10 motivi per tifare Atalanta
Questo l'accattivante titolo di un articolo che compare sul sito golditacco.it simpatica e compiuta vista sul calcio com'è visto al femminile. Ecco cosa dice il pezzo a proposito della nostra Dea, a firma di Daniela Russo
Qualcuno le chiama “piccole”, eppure anche le squadre minori che spesso si avvicendano tra serie A e serie cadetta posseggono un fascino proprio e una storia, di cui molte volte non si è abbastanza a conoscenza. Oggi vogliamo fare luce sull’Atalanta, conosciuta anche come la Dea, e elencare 10 motivi per cui è amata:
Perchè è la Regina delle Provinciali: così viene chiamata, in quanto è la squadra che vanta il maggior numero di presenze nella massima divisione italiana tra quelle che non rappresentano un capoluogo di regione e non hanno mai vinto lo Scudetto.
Per Gaetano Scirea, Roberto Donadoni, Alessio Tacchinardi, Giampaolo Pazzini: sono soltanto alcuni dei nomi usciti dal “vivaio” degli orobici, e alcuni di essi hanno lasciato indelebile il loro nome nelle pagine del nostro calcio.
Per la Coppa delle Coppe: Nel 1988, con Emiliano Mondonico come guida, la Dea arriva pur militando in serie B in semifinale di Coppa delle Coppe, eliminata poi dai belgi dei Malines che vinceranno la competizione. Un exploit ormai passato alla storia.
Per l’occhio attento ai giovani: l’Atalanta punta praticamente tutto sul settore “giovani”; è una vera e propria perla rara in un campionato dove il numero degli stranieri è ormai superiore a quello degli italiani, spesso a discapito dei talenti di casa.
Per Antonio Percassi: il presidente dei nerazzurri è un imprenditore brillante e capace. Ha acquistato per la sua squadra lo stadio “Atleti Azzurri” e per il ritorno in Europa ha reclutato lo sponsor “RadiciGroup”, multinazionale ma di matrice bergamasca. Un perfetto cultore di tradizione e lungimiranza.
Per Gian Piero Gasperini: un tecnico genuino e capace che in passato su panchine “pesanti” non ha avuto abbastanza fortuna. Oggi all’Atalanta Gasperini sembra una cosa sola con la squadra, soprattutto grazie al feeling che riesce a stabilire con i più giovani, cui dona fiducia e ruoli disegnati ad hoc.
Per il pubblico: un tifo verace, semplice, di quello capace ancora di ringraziare per una qualificazione in Europa League ma soprattutto rispettoso verso gli ex: quando si torna a Bergamo da avversari si è applauditi e omaggiati, magari anche con una bottiglia di genuino vino rosso.
Per la politica sana: l’Atalanta è uno splendido esempio di come si possa far bene senza bilanci record, senza sperperare cifre folli, facendo anche cessioni importanti nel momento in cui vale veramente la pena farle (vedi Kessie e Conti). Roba da fare invidia alle squadre più grandi.˝
Per lo slogan: “L’Atalanta bergamasca nel tranello non ci casca, classe e stile in abbondanza è padrona di eleganza”. Così recitava un motto presente nelle figurine di calcio durante gli anni ’70. Affascinante e veritiero.
Perché vogliamo sia una certezza: abbiamo già avuto squadre in passato che si sono distinte pur nella loro piccola dimensione. In questo momento, per tutti i fattori già evidenziati, abbiamo bisogno dell’Atalanta. Abbiamo bisogno che la Dea non sia solo un sogno di una stagione, ma una giovane certezza.
Daniela Russo
Articolo a questo link
Qualcuno le chiama “piccole”, eppure anche le squadre minori che spesso si avvicendano tra serie A e serie cadetta posseggono un fascino proprio e una storia, di cui molte volte non si è abbastanza a conoscenza. Oggi vogliamo fare luce sull’Atalanta, conosciuta anche come la Dea, e elencare 10 motivi per cui è amata:
Perchè è la Regina delle Provinciali: così viene chiamata, in quanto è la squadra che vanta il maggior numero di presenze nella massima divisione italiana tra quelle che non rappresentano un capoluogo di regione e non hanno mai vinto lo Scudetto.
Per Gaetano Scirea, Roberto Donadoni, Alessio Tacchinardi, Giampaolo Pazzini: sono soltanto alcuni dei nomi usciti dal “vivaio” degli orobici, e alcuni di essi hanno lasciato indelebile il loro nome nelle pagine del nostro calcio.
Per la Coppa delle Coppe: Nel 1988, con Emiliano Mondonico come guida, la Dea arriva pur militando in serie B in semifinale di Coppa delle Coppe, eliminata poi dai belgi dei Malines che vinceranno la competizione. Un exploit ormai passato alla storia.
Per l’occhio attento ai giovani: l’Atalanta punta praticamente tutto sul settore “giovani”; è una vera e propria perla rara in un campionato dove il numero degli stranieri è ormai superiore a quello degli italiani, spesso a discapito dei talenti di casa.
Per Antonio Percassi: il presidente dei nerazzurri è un imprenditore brillante e capace. Ha acquistato per la sua squadra lo stadio “Atleti Azzurri” e per il ritorno in Europa ha reclutato lo sponsor “RadiciGroup”, multinazionale ma di matrice bergamasca. Un perfetto cultore di tradizione e lungimiranza.
Per Gian Piero Gasperini: un tecnico genuino e capace che in passato su panchine “pesanti” non ha avuto abbastanza fortuna. Oggi all’Atalanta Gasperini sembra una cosa sola con la squadra, soprattutto grazie al feeling che riesce a stabilire con i più giovani, cui dona fiducia e ruoli disegnati ad hoc.
Per il pubblico: un tifo verace, semplice, di quello capace ancora di ringraziare per una qualificazione in Europa League ma soprattutto rispettoso verso gli ex: quando si torna a Bergamo da avversari si è applauditi e omaggiati, magari anche con una bottiglia di genuino vino rosso.
Per la politica sana: l’Atalanta è uno splendido esempio di come si possa far bene senza bilanci record, senza sperperare cifre folli, facendo anche cessioni importanti nel momento in cui vale veramente la pena farle (vedi Kessie e Conti). Roba da fare invidia alle squadre più grandi.˝
Per lo slogan: “L’Atalanta bergamasca nel tranello non ci casca, classe e stile in abbondanza è padrona di eleganza”. Così recitava un motto presente nelle figurine di calcio durante gli anni ’70. Affascinante e veritiero.
Perché vogliamo sia una certezza: abbiamo già avuto squadre in passato che si sono distinte pur nella loro piccola dimensione. In questo momento, per tutti i fattori già evidenziati, abbiamo bisogno dell’Atalanta. Abbiamo bisogno che la Dea non sia solo un sogno di una stagione, ma una giovane certezza.
Daniela Russo
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By staff