sempre più urbano. Lo stadio mantiene una relazione molto forte con il paesaggio.

Dal suo interno la vista sui colli e Città Alta rende questo spazio unico rispetto alle normali esperienze di luoghi progettati per manifestazioni sportive. Solo l’intrusione dei bordi residenziali indebolisce il rapporto con il contesto alla scala del paesaggio, introducendo una scala intermedia che rivela un ambito “domestico” incoerente con il sistema Lazzaretto-Stadio. Lo stadio è un spazio-edificio che appartiene alla città sia alla scala dell’architettura, come rapporto con il quartiere, sia alla scala urbana come elemento del sistema Lazzaretto-Stadio, di facile lettura dagli spalti di Città Alta.

 

Il progetto dello stadio “Atleti Azzurri d’Italia”, necessario per adattare l’impianto alla vigente normativa sportiva, nazionale ed europea, è una grande occasione per ripensare completamente al ruolo urbano del sistema Lazzaretto-Stadio, sia alle proprie “condizioni al contorno” che alla scala del paesaggio. Demolendo le curve attuali, che si leggono paradossalmente come superfetazioni (di fatto non appartenevano al progetto originario), l’edificio stadio verrà completato su viale Giulio Cesare con una nuova facciata urbana. Con un attento disegno delle nuove “curve”, e dei raccordi tra queste e gli edifici tribuna originari, una nuova copertura, allineata con le due esistenti, riporta lo stadio ad un disegno complessivo che comprende anche il Lazzaretto. Sono grandi “edifici a corte”, a spigoli vivi, che ricreano l’originaria visione del campus sportivo e del sistema Lazzaretto-Stadio, in un’area cerniera tra la circonvallazione e la città consolidata.

 

Se il primo intervento di restyling, che in parte è stato di fatto un intervento di restauro conservativo della struttura storica, ha confermato la nuova visione di uno stadio a diretto contatto con l’azione del gioco, “dentro il match”, lo stesso atteggiamento e attenzione a una partecipazione più emotiva è un elemento centrale che il nuovo progetto deve affrontare. L’eliminazione delle barriere, che è prima di tutto un fatto culturale, è un preciso intento per aumentare il pathos e la relazione tra spettatore e attore, rendere sempre più unica l’esperienza dell’evento sportivo. “Andiamo all’Atalanta” non significherà più solamente un luogo fisico, ma sarà l’indicatore di una nuova esperienza, che legherà lo sport alla città e al suo paesaggio. Un paesaggio unico, dato molte volte per scontato, che si rivela sorprendente.

fonte bergamopost.it

By marcodalmen
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