15/03/2023 | 16.41
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35 anni fa come oggi: GLI EROI DELL'ALVALADE

35 anni fa, come oggi, Cantarutti se ne partiva in contropiede, scavalcava il portiere avversario e metteva in rete la palla che ci garantiva la semifinale di Coppa delle Coppe, vendicando i nerazzurri del '63 eliminati nello spareggio della stessa competizione dagli stessi avversari del 1988, quello Sporting di Lisbona legato piu' di tutti ai nostri primi sogni europei. Ma Cantarutti fu solo il finalizzatore, uno tra tutti gli eroi che quel giorno vestirono la nostra maglia, ed era un'Atalanta pesantemente decimata, che vissero, e ci fecero vivere, il sogno di allora.

Ecco come ne parla Stefano Colnaghi (il nostro Rodrigo Diaz) nel libro citato in fondo al testo

il centravanti
Aldo Cantarutti
Un eroe irregolare
di Stefano Colnaghi

Era color verde pisello, decisamente vissuta, la Fiat 124 special di mio padre.

Le chiavi erano sul mobile del salotto, dove le lasciava sempre.

Per tutta la settimana. Perche l’auto di famiglia la si usava solo il sabato per andare a fare la spesa e la domenica per andare a messa.
Le presi e lasciai al loro posto un biglietto.

Vado da Vincenzo, con Claudio, a vedere la partita?.

Non erano ancora le tre del pomeriggio e la partita si sarebbe giocata la sera.

Avevo preso l’auto di nascosto, prima che mio padre rientrasse dal lavoro e mentre mia madre era distratta, perche ero certo che mi avrebbero detto di andarci in Vespa, da Vincenzo.

Ma a me serviva l’auto. Dovevo passare a prendere Claudio, che ci sarebbe comunque stato anche sulla Vespa, ma ci avrei caricato assieme anche le casse di birra, gli affettati, il pane e il vino. Senza i quali non avrebbe avuto senso seguire quella partita. Perche, in fondo, la partita non era lo scopo ultimo, ma il vettore per vivere qualche ora particolare, sperando che diventassero poi ore da ricordare.

Il calcio non era la mia prima passione. Ero un tifoso distratto. L’Atalanta era una piacevole fede, ereditata dall’appartenenza a quell’angolo di Bassa che si contende le nebbie con la piu blasonata provincia di Milano, piu che una passione viscerale. Almeno allora.

Nell’epoca di Maradona, di Zico, di Platini calcavano i campi italiani molti giocatori ascesi a pieno merito all’Olimpo degli eroi del pallone. Ma lo sport ha il potere di creare anche eroi “irregolari”.

Soprattutto per i tifosi distratti, altrettanto irregolari. Forse anche non troppo competenti.

Ed e cosi che si puo inciampare in un particolare calciatore quasi per caso, o per necessita, e gli si erige il podio. Il trono. Spesso, ci si scopre quasi piu a difenderlo che a osannarlo.

Lo sport e capace di questo. E il calcio, che e lo sport piu popolare alle nostre latitudini, offre un paniere infinito di questi eroi irregolari.

Guidavo sovrappensiero sulla strada bassa che portava verso la casa di Claudio. Mentre pensavo a come meglio spendere la colletta che avevamo raccolto la mattina in classe per comprare gli alimenti, la testa mi scappo via per un attimo e scivolo verso la partita.

Formazione rimaneggiata, causa sfortune varie, ma il mio eroe irregolare ci sarebbe stato. La davanti. Con il numero 9.

La faccia non era proprio quella che si addice a un calciatore.

Tutt’al piu a un attore di film d’avventura.

Capelli biondi, fin sulle spalle. Non a sventolare come quelli di Stromberg, ma sufficientemente lunghi da svolazzare per farne una corona ai colpi di testa. Zigomi sicuri e mascella decisa. Come quella dei duri.

Anche la voce era particolare. Mi convinsi che avesse la voce alla Clark Gable. Seppur non avessi la piu pallida idea di come potesse essere la voce originale di Clark Gable.

Inciampai per la prima volta nelle fattezze di quell’attaccante impavido quasi per caso. Una fredda domenica sera di febbraio, davanti alla televisione.

Alla Domenica Sportiva stavano trasmettendo il servizio della partita Catania-Milan.

Il pareggio sembrava ormai cosa fatta, ma una palla alzata di testa in area rossonera arrivo dalle parti di quel centravanti longilineo, circondato dall’intera difesa ospite. Aldo Cantarutti se l’aggiusto di petto, poi due palleggi spalle alla porta, infine una rovesciata come quelle che si disegnano nei fumetti.

Franco Baresi, attonito, alzo il proverbiale braccio destro ancor prima che la palla s’infilasse all’incrocio alla destra di un pietrificato Piotti. Come d’istinto, anche l’arbitro levo il braccio destro, con il sinistro avvicino il fischietto alla bocca e annullo il gol.

Il Cibali esplose. Un tifoso siciliano scavalco le recinzioni e raggiunse l’arbitro, prima che i carabinieri riuscissero a bloccarlo. La partita riprese solo perche si potesse fischiare la fine. Qualcun altro accerchio la dirigenza milanista sugli spalti con fare minaccioso.
Gli ospiti verranno scortati all’uscita dello stadio diverse ore dopo. Il Cibali prendera quattro giornate di squalifica.

L’arbitro rassegnera le dimissioni irrevocabili il mattino seguente, senza mai spiegare perche avesse annullato quel gol.

Anche cosi nascono gli eroi. Senza saperlo. Senza volerlo. Nemmeno il dio Eupalla fu in grado di restituirgli quel gol, che nessuno mai avrebbe dovuto annullare, nemmeno fosse stato quattro metri in fuorigioco. Perche un gol cosi, che e l’essenza del calcio, non si puo annullare. Mai.

Allora si diventa eroi. Eroi irregolari. Spesso, gli eroi del pallone vengono dalle seconde fasce. E nelle seconde fasce per tutta la carriera ci rimangono, ma questo non impedisce loro di diventare degli eroi. Irregolari, appunto.

Per me, ventenne indaffarato in altro, Cantarutti sali sul trono quel giorno e la corona la calzo quando fu acquistato dell’Atalanta. La squadra per cui distrattamente tifavo.

Se stasera segna Aldogol, mi ubriaco?.

Sussurrai a Claudio, mentre riempivamo il baule della centoventiquattro con le casse di birra, il pane e gli affettati. I formaggi li avrebbe portati Christian, suo padre gestiva un piccolo caseificio. Andrea si sarebbe preoccupato del vino.

Roby e Iava, diminutivo del cognome per distinguerlo dall’altro Andrea, si occuparono del resto.

Ti ubriacherai comunque, credimi.

Sentenzio Claudio.

La casa di Vincenzo era solo per noi, quella sera.

Se io ero un atalantino distratto, Vincenzo era un atalantino attento. Molto attento. Christian e Roby erano invece interisti, Andrea milanista, Claudio tifava Toro e tiava Juventus.

Ma quella sera eravamo tutti li per l’Atalanta. Perche l’Atalanta in Coppa ha il potere di raggruppare, sotto un solo tetto, una tavolozza variegata di fedi calcistiche. Una sorta di multietnicita calcistica.

Per ingannare l’attesa e per esorcizzare la serata di Coppa, Christian aveva portato la videocassetta di Animal House. Un film imprescindibile a ogni riunione extrascolastica di quel manipolo di liceali. Non importava che l’avessimo gia visto una dozzina di volte.

Vincenzo recupero le pagine dei quotidiani che conservava come cimeli, dalle quali ritagliammo le fotografie degli undici eroi, anzi dodici, c’era anche il “Mondo”, che sarebbero scesi in campo piu tardi. Mentre scorrevano le immagini di Bluto Blutarsky e i suoi compagni di college, sulla cornice del televisore incollammo i “santini” dei gladiatori di Lisbona.

Vincenzo era un collezionista di cose dell’Atalanta.

Dopo il film, prima che iniziasse la partita, inseri la videocassetta con la sintesi della partita di Verona di due stagioni prima. Verona-Atalanta 0-3. Tripletta di Cantarutti e nuovo biglietto per l’Olimpo degli eroi.

Prima di rapina, poi in mezza rovesciata strepitosa e infine un’incornata perentoria. Con i capelli ribelli al vento. E quella maglia lanciata in curva, decidendo di auto-sostituirsi,senza passare attraverso Nedo Sonetti.

Ma di sostituzioni non se ne potevano piu fare. Allora Aldone, come imparai a chiamarlo piu avanti, torno di nuovo sotto la curva per farsi restituire la maglia.

Se non e un eroe questo!

Era gia buio, quando inizio la partita. I lusitani trasformarono lo stadio Jose Alvalade in un inferno. Lo Sporting Lisbona avrebbe dovuto segnare almeno due reti per riequilibrare la sconfitta patita a Bergamo.

I nostri si erano presentati con una formazione rabberciata per infortuni e squalifiche. Ma in panchina c’era l’Emiliano di Rivolta, paesotto della Bassa che distava pochi passi dalla casa di Vincenzo. E il “Mondo” in quelle situazioni ci andava a nozze, che in campo ci fossero i titolari o le riserve. Nulla importava.

I padroni di casa trovarono il vantaggio. La porta di Piotti, proprio lui, quello che rimase impalato alla rovesciata di Aldogol due anni prima al Cibali, era un fortino assediato.

E Cantarutti era la davanti, con il numero 9. Da solo.

I compagni erano tutti a protezione dell’area assediata, mentre lui si trovava spaesato a lottare con l’intera difesa, massiccia e cattiva, dei portoghesi.

Fino a quando Nicolini non intravide uno spiraglio e c’infilo dentro il pallone. Aldone lo capi prima dei suoi marcatori e si avvento.

Il portiere Damas gli corse disperatamente incontro, molto fuori dall’area.

Cantarutti sposto la palla lateralmente, mentre il portiere cerco con un braccio di stenderlo. Ma lui scanso il colpo. Non avrebbe dovuto calciare, Aldo. Ma lui e un attaccante vero e non fa calcoli.

Magari avrebbe dovuto accettare l’abbraccio del portiere e causarne l’espulsione. Mancavano solo otto minuti e non avrebbero mai piu potuto segnare il secondo gol, con un uomo in meno.

Non avrebbe dovuto calciare, Aldo. Perche era sul passo della corsa, non del tiro ed era decentrato rispetto allo specchio della porta.

Non avrebbe dovuto calciare rasoterra. L’erba avrebbe potuto rallentare la palla e il difensore avversario avrebbe potuto tentare una scivolata estrema.

Ma Cantarutti e un attaccante vero. Non fa calcoli.

E poi e un eroe. Un eroe irregolare.

La palla ando a insaccarsi nella rete.

Aldogol non la segui nemmeno. Corse verso l’esterno a braccia alzate. Verso i tifosi. Usci persino dall’inquadratura.

La regia se lo perse. Inquadro la porta trafitta. Inquadro la panchina orobica in delirio, ma non trovo il numero 9.

Un eroe. Irregolare.

La serata prosegui fino a notte fonda.

Staccai l’icona di Cantarutti dalla cornice della televisione e la misi in tasca. Accartocciata.

Accompagnai a casa Claudio, brillo e felice. D’altra parte, lo eravamo tutti, brilli e felici.

Guidai con il finestrino abbassato fino a casa.

Mio padre era ancora sveglio. Seduto in salotto.

E colpa sua.

Gli sventolai il foglio spiegazzato con la faccia spigolosa e dai capelli scompigliati di Cantarutti.
?Basta che fra un paio d’ore ti alzi e vai a scuola?.

La mattina successiva, a scuola c’eravamo tutti. Andrea, Roby, Christian, Iava, Claudio.

E c’ero anch’io.

Con l’immagine di Cantarutti in tasca.




Il centroavanti / Aldo Cantarutti, Un eroe irregolare, di Stefano Colnaghi, in Una dea senza tempo. Dodici scrittori per un'Atalanta sentimentale, AA.VV., 2022, Bolis Edizioni
Link al libro:https://www.bolisedizioni.it/it/be_portfolio/una-dea-senza-tempo



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