19/01/2017 | 09.35
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Perché tutti volevano Orsolini?

Prima dell’accordo tra Ascoli e Juventus, mezza Serie A ha seguito e ha tentato di comprare Riccardo Orsolini. Nell’ultima assemblea di Lega prima della Supercoppa italiana, Adriano Galliani aveva ammesso pubblicamente l’interesse del Milan: «Orsolini mi piace, è un buon giocatore, mancino che gioca a destra. Potrebbe essere un sostituto di Suso». L’Atalanta, secondo Gianluca Di Marzio, si era mossa per prima, facendo un’offerta all’Ascoli; il Napoli aveva provato a inserirsi, ma alla fine Orsolini è andato alla Juve, ultimo tassello di una strategia di “reclutamento” dei migliori giovani italiani che i bianconeri stanno mettendo in pratica ormai da anni.

Il fatto che buona parte delle squadre di vertice della Serie A si sia dato da fare per comprarlo è la certificazione più immediata del suo talento, ma dice poco o nulla sul reale valore di Orsolini. Quanto sono giustificate queste attenzioni e che giocatore ha acquistato la Juve?

 La sua superiorità

Orsolini si inserisce nella recente tradizione italiana di esterni d’attacco mancini (Cerci, Berardi e Bernardeschi, per citare i più conosciuti) e per certi versi ne rappresenta l’evoluzione, per la struttura fisica e il vasto repertorio di trick e finte di cui dispone. È veloce e potente, ha una buona statura (183 cm), ma il passo corto: un mix che gli consente di proteggere la palla agevolmente, facendo leva soprattutto sulla forza delle gambe, e gli ha regalato una rapidità di tocco e un’agilità tipica di giocatori più bassi di 10 centimetri. Orsolini fa la differenza dimezzando tempi e spazi necessari a controllare il proprio corpo, il che gli permette di cambiare direzione in maniera repentina e di coordinarsi anche nelle situazioni più impensabili.

Su questa naturale superiorità atletica si appoggia una predisposizione al “numero” che fanno di Orsolini il soggetto ideale per i tributi su YouTube. Doppi passi, tocchi di suola, colpi di tacco, veroniche: Orsolini inventa l’impossibile per saltare con stile il diretto avversario, aiutato da un primo controllo davvero di alto livello.

È evidente che il suo modo di giocare è ancora molto incentrato sul confronto diretto con l’avversario – Orsolini li cerca di continuo, stimolato anche dallo stile di gioco dell’Ascoli: secondo i dati di Wyscout è il decimo giocatore della Serie B per numero di dribbling tentati (47) – ed è apprezzabile il tentativo di migliorare ogni aspetto che gli permetta di avere un vantaggio nell’uno contro uno. Rispetto alla scorsa stagione (la prima in Serie B della sua carriera: 9 partite da titolare negli ultimi due mesi di campionato) è aumentata ad esempio la frequenza con cui sceglie di spostarsi il pallone sul destro per andare al cross, il che l’ha fatto ovviamente diventare più imprevedibile: pur essendo mancino e avendo come opzione preferita il rientro sul piede forte, può scegliere di spostarsi il pallone sul destro, col quale crossa piuttosto bene.

Inoltre è un buon colpitore di testa, pur non essendo uno specialista: non è raro che sia il riferimento dei lanci lunghi dei difensori o del portiere (una situazione cercata soprattutto da Devis Mangia la scorsa stagione, meno da Alfredo Aglietti quest’anno).

Finora ha giocato prevalentemente da esterno destro, ma è stato schierato anche a sinistra. A destra può scegliere se accentrarsi per andare al tiro o arrivare sul fondo per crossare; a sinistra è più limitato e prevedibile nelle scelte. A prescindere dalla fascia, la linea laterale ha rappresentato finora il riferimento privilegiato per ricevere palla: non è un giocatore che orienta la manovra creando continue linee di passaggio nella zona del pallone, preferisce restare sulla fascia aggiustando la propria posizione in base a quella del terzino dietro di lui, rimanendo largo se il compagno è basso, entrando dentro il campo quando l’Ascoli consolida il possesso e il terzino si alza.

Non si può però dire che sia pigro negli smarcamenti: non si limita a ricevere sui piedi, ma è capace anche di tagli profondi ad attaccare la porta come una seconda punta.

Limiti di età o strutturali?

Ciò che emerge dai suoi movimenti senza palla e dalle sue scelte col pallone è una tensione continua a cercare la giocata decisiva. È presto per capire se si tratta della volontà di farsi notare o di un limite strutturale del suo gioco, ma Orsolini ha bisogno di alzare costantemente i ritmi per fare la differenza.

È ancora molto istintivo ed estremamente verticale nelle sue giocate, come se pensasse esclusivamente al modo più veloce per andare in porta. Non sorprende quindi che la quantità di palloni persi sia alta: 42 solo soffermandoci sulle ultime 5 partite, il peggiore dell’Ascoli da questo punto di vista.

È ancora un giocatore meccanico, abituato a ripetere in maniera ossessiva le giocate con le quali ha maggiore confidenza ed è difficile vederlo creare combinazioni con il terzino di riferimento o il centrocampista più vicino. Anzi, a volte sembra proprio ignorare l’esistenza dei compagni. Nell’Ascoli è il primatista per numero di conclusioni (42), ma due volte su tre calcia da fuori area, un altro segnale di scarsa sensibilità nella scelta delle giocate.

Insomma, la Juventus ha investito su un giocatore dal talento molto sviluppato in determinati aspetti, ma quasi tutto da costruire sul resto – in fase difensiva, ad esempio, è ancora troppo poco intenso: secondo Wyscout ha perso l’84% degli uno contro uno difensivi ingaggiati in carriera.

Andrà innanzitutto valutato il suo inserimento in sistemi più complessi e associativi, che non gli chiedano soltanto di cercare in continuazione la via più veloce per arrivare in porta, accumulando dribbling, cross e tiri. Se saprà adeguare il proprio gioco alle richieste di un calcio più sofisticato, allora Orsolini non solo sarà pronto per giocarsi le sue chance alla Juve, ma potrebbe davvero innovare la tradizione italiana di esterni d’attacco mancini e porsi come punto di riferimento per chi verrà dopo di lui.

Certo, non è detto, e qualche lettore starà sorridendo pensando che magari tra qualche anno Orsolini sarà lontano da queste che per ora sono solo delle prospettive. Quanti giocatori con il suo talento, o con un talento superiore, non sono “arrivati”? Questo va tenuto sempre a mente; d’altra parte, però, questo momento di passaggio in cui Orsolini si trova di fronte a un bivio che lo può portare ad un altro livello o incatenarlo alla mediocrità calcistica, è forse il più interessante da studiare quando si considera un giocatore così giovane (è del ’97). Ed è impossibile – salvo un cinismo che ha poco a che fare con la passione che ci porta a studiare il calcio – non fare il tifo per Orsolini, sperando che superi i limiti e riesca a portare a piena maturità il proprio talento. Perché non c’è niente di più bello di un talento maturo.

fonte  ultimouomo.it

By marcodalmen
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