03/08/2021 | 09.09
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Amarcord: Ivan Valenciano, il colombiano che l’Atalanta preferì ad Asprilla

Amarcord: Ivan Valenciano, il colombiano che l'Atalanta preferì ad Asprilla - Media Politika Settimanale online informazione politica

Se è vero che non tutte le ciambelle riescono col buco, va detto che alcune di esse possono risultare addirittura poco commestibili. E’ il caso, parlando di calciatori, di Ivan Valenciano, molto più che meteora nella serie A italiana e probabilmente sconosciuto al 90% di chi si appresta a leggere queste righe.

Quando l’Atalanta prepara la stagione 1992-93 deve fare i conti con una sorta di rivoluzione: tanto per cominciare, è cambiata la guida tecnica, via Bruno Giorgi e dentro Marcello Lippi, e soprattutto sono andati via elementi storici della squadra, come ad esempio lo svedese Stromberg che ha lasciato l’attività, o gli attaccanti Bianchezi (autore di 8 reti nel campionato 91-92) e Caniggia, passato alla Roma dopo un lungo corteggiamento e dopo tre stagioni ricche di soddisfazioni e gol a Bergamo. Dal Foggia è arrivato Roberto Rambaudi, tornante di destra e protagonista assieme a Baiano e Signori dello stupefacente tridente di Zeman, mentre dai poco amati cugini del Brescia ecco Maurizio Ganz, capocannoniere dell’ultima serie B con 19 reti. Per completare il reparto offensivo, però, Lippi chiede alla proprietà qualche altro rinforzo e i nomi arrivano entrambi dal Sudamerica: uno è l’argentino Leonardo Rodriguez che al tecnico toscano piace molto, l’altro sarà acquistato in Colombia dove gli osservatori atalantini hanno scovato un paio di profili che potranno fare al caso dei nerazzurri.

Ivan Renè Valenciano - Un bolso centravanti in sovrappeso preferito ad Asprilla

Il movimento calcistico colombiano sta effettivamente vivendo il momento migliore della sua storia, la nazionale si è qualificata ai mondiali del 1990 e punta a ripetersi anche per quelli del 1994, soprattutto perché sta sfornando numerosi talenti che tentano ogni estate l’avventura europea che possa lanciarli definitivamente nel grande calcio. Sul taccuino dei dirigenti dell’Atalanta c’è un nome in particolare a stuzzicarli: Faustino Asprilla. In Colombia si dice che questo attaccante possa agire sia da prima che da seconda punta, che abbia una velocità impressionante e un discreto numero di gol nel suo carniere. Asprilla è l’astro nascente del calcio colombiano e l’Atalanta inizia a studiarlo per portarlo eventualmente in Italia a cifre ancora piuttosto contenute, anche se il suo non è l’unico profilo visionato. A destare curiosità, infatti, c’è anche un altro attaccante che si chiama Ivan Renè Valenciano, classe 1972, autore di 44 reti negli ultimi 4 anni con la maglia del Junior Barranquilla e capocannoniere del girone sudamericano di qualificazione alle Olimpiadi. Le recensioni sono positive, Valenciano può occupare diverse zone dell’attacco ed ha una qualità tecnica molto buona. C’è da scegliere e, si sa, a volte la decisione è azzeccata, altre volte no, basti pensare al Bologna che nel 1988 fra i cileni Hugo Rubio e Zamorano scelse il primo, lasciando quello che sarà per anni uno dei centravanti migliori d’Europa.

E alla fine sceglie pure l’Atalanta che acquista Ivan Valenciano al posto di Faustino Asprilla che, come sappiamo, finirà al Parma dove vincerà quasi tutto diventando anche un discreto bomber della serie A. Quando Valenciano sbarca a Bergamo, sciarpa atalantina al collo e sorriso da bravo ragazzo, la gente (e forse pure Lippi) sgrana gli occhi attonita: ma è davvero questo il nuovo attaccante dell’Atalanta? Il colombiano, comprensibilmente intimidito dopo un lungo viaggio e appena sbarcato in una realtà completamente nuova, appare in evidente sovrappeso, le guance paffute, il sottomento pronunciato, per sua fortuna si è vestito di nero e sembra addirittura più magro di quanto in realtà non sia. La presentazione, insomma, non è delle migliori e qualche tifoso inizia a nutrire perplessità circa il nuovo arrivato. A smorzare le polemiche, almeno in parte, ci pensa il direttore sportivo atalantino Franco Previtali che conferma le qualità del colombiano: “Osservo personalmente Valenciano da diversi mesi – rivela sicuro il dirigente – e posso assicurarvi che ha grandi doti tecniche e un innato istinto del gol. A me ricorda Boninsegna“. Chissà se il grande Bonimba abbia mai letto o sentito tali dichiarazioni….

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Durante il ritiro pre campionato, comunque, Valenciano si impegna ma già dopo pochi giorni di allenamento Lippi si accorge che di lacune ce ne sono molte: l’attaccante sudamericano è abbastanza bravo negli spazi brevi, quando riceve palla sa districarsi bene in mezzo ai difensori, ma guai a chiedergli sacrifici in ripiegamento o, peggio ancora, movimenti tattici particolarmente articolati. Inoltre, la sua tendenza a prendere peso inizia ad essere un problema, al punto che Lippi chiede ai nutrizionisti della squadra una dieta a parte per il colombiano, ridotto quasi esclusivamente a mangiare verdure bollite, pesce lesso e, tutt’al più qualche grammo di pasta al pomodoro. Valenciano soffre fame e tattica, forse inizia pure a pensare “ma chi me l’ha fatto fare di venire fin quassù“, anche se, ad onor del vero, non è né un piantagrane e neanche uno di quei sudamericani che ha continua nostalgia di casa e se ne sta da solo tutto il giorno ad ascoltare musica latino americana fra i ricordi e la malinconia del suo paese. Valenciano si adatta, prova anche ad imparare la lingua e, tutto sommato, fa una discreta impressione ai compagni e all’allenatore, anche se durante le amichevoli estive non è che faccia vedere numeri incoraggianti.

Iván René Valenciano confiesa por qué no jugó cuando estuvo en el Atalanta | MARCA Claro Colombia

Il 6 settembre 1992 inizia il campionato e l’Atalanta ospita il Parma. Curiosamente si sfidano proprio le due squadre che hanno fatto la spesa in Colombia e che si sono accaparrate due dei talenti maggiormente in ascesa del paese sudamericano. Valenciano è schierato dal primo minuto in coppia con Ganz; maglia numero 9, il colombiano ha addosso gli occhi dello stadio Comunale di Bergamo che vuol capire se quel ragazzotto un po’ grassottello possa effettivamente fornire qualche buona prestazione con i nerazzurri. L’Atalanta parte all’attacco, Rambaudi sembra l’uomo più in forma della squadra di Lippi, corre come un indemoniato e scarta gli avversari come fosse uno sciatore con i paletti. Da una di queste sgroppate nasce un’azione pericolosissima: l’ex foggiano parte dalla sinistra palla al piede, fa fuori due difensori del Parma in un colpo solo, alza la testa e vede Valenciano al centro dell’area; il colombiano è stato bravissimo a muoversi, ma quando riceve palla dal compagno la liscia clamorosamente, sciupando l’azione. Passano pochi minuti e Rambaudi si ripete con un’altra progressione da urlo, stavolta sulla destra e stavolta per Ganz che, al contrario di Valenciano, non sbaglia da due passi, sigla il suo primo gol in serie A e porta in vantaggio l’Atalanta.

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Alla fine del primo tempo Lippi toglie un evanescente Valenciano per inserire il più pratico Carlo Perrone. La partita finirà 2-1 per i bergamaschi e i giudizi sulla squadra nerazzurra saranno inversamente proporzionali a quelli sul colombiano, giudicato lento, impacciato e imbolsito, al contrario di un’Atalanta veloce, guizzante e concreta. Alla seconda giornata si gioca Juventus-Atalanta e Valenciano non va neanche in panchina, a San Siro contro il Milan è fra le riserve ma non entra, così come nel successivo Atalanta-Cagliari, mentre per Inter-Atalanta di inizio ottobre è fuori dai convocati. Lippi ha ormai trovato in Ganz e Rambaudi una coppia perfetta, con Perrone buono per ogni evenienza e l’argentino Rodriguez nettamente più pronto di Valenciano che torna a giocare il 18 ottobre entrando al posto di Ganz a venti minuti dalla fine nello 0-0 casalingo dell’Atalanta contro il Torino. Un’altra prestazione abbastanza scadente per un calciatore che continua a denotare limiti fisici evidenti e una quasi totale estraneità ai movimenti della squadra. Da ottobre a marzo, il colombiano non gioca mai, alternando panchina e tribuna, l’Atalanta perde 2-0 a Pescara contro la penultima della classe e fa scalpore che l’attaccante sudamericano non entri neanche per un minuto in una gara compromessa contro un avversario alla portata.

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Il 7 marzo 1993 Valenciano viene a sorpresa rispedito in campo dopo l’intervallo di Atalanta-Inter al posto di Rodriguez. 45 minuti in cui la forma fisica appare migliorata, ma nei quali i tiri in porta e le azioni pericolose sono ancora pari a zero. Per rivedere il colombiano in campo bisogna aspettare gli ultimi 7 minuti di Foggia-Atalanta 1-0 del 4 aprile (nulla da segnalare anche in questo caso), mentre per il commiato definitivo la data è quella del 10 aprile quando si gioca Atalanta-Pescara, una partita che i nerazzurri devono vincere contro una squadra già retrocessa per alimentare le speranze Uefa e che si gioca pochi giorni dopo l’annuncio di Marcello Lippi che in estate lascerà Bergamo per andare ad allenare il Napoli. Piove a dirotto sul Comunale, dopo 23 minuti si fa male il centrocampista Stefano De Agostini che viene sostituito da Valenciano, anche perché nel frattempo il Pescara è passato in vantaggio con Massimiliano Allegri e Lippi vuole un assetto più offensivo per i suoi. Alla fine, l’Atalanta capovolgerà il risultato con due gol in un minuto fra il 73′ e il 74′ (reti di Minaudo e Ganz). Valenciano ha a disposizione persino una palla gol che però spara alle stelle per la disperazione del pubblico. Eppure, nel finale, il colombiano combina l’unica cosa buona della sua avventura italiana facendo espellere il portiere pescarese Savorani che lo atterra lanciato a rete: in molti, malignamente, dicono: che lo ha falciato a fare? Tanto non avrebbe mai segnato.

L’Atalanta chiude il campionato 92-93 al settimo posto e sfiora la qualificazione in Coppa Uefa. Valenciano chiude la sua stagione con 5 presenze, nessun gol e l’etichetta di bidone stampata addosso e che nessuno gli toglierà mai. In estate l’attaccante tornerà in patria dove qualche gol lo segnerà ancora (29 fra il 1999 ed il 2000 nell’Independiente di Medellin) e dove giocherà sino al 2009, pochi anni dopo essere stato fermato ed arrestato dopo una rissa, culminata con qualche colpo di pistola esploso. Quel giorno il nome di Ivan Renè Valenciano tornerà nelle cronache bergamasche dove qualcuno dirà: solo da noi non ha esploso neanche un colpo. La buttano sul ridere. E’ meglio.

fonte mediapolitika.com
By marcodalmen
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