16/11/2020 | 11.35
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Padoin: basta calcio giocato, voglio allenare all'Atalanta



L'ex calciatore della Juventus Simone Padoin, intervistato da gianlucadimarzio.com, ha parlato del presente, del passato e del futuro: “Ho detto addio al calcio giocato, non c’erano più i presupposti per continuare la mia carriera con serenità. Adesso sono tornato a casa, ho aperto una palestra insieme a mia moglie e cerco di aiutarla nel portarla avanti. Senza perdere di vista il mondo del calcio? No, non è finita qui. Il mio obiettivo è quello di entrare a far parte di un settore giovanile, credo che sia il contesto ideale per uno come me. Dal Vicenza alla Juventus, se sono arrivato in alto lo devo al carattere, alla passione, alla diligenza e alla professionalità che mi hanno accompagnato nel mio mestiere. Se uno vuole fermamente qualcosa, alla fine riesce a raggiungerla. Ed è questo che devono capire i talenti di oggi”.

Sulla sua avventura in bianconero: "Sono andato alla Juve nel 2012, in un periodo in cui l’Atalanta non stava facendo bene. Conte, però, mi aveva già allenato in nerazzurro, era convinto che avrei potuto dargli una mano pure a Torino. Il mio lavoro era stato apprezzato: non è questione di culo, bisogna essere bravi a farsi trovare sempre sul pezzo. Com’è andata la trattativa che ha mi ha portato in bianconero? E’ durata appena qualche ora, la ricordo come se fosse ieri. Erano le 6 e mezzo di pomeriggio, due giorni dopo avremmo giocato nel turno infrasettimanale e io mi stavo rilassando sul divano. Squilla il telefono: era Tinti, il mio procuratore. “Vuoi andare alla Juve?”. Avevo appena firmato un rinnovo quinquennale con l’Atalanta, sembrava uno scherzo. Ma Tullio, su queste cose, non scherza mai. Sono rimasto in silenzio 3-4 secondi, poi gli ho detto di sì. Alle 9 e mezzo ero già in macchina, in viaggio verso Milano. E quella sera diventai un calciatore della Juve. Il primo scudetto fu pazzesco, si percepiva un’aria diversa per le strade della città. La squadra non vinceva da un po’, la gente era felicissima. Essere riusciti a regalare quella gioia dopo tanto tempo è stato qualcosa di meraviglioso”.

Sul vecchio coro: “Che ce frega di Ronaldo, noi c’abbiamo Padoin!”: “Quando CR7 è arrivato in bianconero, mi sono una fatto una risata. Saranno costretti a cambiare il coro, ho pensato: che ce frega di Leo Messi… e il resto lo sapete già! Scherzi a parte, l’affetto dei tifosi è qualcosa che porterò sempre con me. Ricordo ancora la Supercoppa del 2015, in Cina. Appena atterrati a Shanghai, ho sentito i tifosi cinesi che cantavano il 'mio' coro. Era incredibile”.

Sul presente: “Per adesso mi concentro sulla famiglia, ho deciso di smettere perché immaginavo che un nuovo lockdown mi avrebbe tenuto lontano dai miei bambini per troppo tempo. Era una scelta alla quale mi ero preparato: quando hai 35 anni e giochi a calcio, cominci a mettere in conto che, da un momento all’altro, potresti ritrovarti costretto a fare un passo indietro”.

Sul suo sogno nel cassetto: “Allenare nel settore giovanile dell’Atalanta sarebbe il top. Già vent’anni fa, quando ci giocavo io, funzionava tutto alla perfezione. Ancora oggi Gasperini raccoglie i frutti di un lavoro strepitoso”.

 
By sigo
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