Alla fine 26 milioni per Diallo non erano troppi
Cosa sapevamo di Amad Traorè quando aveva lasciato l’Atalanta per 26 milioni di euro?
Sapevamo che era considerato un fenomeno a livello giovanile, che rispetto ai suoi coetanei sembrava andare a un’altra velocità.
Sapevamo che era considerato persino più forte di suo fratello, Hamed Traorè, in quel momento uno dei giocatori più tecnici del campionato italiano. «Il vero crack era Amad», diceva il suo primo allenatore italiano al Boca Barco.
Sapevamo che aveva segnato a pochi minuti dal suo esordio in Serie A. Un gol all’Udinese con un bel tiro di sinistro dritto per dritto. Sapevamo che era il primo 2002 a segnare in Serie A.
Tutte queste cose che sapevamo non ci sembravano sufficienti a giustificare l’esborso di 25 milioni di euro (più eventualmente 15 di bonus) da parte del Manchester United, per questo diciannovenne di cui si era appena intravisto un talento di qualche tipo.
Era sembrata l’ennesima spesa folle del Manchester United, milioni regalati all’Atalanta che in quel momento riusciva a fare plusvalenze persino sui giocatori che non utilizzava e di cui non era chiaro il valore.
Per tutti questi anni, a dire il vero, abbiamo continuato a pensare la stessa cosa. Nonostante fosse giovane e doveva ancora farsi, eravamo pronti a esprimere il nostro giudizio definitivo: un’altra fregatura rifilata dall’Atalanta a un campionato in cui sono meno furbi di noi. Pensavamo che avremmo parlato di Amad Traorè solo per quella storia triste che lo ha visto costretto a cambiare il nome in Amad Diallo. Hamed Traorè, che ha potuto mantenere il cognome originale, sembrava anche il talento originale.
Nel 2015 i due sono arrivati in Emilia Romagna dalla Costa d’Avorio per giocare a calcio. Avevano 13 e 15 anni ed erano già i più forti di tutti. Uno è andato all’Empoli, l’altro all’Atalanta. Solo nel 2020 abbiamo scoperto, con un’indagine della procura di Parma, che i due erano arrivati in Italia con in mano dei documenti falsi e che non erano veramente fratelli.
Eppure negli ambienti specializzati si continuava a vociferare fosse un fenomeno. «Era il miglior giocatore del miglior settore giovanile in Italia. Tutti lo volevano», aveva raccontato uno scout del Manchester United.
Diallo allo United ha cominciato a girare in prestito, ultimo dei problemi di un club con mille problemi. Troppo forte per giocare nell’Under 23 - dove segnava i rigori col cucchiaio - non abbastanza forte per giocare in prima squadra. Gli allenatori continuavano ad alternarsi e lui continuava a non essere considerato abbastanza buono per giocare. Durante la pandemia segna uno strano gol di testa al Milan, diventando il marcatore non britannico più giovane della storia del club. Diallo sembrava la conferma che la precocità non è necessariamente proporzionale al talento. Aveva giocato una bella stagione al Sunderland, in Championship, che però non diceva molto sulle sue possibilità in Premier League. Erik ten Hag non lo vedeva granché. Nell’estate del 2023 lo ha spedito a un campus organizzato dall’Academy del Manchester United per valutare se poteva far comodo alla squadra o era meglio darlo via per l’ennesimo prestito. I dubbi vengono sciolti dalla rottura del menisco: Diallo rimane per guarire, e non gioca. In una squadra che continuava a maciullare il talento delle sue ali - Sancho, Martial, Greenwood, Rashford - che cosa poteva offrire Amad Diallo?
Toccava bene il pallone, era forte fisicamente, con quel baricentro basso, la velocità e la stabilità nei movimenti e nelle torsioni. Aveva buoni tempi di passaggio. Ma per giocare esterno offensivo nel Manchester United non basta essere forti, bisogna essere decisivi, bisogna produrre. Non esiste talento potenziale, non esistono progetti tecnici, non esiste pazienza.
Nella seconda parte della scorsa stagione inizia a dare segnali del suo talento. Nelle ultime partite, dopo l’orrenda sconfitta contro il Crystal Palace, viene messo titolare ogni tanto. A maggio gioca una bella partita contro il Newcastle. Si muove bene, non sbaglia le scelte, pare acquistare coraggio. Serve l’assist dell’1-0, perde la palla su cui il Newcastle segna l’1-1 e poi realizza il gol del vantaggio con un’azione che aveva già provato e riprovato, un tiro di prima su una palla sputata fuori dall’area dopo un calcio d’angolo. «Nelle ultime partite della scorsa stagione ha giocato bene. Questa deve essere la sua stagione», aveva detto Ten Hag in estate. La società ha puntato su di lui, vendendo Sancho (che certo aveva più mercato). Dopo una grande partita a novembre contro il PAOK, in cui ha segnato una doppietta, Diallo è diventato finalmente titolare. Il primo gol lo segna di testa deviando la palla sul secondo palo - una citazione del gol di Messi di testa in finale di Champions, proprio allo United? Ma è il secondo gol che racconta Diallo. La tenacia con cui recupera il pallone e poi avanza, senza farsi buttare giù, senza accontentarsi del fallo, per tirare con una qualità sensazionale. «Il secondo gol ha tutto ciò che è Amad Diallo», ha commentato Ruud van Nistelrooy; «Ogni giorno viene da me all’allenamento e vuole migliorare la finalizzazione, il cross, mi dice cose come: “Come posso migliorare il mio colpo di testa?”».
Van Nistelrooy è il primo allenatore a metterlo titolare con continuità, e quando è arrivato Ruben Amorim ha trovato un titolare in più e ne ha sciolto anche i dubbi intorno al ruolo. Se tutti gli esterni offensivi falliscono al Manchester United, tanto vale arretrare Diallo di qualche metro. Da terzino/esterno Diallo può coprire una lacuna della rosa dei “Red Devils” - a meno di considerare Dalot un giocatore da Manchester United. Un ruolo in cui è richiesta più disciplina e applicazione, che però si è sposato bene con la mentalità di Diallo, che fa tutti i recuperi, tutti i contrasti, tutti i duelli che gli sono richiesti. Al contempo può permettersi di non avere l’assillo di produrre molto dal punto di vista offensivo. In ogni caso, dopo 81 secondi dall’inizio della prima partita di Amorim, contro l'Ipswich Diallo ha servito un assist per Rashford. Tanto per mettere in chiaro come sarebbero state le cose, che lui sarebbe diventato sempre più influente, anche partendo da più dietro. In quel match Diallo è stato il giocatore della sua squadra più coinvolto in azioni pericolose, e quello che ha fatto progredire di più il pallone.
Cambiano i modi e le zone di ricezione, meno centrali e più larghe. È costretto a giocare meno spalla alla porta e a puntare più spesso l’uomo partendo dall’esterno. I metri da coprire in avanti per lui non sono un problema. A piede invertito può giocare sempre rivolto verso il centro del campo. Per le difese avversarie è una variabile complessa da affrontare. È come se il Manchester United giocasse con un giocatore offensivo in più.
Domenica Amad Diallo ha deciso il derby di Manchester, uno che rischia di diventare significativo, o almeno così si augurano quelli della sponda rossa della città. Il momento dell’inabissamento definitivo del City di Guardiola, e della svolta per il Manchester United di Amorim. Di certo è stata la partita della consacrazione di Amad Diallo, che ha giocato nel tridente offensivo riuscendo a ribaltare il punteggio con due grandi azioni.
All’85’, mentre la partita si avviava verso una noiosissima vittoria per 1-0 del City, ha letto prima di tutti un retropassaggio sciagurato di Nunes. Ha recuperato palla e si è fatto fare fallo dallo stesso giocatore che aveva sbagliato il passaggio. Tre minuti dopo, ha tagliato sempre nella stessa zona. L’immagine fa impressione. Tutti i giocatori in campo sono fermi, mentre Lisandro Martinez tiene palla tra i piedi con l’aria di chi non vuole farci nulla. Diallo è l’unico giocatore che fa un movimento, come assecondando un istinto vitale inesistente per tutti i giocatori in campo. Taglia da destra a sinistra e Martinez lo serve sul movimento. La palla è un po’ lunga, cade a un metro da Ederson in uscita, e lui ha un colpo mezzo geniale, controllandola con l’esterno, alzando la gamba, e dribblando il portiere. Dopo ha la freddezza e la coordinazione per mettere la palla che si alza in porta col piatto. Un gol con un coefficiente di difficoltà vertiginoso.
Come ha scritto Barney Ronay sul Guardian: "Diallo si è semplicemente rifiutato di mollare e ha cambiato il corso del derby di Manchester". Ai di là delle sue qualità tecniche, della forza e la precisione con cui porta palla e calcia, Diallo stupisce per questa grande energia che riesce a portare in campo, rianimando una squadra che a volte tende pericolosamente verso l’atarassia.
A fine stagione il suo contratto è in scadenza ma il Manchester United ha un’opzione per prolungarlo un’altra stagione. «Sono felice di giocare in questo club. Voglio restare qui per molto, molto tempo e fare la storia» ha detto lui.
fonte ultimoumo.com