05/11/2016 | 10.12
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Ampia intervista al Gasp sulla Gazza

L'abbiamo riportata in sintesi ieri, ora la riportiamo integralmente

 

a cura di VINCENZO D’ANGELO E G.B. OLIVERO:

Gasperini, c’è un segreto per questi risultati?
"Il lavoro. Ci è voluto un po' di tempo perché ho trovato un gruppo di 27 giocatori e quindi è servito un bel rodaggio per me e per loro. In squadra ci sono alcuni senatori e alcuni giovani: un mix interessante che ho dovuto studiare. Nel corso degli allenamenti mi sono accorto che molti ragazzi erano pronti per giocare. Tra l'altro il presidente sogna una rosa composta prevalentemente da giovani del vivaio e così ho potuto accontentarlo".

Lei si è affidato ai giovani nel momento più difficile, dopo la sconfitta col Palermo, quando rischiava l’esonero. Una scelta coraggiosa o semplicemente inevitabile?
"Se fossimo partiti bene sarebbe stato più difficile inserirli. Però sapevo che avevano grandi risorse. Si trattava solo di gestire i tempi, ho dovuto accelerarli in base ai risultati. Io ero a un passo dal precipizio quasi fuori, è vero: la vittoria con il Crotone, meno scontata di quanto si possa pensare, è stata utile, ma la vera svolta è arrivata contro il Napoli".

Quando Percassi ha passato insonne la notte precedente.
"Ho deciso di lanciare Caldara e Gagliardini. Il sabato ho detto la formazione al presidente, che si è agitato al punto da non dormire. Ma io ero sereno: li avevo visti in allenamento."

A differenza di quanto le accadde all’Inter, all’Atalanta il presidente le ha trasmesso fiducia anche nei momenti difficili.

"Sì, mi ha sempre sostenuto. Gli piace la mia filosofia, ma anche in altri club noto finalmente la riscoperta dei giocatori italiani e possibilmente giovani. Prima si cercava di più lo straniero, anche per motivi economici. Adesso la situazione è un po’ cambiata".

Secondo alcuni suoi colleghi bisogna aspettare le condizioni ideali per far debuttare i giovani. Così a forza di aspettare giocano in A tardi rispetto ai coetanei stranieri. Lei ha dimostrato che, se è bravo, il giovane può scendere in campo subito e anche in situazioni complicate.
"Ma certo. Non conta la carta d’identità, ma il campo: se corri, se giochi bene, se hai buona tecnica, non c’è motivo di aspettare. E spesso gli allenatori bagliano. Anche se poi è giusto ricordare che sono loro a rischiare il posto."

Quali suoi giocatori sono pron-ti per la Nazionale?
"In questo caso sono più tradizionalista. E’ presto per dire se qualcuno sia già pronto per la maglia azzurra. A parte il Pa-pu Gomez, ovviamente. A Ventura auguro solo di fare sempre di testa sua."

Petagna è più Vieri o più Borriello?
"Non lo so, però ha caratteristiche importanti. In ritiro non era in forma, forse non era abituato ad allenarsi bene. Adesso è in grandi condizioni fisiche. Sono curioso di vedere la sua evoluzione. L’allenatore non può dare a un giocatore più di quello che ha, ma può aiutarlo a tirare fuori il massimo. Io, con Petagna e con gli altri, ci sto provando."

Come ha visto il Genoa di Juric?
"Ci conosciamo talmente bene che temevo molto la partita, anche perché al Genoa avevo visto fare grandi gare ad alta intensità".

E’ vero che Juric ha i piedi storti?

"Stortissimi. Però quanto correva..."

E quelli di Kessie come sono?
"Niente male. Tecnicamente ha una buona base. E poi ha uno strapotere fisica impressionante. Immagino che possa andare un giorno in una grande squadra. Anche perché lì servono giocatori con la sua fisicità: le squadre italiane in coppa non soffrono tatticamente o tecnicamente, ma fisicamente. Negli altri campionati c’è un'intensità maggiore. In Italia abbiamo perso un po' il gusto latino per il gioco cercando di recuperare il gap atletico e siamo a metà del guado. Kessie, in questo senso, potrà diventare un gio-catore importante perché ha tutto."

Gagliardini l’ha sorpresa?
"Mi impressionò due anni fa, in ritiro ha avuto alti e bassi, ero titubante. Ma è straordinario: ha tecnica, fisico, visione di gioco, le potenzialità per diventare un centrocampista importante. A volte con i giovani bisogna solo trovare la chiave giusta. Vale lo stesso anche per Conti: aveva doti evidenti, ma un’evoluzione così rapida era difficile da prevedere."

Com’è riuscito a dare sia ampiezza sia profondità al gioco dell’Atalanta?
"Trovando pian piano le soluzioni giuste. Ho perso un po’ di tempo all’inizio per provare a giocare con D’Alessandro, Gomez e la punta centrale. Poi ho inserito Kurtic che mi dà gli equilibri giusti. E siamo cresciuti. Si dice sempre che vince la miglior difesa, ma i gol bisogna farli e di questo mi sono preoccupato".

La gestione di un gruppo così ampio è stato un problema?
"No, ma solo perché è emersa la professionalità di chi gioca meno e in particolare dei senatori. Penso a Migliaccio, Raimondi, Carmona, lo stesso Pinilla: sono stati tutti preziosi e mi hanno garantito un ambiente sereno. In generale una rosa così numerosa rischia solo di creare problemi."

La lotteria dei rigoristi si è conclusa?
"Non ce ne danno più, così il problema è risolto... Scherzi a parte, contro l'Inter Pinilla si è preso una bella responsabilità. Ma io ero sicuro che segnasse. Pinilla è così come lo vedete: un ragazzo da grandi colpi anche fuori dal campo, ben voluto dai compagni, allegro."

Paloschi a gennaio glielo porteranno via, tanto non le mancano i centravanti.
"Io invece spero che Alberto all'improvviso abbia un'occasione e la sfrutti."

Toloi è favorito dalla difesa a tre?
"No. Non esistono difensori adatti al reparto a tre o a quattro. Esistono difensori forti o scarsi. E poi tutti dicono che io difendo a 3, ma è un’etichetta. A me piace uscire a 3, ma quando difendiamo mi piace essere in 9. Perfino in 10 se convinco il Papu a darci una mano..."

Sportiello si riprenderà?
"E' un portiere molto forte, che ha perso il posto a causa di alcune prestazioni negative. E nel frattempo Berisha è stato bravo. Ma sono sicuro che Sportiello uscirà da questa situazione più forte di prima."

L’Inter per lei è una ferita aperta?
"No. Mi è successo di batterla di finirle davanti in campionato. E’ stata un’esperienza che mi ha fatto soffrire, un brusco stop per me. Ma non credo di aver fatto danni all’Inter."

Qual è il profilo più adatto per il dopo De Boer?
"Non lo so. Ma l’Inter può essere un’ottima squadra. Il nuovo allenatore avrà una bella opportunità perché parte dal basso con una rosa forte. Quindi è destinato a fare bene."

Favorevole alle seconde squadre?
"Favorevole a qualunque cosa possa cambiare il nostro calcio garantendo la crescita dei giovani."

La sua Atalanta finirà in Europa?
"E’ un momento bellissimo, ma sarà difficile difendere questa posizione. Per arrivare in Europa bisogna sperare che alcuni grandi club falliscano la stagione. L’Atalanta deve pensare a crescere di fascia. Si può perché la società è seria, le strutture ottime, il pubblico passionale e nel settore giovanile ho già visto ragazzi interessanti. Il progetto è chiaro e poggia sui giovani del vivaio: un’identificazione molto forte sul territorio. Un’Atalanta sullo stile dell’Athletic Bilbao, magari senza arrivare a quegli eccessi: perché se c’è un ragazzo bravo che non parla il dialetto bergamasco io lo prendo volentieri eh..."

Prossimo avversario: Sassuolo.
"Che ha già fatto un percorso virtuoso fino all’Europa. Sarà un esame importante per noi."

Perché la Juve soffre in Europa?
"Al di là del discorso atletico fatto prima, magari Allegri ha bisogno di tempo. Di sicuro, dopo la campagna acquisti finalizzata alla Champions League, in coppa la Juve deve raggiungere livelli più alti. In Italia a volte riesce ad arrangiarsi, in Europa non può."

Guardiola resta il suo punto di riferimento?
"Mi piacciono molto lui e la sua ideologia di calcio. Qualcuno di ce che il tiqui-taca sia noioso: io non la penso così. Ma anche Luis Enrique è un bravo allenatore: lo stimavo pure quando era alla Roma e prende-va molte critiche."

By staff
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