06/04/2019 | 09.08
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Alessandro Ruggeri racconta Ivan: “Quanto eri forte papà, col Mondo una famiglia allargata”

Ivan Alessandro Ruggeri

Il 6 aprile 2013 moriva l'ex presidente dell'Atalanta. A sei anni di distanza lo ricorda il figlio Alessandro: "Ha lottato fino all'ultimo, aveva troppa voglia di vivere"

È passata meno di una settimana dall’anniversario di Emiliano Mondonicoe forse non è un caso che ci troviamo a ricordare un suo grande amico, Ivan Ruggeri, per 15 anni presidente dell’Atalanta, scomparso il 6 aprile 2013. E come è quasi travolgente il modo con cui la figlia Clara sa far rivivere il Mondo, è altrettanto bello sentire Alessandro (tra l’altro anche lui per breve tempo presidente dell’Atalanta) come racconta papà Ivan, le sue emozioni, i suoi ricordi…

“Sono passati tanti anni, ma sembra ieri. Perché sono sei anni, ma in realtà gli anni si raddoppiano, papà è mancato da undici, da quando è successo, è stato colpito dalla malattia, tanti anni di sofferenza. Eppure anche sempre tanta speranza, che poi si affievoliva ma… ma quanto era forte, papà”, ricorda Alessandro.

Ce lo racconti: “Se penso a lui, mi viene in mente la sua voglia di vivere, fino all’ultimo. Una persona con un altro carattere si sarebbe lasciata andare. Ma anche in quei momenti è uscita la sua forza”.

 

Alessandro Ruggeri fa una pausa e continua: “Io tornavo a casa dal lavoro e lui era lì, con la mamma che lo assisteva giorno e notte. Lo salutavo e solo con lo sguardo ti dava una forza e un insegnamento fortissimi, straordinari. Perché pensare a papà vuol dire pensare soprattutto all’insegnamento che ci ha trasmesso durante la malattia, con la sua capacità incredibile e quanta forza ti dava… anche solo con uno scambio di sguardi, sempre cercando di reagire, di far capire anche solo con gli occhi che lui c’era”.

 

Facciamo un passo indietro. A quando Ivan Ruggeri andava allo stadio, o a Zingonia, con suo figlio ancora bambino: “Ecco, tanti lo ricordano per quell’aria da burbero ma le persone che lo conoscevano sanno bene che non era così. Era un uomo semplice, molto alla mano, il bergamasco che s’intende con uno sguardo, una forte stretta di mano. A Zingonia andavo fin da bambino con lui. Penso a una delle tante volte con Mondonico, che ricordo con tanto affetto (fa una pausa, ndr) e aveva un cascinale dove ero andato a trovarlo con papà. E io giocavo con i suoi cani, un sabato prima della partita, poi uno di quei cagnolini è diventato nostro, il Mondo ce l’ha regalato, si chiamava Lilli. Quando ci trovavamo con Mondonico era come essere con uno di famiglia, era bello anche per questo”.

 

Non solo Mondo, con cui Ivan Ruggeri si intendeva e si capiva subito e aveva scelto (e aveva avuto ragione) per tornare subito in Serie A, nel 1994. “Ricordo”, continua Alessandro Ruggeri “con Mandorlini, quando papà ha dovuto esonerarlo aveva le lacrime agli occhi. Poi con Colantuono, con Del Neri, ha avuto un rapporto vero, importante. Ma che con i giocatori ha avuto un legame forte, lui che aveva un grande trasporto emotivo e sembrava tenere dentro i sentimenti ma si capiva bene cosa provava. E a distanza di tempo si aveva piacere di rivedersi con loro”.

 

Ci diceva della forza di papà Ivan: ” Ha sempre avuto un grande spirito ed è sempre stato uno dei suoi insegnamenti quello di guardare avanti. Mi ricordo quando abbiamo perso lo spareggio con la Reggina (nel 2003, ndr) e mi sono messo a piangere, sulla scaletta del pullman. Papà mi ha dato uno schiaffetto e mi ha rimproverato: Dai che da domani torniamo più forti di prima e subito in Serie A, le lacrime non servono a nulla”. E così è stato.

 

Un po’ come le rimonte che fa adesso l’Atalanta, bisogna sempre avere la forza di reagire… “Ah sì, davvero. Papà aveva una capacità incredibile, diversa dagli altri, pur avendo una grande umanità. La volta che l’ho visto soffrire di più è stato per la tragica scomparsa di Pisani. Perché lui viveva le sue aziende come una famiglia e l’Atalanta era così, Chicco Pisani era come un figlio ed è stata la prima volta che ho visto papà piangere. Però queste emozioni le capisci più passa il tempo e vedere papà piangere… è qualcosa che ti resta, me lo ricordo ancora come se fosse oggi. Non un sentimento di debolezza, ma di grande umanità”.

 

Oggi è un altro calcio, ma…”Sicuramente papà da lassù farà il tifo per questa Atalanta, sarebbe uno dei primi tifosi. Mi piace tanto l’Atalanta, è uno spettacolo vederla, fa sognare sempre qualcosa di più grande, se l’anno scorso l’Europa League, quest’anno si guarda ancora più lontano e comunque vada sarà un trionfo, non dimentichiamo che c’è anche la Coppa Italia. Gasperini è uno dei pochi insegnanti di calcio, non ce ne sono tanti: certo che sarebbe piaciuto anche a papà, come Gomez. Ma Gasp è proprio bravo, non ce ne sono tanti che sanno dare questa impronta e brava la società a tenerlo anche quando ha vissuto e poi superato momenti difficili, con la forza di avere nervi saldi e andare oltre certi risultati, all’inizio negativi”.

 

Anche la famiglia Ruggeri in fondo è una bella squadra, con la mamma Daniela che ha assistito Ivan ogni giorno, l’altra figlia Francesca e… “Papà è sempre stato molto riservato” continua Alessandro “molto schivo. Il calcio è cambiato, oggi si va più veloce e certo anche il rapporto con i mass media…sicuramente papà non sarebbe uomo da social, già si faceva fatica a fargli cambiare il telefono anche se imparava subito ed era molto concreto. Vero, la nostra famiglia è una bella squadra, oggi molto unita. Mia sorella e mio nipote vivono a Genova, ma il legame tra noi è sempre forte. Purtroppo è mancato il pilastro”.

 

Alessandro Ruggeri continua a occuparsi di pallone: “Ora lavoro ancora nel calcio, faccio il consulente”, spiega. Anche se è difficile rivivere certe emozioni e quindi… “Non sono ancora tornato allo stadio, non sono riuscito. Ringrazio il presidente Percassi che ogni anno mi manda l’abbonamento, però finora non ce l’ho fatta. Tornerò. Però sono stato a Zingonia a vedere una partita della Primavera, dopo tanti anni. E Zingonia era il sogno di papà e oggi vederlo ampliato, è quello che avrebbe voluto: lo farebbe tanto felice, lui ha sempre creduto in quello e credo che sia stato tra i primi dirigenti calcistici a guardare lontano, a creare un centro sportivo di livello, di proprietà. Così come sarà bello vedere il nuovo stadio, perché anche quello era il suo sogno”.

 Ma sicuramente da lassù… “Farà il tifo anche lui e si troverà col Mondo a commentare la sua Atalanta”. Ivan Ruggeri è stato  ricordato in una Messa venerdì 5 aprile, al Santuario di Borgo Santa Caterina.

fonte bergamonews.it   (  )

By marcodalmen
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