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Vanja Vlahovic intervistato da "la Casa di C"

Il Bomber della U23, neocapocannoniere del girone A, è stato intervistato da Nicolò Franceschin del portale "la Casa di C", intervista che riportiamo di seguito.

L’aver esordito in A e l’essere il capocannoniere del girone a fine stagione sono stati momenti importanti. Momenti in cui fermarsi e guardarsi indietro per vedere quanto si è fatto e capire che la strada è quella giusta. Ma devo crescere tanto, non sono ancora un calciatore”. La voce di Vanja Vlahovic è tranquilla. Nelle sue parole e nel suo tono si riflettono serenità e consapevolezza.

Normale se si pensa alla maturità che ha già in campo. Non scontato, invece, leggendo la sua carta d’identità. 23 marzo 2004. Nel raccontare e nel raccontarsi Vanja appare come lo si vede in campo. Lucido e attento. La stagione è finita da qualche giorno, il giovane attaccante in vacanza. “Come stai?”. “Bene, mi sto rilassando un po’”. È tutto pronto, si può partire.

Per parlare della sua storia bisogna (ri)partire dalle sue radici, da casa sua: la Serbia. Siamo nelle strade di Vršak, un piccolo paese vicino a Belgrado. La passione per il calcio inizia presto: “A quattro anni i miei primi calci a un pallone”. Lo sport a casa Vlahovic è di casa. Sì, lo sport, non il calcio. Mamma Dragana infatti “ha un passato importante nel basket. Invece papà Vladimir ha giocato nelle giovanili della Nazionale serba di pallavolo”.

Al calcio ci pensano i figli. Il piccolo Vanja segue le orme del fratello Igor: “L’ho seguito e mi sono innamorato”. I due bambini giocano sempre. In campo e a casa, rischiando di “rompere qualcosa in casa come ogni ragazzo di quell’età. Ma nostra madre per evitare danni aveva provveduto a togliere gli oggetti che si sarebbero potuti rovinare”.

Parte tutto da lì. Sangue, origini, legami. Serbia e famiglia: “Per me rappresentano tanto. Sono qui grazie a loro e al loro supporto. Solo noi sappiamo cosa abbiamo dovuto vivere e passare per arrivare fino a qui”. Rincorrendo un sogno, senza dimenticarsi da dove si arriva. Consapevolezza, ambizione e gol. Tanti gol. Anche se non ne ha uno preferito perché “sono tutti importanti”. Mentalità. Nella testa di Vanja Vlahovic con… Vanja Vlahovic.

A quattro anni conosce il pallone, poco dopo entra nella club del paese dove gioca il fratello. “Amavo questo sport, ma non immaginavo di arrivare dove sono ora. A scuola ero bravo, per la mia famiglia era importante. Era la priorità, il resto veniva dopo”. A 10 anni la prima importante opportunità: “Mi ha chiamato il Partizan”. Nasce tutto grazie a una partita tra la squadra di Vanja e i bianconeri: “Zvonko Popović, il loro allenatore, mi vede e parla con mio papà, chiedendogli di portarmi a fare un’amichevole”.

Il provino dura poco: “Ho segnato 7 gol”. Da quel momento Vlahovic non torna più indietro. “Nei primi mesi andavo solo per le partite, poi ho cominciato anche con gli allenamenti. A 16 anni mi sono trasferito a Belgrado con mia mamma e mio fratello. La loro vicinanza è stata fondamentale per affrontare questo cambiamento”, ricorda Vanja. Nel mezzo di queste stagioni c’è un altro turning point. Protagonista, oltre a Vanja, è ancora una volta Zvonko Popović, l’uomo che l’aveva chiamato a Belgrado: “Giocavo come ala, è stato lui a mettermi in attacco”. Non è andata poi così male.


Turning point, dicevamo. Quello successivo ha una data precisa: 31 gennaio 2023. È l’ultimo giorno di mercato: “Lo ricordo bene quel giorno”. È mattino, Vanja va all’allenamento come ogni giorno. Una volta finito torna in spogliatoio e guarda il telefono: “Ho le telefonate del mio procuratore. L’ho richiamato”. “Vanja vieni allo stadio, devi firmare. Ti vuole l’Atalanta”. “Ho aspettato tutto il pomeriggio per capire se avessero fatto in tempo a presentare tutti i documenti. Erano le 18.56, mancavano 4 minuti alla chiusura“, ricorda l’attaccante. “Sei un nuovo giocatore nerazzurro”.

È la prima volta. La prima volta lontano da casa, lontano dalla Serbia, in Italia. “Non sono stati facili i primi mesi, era tutto nuovo”. Lingua, cultura, calcio. “Ma l’Atalanta mi ha accolto subito, mi ha fatto sentire parte della famiglia”. Una crescita costante “dal primo giorno a Bergamo. Dallo studiare l’italiano agli allenamenti, fino alle prime volte in prima squadra: un insegnamento continuo”.

Un’annata speciale quella appena conclusa. Una stagione da riferimento e protagonista. Non solo per la titolarità e i gol, ma per le prestazioni e la crescita. 23 reti, capocannoniere del girone A e un percorso che ha toccato i tratti del sogno: “Siamo andati vicini a scrivere qualcosa di impensabile. È stato un cammino incredibile, ci dispiace per com’è finita. Ci credevamo. Ci credevamo davvero”. Una maturità calcistica raggiunta anche grazie a Modesto: “È stato fondamentale, mi ha dato sempre fiducia”.

U23 e non solo. 29 settembre 2024. Turning point. Un altro.Vanja, vieni. Entri tu”. Vlahovic esordisce in Serie A contro il Como: “Ero confuso. Mi sono reso conto di quanto fosse successo solo alla fine della partita, parlando con la mia famiglia. È stato bello sentire l’emozione nella loro voce”. In quelle parole, commosse e felici, vive e si colora il percorso di Vanja. I sacrifici fatti, quei 7 gol al provino, l’addio alla Serbia per rincorrere quel sogno, la consapevolezza della strada che c’è da compiere. A non essere cambiati sono gli occhi. Sicuri, sereni e diretti verso il futuro. Il viaggio è appena iniziato.

Fonte: https://www.lacasadic.com

fotografia di atalanta.it

By Lorentz
10 commenti
Ribo80
30 Giugno 2025 | 17.32

Capocannoniere in C a 21 anni non è poco. Secondo me prima riserva in serie A magari in una neopromossa lo potrebbe fare tranquillamente. Vede la porta, ha ovvi margini di miglioramento, Empoli, Pisa, Cremonese, Verona, tutte squadre dove potrebbe dire la sua.

FIORENZO
30 Giugno 2025 | 12.41

Mi faccio una domanda. Se il capocannoniere della U23 Serie C non trova posto in A, a cosa serve quella cosa lì?

Glennforpresident

In risposta a: FIORENZO

30 Giugno 2025 | 13.21

D'accordo al 100% ha ventun'anni che senso ha fare un anno di B??

Stesso discorso per Vavassori, subito in prima squadra, cominciare con mezz'ora a partita e vediamo...

Briske

In risposta a: FIORENZO

30 Giugno 2025 | 16.17

E' la differenza fra un calcio in crisi, il nostro, ed uno come quello Spagnolo, ma anche quello Francese, direi, che sfornano talenti, che a 17-19 anni, illuminano i campionati e le Nazionali.

crazyhorse200
30 Giugno 2025 | 11.42

lo vedrei bene la Palermo in B con Pippi Inzaghi 

in prestito, una piazza ambiziosa che vuole la A, e sarebbe una bella prova per il ragazzo.


moreto

In risposta a: crazyhorse200

30 Giugno 2025 | 11.58

concordo. Uno come lui deve adesso potersi misurare con un ambiente diverso e meno "protetto". Allo stesso tempo ,è il classico centravanti "cacciatore di gol" che deve giocare sempre e che non è propriamente adatto a "entrare a gara in corso". Senza contare che deve ancora crescere nella capacità di giocare maggiormente per la squadra. Ma il ragazzo è veramente letale sotto porta esattamente come lo era proprio Pippo Inzaghi 

Oiggaiv

In risposta a: crazyhorse200

30 Giugno 2025 | 12.14

Attaccante non completo ma bomber di razza, è ora di provare a spiccare il volo e Palermo potrebbe essere sicuramente un'ottima rampa di lancio. 


Gustavsson

In risposta a: crazyhorse200

30 Giugno 2025 | 13.30

Aggiungo una mia personale considerazione a quelle del "solito" gruppetto di amici commentatori (manca qualcuno ma si aggiungerà, quasi sicuro...): non separerei Vanja da Vavassori, perché si trovano istintivamente a occhi chiusi. Invece di far maturare un solo attaccante, potremmo far maturare una coppia di attaccanti, similmente, per certi versi, a quanto avvenne nel Venezia con Mazzola e Loik (centrocampo in su), poi giganteschi nel grande Torino.

Oiggaiv

In risposta a: Gustavsson

30 Giugno 2025 | 14.38

Usti Gustavsonn se corre lontano la tua memoria,  grazie per " l'inedito "

Torneremo a Campari

In risposta a: crazyhorse200

30 Giugno 2025 | 14.35

Il Palermo punta dritto alla serie A, ha una società forte e solvibile. Se il giocatore non è di loro proprietà ma solo in prestito, col piffero che lo fanno giocare…. Mi sembra elementare.