27/03/2019 | 16.00
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58mila km

Major global aviation routes on the globe

 

I 58 mila chilometri per le Nazionali dei tredici ironman dell’Atalanta

I viaggi pari a una volta e mezzo il giro per mondo per i nerazzurri «in prestito» potrebbero influenzare la trasferta d domenica contro il Parma.

Da una parte una squadra che ha compiuto una volta e mezzo il giro del pianeta (58.125 chilometri); dall’altra una che ha quasi fatto una gita fuori porta (10.231). Parma-Atalanta (mancano 150 biglietti per avere il tutto esaurito nel settore ospiti), in programma domenica alle 12.30, sarà inevitabilmente influenzata dalla pausa per le Nazionali.

Domenica in Emilia 
Soprattutto, dal diverso peso fornito per rimpolpare le truppe delle rispettive rappresentative. I bergamaschi hanno «prestato» 13 giocatori, il Parma 4. Una bella differenza. L’ultimo a rientrare in Italia sarà Duvan Zapata — l’arrivo è previsto stasera alla Malpensa — e il nerazzurro sarà disponibile a Zingonia per la seduta di domani. A proposito del bomber, per lui un’entrata dalla panchina nella vittoria della Colombia sul Giappone e presenza da titolare nel k.o. rimediato con la Corea del Sud. Zero gol, la prima gioia nella Nazionale maggiore è rinviata. Domani il sudamericano avrà sul groppone 19.735 km percorsi con voli intercontinentali in poco meno di dieci giorni, poco meno del doppio del totale dei quattro emiliani: Dimarco, Bastoni, Kucka e Schiappacasse.

Il secondo ironman in classifica è Remo Freuler (6.388 km), nonostante si sia radunato dietro l’angolo (a Zurigo, dove si è allenato per 4 giorni al Letzigrund Stadion) e abbia giocato (e segnato per la prima volta con la Svizzera) a Basilea ieri sera contro la Danimarca. Pesa, per il mediano, in termini chilometrici, la trasferta vittoriosa a Tblisi in Georgia di settimana scorsa (successo per 2-0).

Al terzo posto, Timothy Castagne (5.938 km) che con il suo Belgio è tornato dopo un anno e mezzo al Neo Gsp di Nicosia a Cipro rimanendo in campo per 90 minuti, a differenza del match di Europa League con l’Apollon che vide dalla panca.

Gioie e dolori 
Essere chiamati in Nazionale è motivo d’orgoglio. Fa morale. Rappresentare la propria patria è un onore che tutti vogliono vivere. Rarissimi quelli che rifiutano una chiamata. E pure quelli che lasciano, prima o poi ritornano. L’ultimo caso è Messi, rientrato nell’Argentina dopo una pausa di 8 mesi figlia della delusione dei Mondiali. Rientrano anche a distanza di anni, come Quagliarella, ieri di nuovo in campo da titolare in maglia azzurra. L’ultima fu nel 2010. Inoltre per chi è nel pieno della carriera, la Nazionale è una vetrina per farsi notare da squadre blasonate. Come nel caso di Mancini. Il difensore bergamasco, già stimato (soprattutto dalla Roma), avrà probabilmente l’imbarazzo della scelta a giugno. Atalanta permettendo. Perché la vetrina porta inevitabilmente anche a un rialzo del prezzo del cartellino.

Dopo i pro, i contro. Che riguardano essenzialmente i club. Perché i calciatori possono farsi male. Come accaduto a Cristiano Ronaldo in Portogallo-Serbia. Un infortunio che rischia di estrometterlo dalla doppia sfida della Juventus con l’Ajax di Champions League. Poi, e torniamo in casa Atalanta, per chi è abituato a certi ritmi in allenamento (a Zingonia sono forsennati), per dieci giorni si ritrova quasi in vacanza. Con il rischio di veder calate condizione e forma. Senza contare che, ovviamente, lo staff tecnico non ha un controllo sul lavoro che i giocatori svolgono con la Nazionale. Almeno fino al ritorno al Bortolotti che per Ilicic, Pasalic, Reca, de Roon, Hateboer, Castagne, Barrow, Berisha, Djimsiti e Kulusevski è stato martedì.

Fonte bergamo.corriere.it

By sigo
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