5 anni senza MINO FAVINI.
Ricorre oggi il quinto anniversario dalla morte dei uno degli artefici delle fortune di Zingonia, il maestro Mino Favini.
Autentico fuoriclasse nello scovare talenti. Li riconosceva ad ogni età e quando i ragazzi arrivavano a 15 anni aveva la certezza di sapere l'esatta categoria in cui sarebbero arrivati. Era solito tenere una lista di giocatori, più di un centinaio, dove annotava il nome del ragazzo e la categoria in cui avrebbe potuto giocare una volta diventato adulto. Con altissima percentuale di previsioni avveratesi in seguito
Aveva la straordinaria dote di vedere prima degli altri e più degli altri, quanto e come un giocatore sarebbe potuto crescere
Negli anni in cui era all'Atalanta, il signor Mino Favini era un uomo che insegnava dei valori, lui ci trasmetteva tante cose e i comportamenti per lui erano fondamentali.
Innanzitutto voleva sportività e rispetto verso i tecnici, tra compagni, verso gli avversari, gli arbitri e non solo, anche verso le strutture, i materiali che avevamo a disposizione. Questi principi cementavano il senso di appartenenza che era tipico e forte nelle squadre giovanili dell'Atalanta, dove si giocava per i compagni, per la maglia, la vittoria per il sig. Mino era solo la conseguenza di un certo tipo di percorso che vedeva al centro il gioco e passava dall'impegno e dai comportamenti.
Di Favini è rimasta la cultura di voler insegnare nei suoi discepoli. La cultura di voler curare in ogni aspetto, il singolo giocatore e di non dover per forza rincorrere il risultato se non assolutamente attraverso un'idea di calcio, una cultura di gioco.
Lui aveva sempre in mente l'idea di raggiungere il risultato solo attraverso la qualità del gioco che necessariamente passa dalla crescita tecnica e atletica dei calciatori.
Quando entrò in vigore la nuova norma sul retropassaggio coi piedi al portiere lui voleva a tutti i costi che il portiere diventasse come tutti gli altri giocatori, bravo tecnicamente.
Venivano poi scelti anche giovani con struttura fisica non importante, magari un po' più indietro fisicamente ma che potessero crescere tecnicamente. Come oggi, il fisico può fare la differenza tra i giovani ed al momento, far vincere partite e campionati, ma nell'Atalanta la cosa più importante non era vincere bensì formare giocatori. .
Una volta Favini, durante una partita della primavera contro il Milan, era con Finardi e ricordarono una partita dove Finardi aveva schierato ragazzini di due anni più piccoli degli avversari, fu una disfatta senza nemmeno un tiro in porta ma Favini si ricordava che alcuni suoi giocatori non avevano sbagliato un passaggio in tutta la partita e per lui questo era stato il vero successo e l'insegnamento di quella gara: il gioco e la qualità erano le cose più importanti.
Un padre di famiglia. Questa è la vera definizione. Seguiva, dava attenzioni, consigliava e lo faceva come un padre di famiglia.
Ciao Mino, come te nessuno mai e nessuno piu'!
By staff