Lettera al sito: “La comunicazione della societa’”
Abbiamo ricevuto questa email dal nostro lettore Ago76 che ringraziamo
È da parecchio tempo che penso a come la società Atalanta abbia un pessimo approccio con i propri tifosi, specialmente in ambito comunicativo. Scelte mai spiegate e decisioni mai condivise, ma anche una filosofia sempre più manageriale a scapito dei sentimenti. D’accordo, i risultati indicano che la strada del business intrapresa dalla dirigenza sta dando ottimi frutti sia a livello economico che sportivo, ma non è detto che questa debba necessariamente essere in contrapposizione con i sentimenti che muovono i tifosi.
Anzi, una società dovrebbe essere attenta alle esigenze dei propri “clienti” (termine che solo digitarlo mi fa venire l’orticaria), venire incontro alle loro esigenze e capire le loro necessità. In pratica investire sui tifosi prima che sulle strutture e sulla squadra. Perché finché i risultati saranno buoni, allora grossi problemi non ce ne saranno. Ma appena le cose cominceranno ad andare meno bene, ecco che si verificheranno rapidi cali nel numero degli spettatori e dell’appeal televisivo. Insomma, prendere come riferimento il modello tedesco, in cui i tifosi sono al centro del progetto.
Eppure, il Presidente Antonio Percassi (che io renderei santo subito) i primi anni dopo l’acquisizione della società aveva intrapreso una strada in tal senso, regalando giubbini e k-way agli abbonati, le magliette ai neonati (iniziativa della quale pare non esserci più traccia). Ora il suo ruolo in società comincia ad essere più marginale, avendo delegato al figlio prima ed agli americani poi, che hanno una visione meno sentimentale e più legata al business.
Eppure non sarebbe difficile compiere azioni simboliche, che farebbero sentire la vicinanza della società al tifoso, rendendolo partecipe e facendolo sentire considerato. Piccoli esempi, come spesso capita di sentire in altre realtà del calcio europeo: perché ad esempio non garantire sconti o premi ai tifosi di lunga data al raggiungimento di un certo numero di anni di abbonamento, come capita in certe aziende? Oppure mandare una e-mail al tifoso nel giorno del suo compleanno? E chissà quante altri piccoli gesti si potrebbero fare.
Ora sembra che le attenzioni siano riservate ad incrementare il numero dei tifosi facoltosi e/o sponsor, che vengono coccolati, serviti e riveriti con area VIP. Il che ci può stare dal punto di vista del marketing, ma a quanti di questi importa realmente della nostra Atalanta? Le scene nell’area vip (sotto la nord) poi sono desolanti. Gente che nemmeno guarda la partita, e pensa solo a mangiare e farsi i selfie con la Nord alle spalle. Ripeto, può starci, ma che ricordiamoci che Bergamo non è Milano, né a livello numerico, né nel modo di vivere la partita. Qui il calcio è ancora ruspante, appartenente alla gente comune, non all’élite. Esempio lampante è la tribuna, che a fronte di un numero limitato di posti, quando i prezzi schizzano verso l’alto o si elargiscono biglietti agli sponsor o il settore rimane semivuoto (vedi esempio con il Bruges). Bene invece è stato quando in società hanno saputo ascoltare le lamentele riguardo biglietti ed abbonamenti, adeguando i prezzi alle esigenze dei tifosi. Ma che sia chiaro che la strada deve rimanere quella.
Non si può non parlare poi della pessima comunicazione, spesso inesistente, con i tifosi. Sia per spiegare le scelte societarie, sia per rispondere alle esigenze del singolo tifoso. Sarebbe troppo avere un ufficio preposto alla comunicazione? Quante volte mi è capitato di mandare e-mail e non vedere nessuna risposta, ad esempio su domande inerenti alla gestione della Dea Card? Oppure iniziative dedicate ai bambini più piccoli che a mio avviso erano poco chiare sul sito ufficiale? E riguardo ai bambini più piccoli, quante volte ho provato a coinvolgere mia figlia minore alla fede per l’Atalanta! Mi sarebbe piaciuto che lei accompagnasse i giocatori all’ingresso in campo. Ma ecco che quando formulavo la richiesta, la società (unica volta in cui si sono degnati di rispondermi) è stata per dirmi che la possibilità è riservata solo ai bambini abbonati ed a quelli “invitati” dagli sponsor. E non importa che in famiglia siamo abbonati sia io che mio figlio. Ecco, mi sono sentito tradito. Perché per me l’Atalanta è sempre stata una famiglia, e vorrei che anche la mia famiglia reale ne facesse parte. Va beh, intanto mi godo gli ottimi risultati della squadra, che spero continuino il più a lungo possibile. Ma se si riuscissero a colmare queste lacune, sarebbe veramente il top!
Ago76
