Alla festa casalinga dell’Atalanta partecipa anche Aleksey Miranchuk, e nessuno glielo può impedire, perché almeno nel calcio ( e nello sport) non si dovrebbero  pagare le colpe dei potenti.

Un gol bellissimo che cala il poker contro una Sampdoria che ha dimostrato di meritarsi quella posizione in classifica (dobbiamo dirlo), ma la non esultanza va oltre il gesto tecnico, assumendo un significato ancora più importante.

Già perché Miranchuk è esattamente il rovescio della medaglia della guerra, quella controparte che in questi giorni ha assunto le sembianze del cattivo, ma che come il nostro Ruslan sta soffrendo per una guerra non sua.

Alla vigilia della sfida contro i blucerchiati ci aveva pensato Pessina a mettere in chiaro la situazione tra i due giocatori con un post su Instagram, ma Aleksey ha voluto confermare tutto sul campo.

Anche lo “zar” sta soffrendo, in un modo certamente diverso e meno intenso rispetto a Malinovsky, ma in questa guerra ha voluto dimostrare di non esser dall’altra parte della barricata ma assieme dietro di essa all’amico e compagno ucraino, perché nessuno dovrebbe pagare per colpe di altri, e il vero senso di appartenenza è nei confronti di chi ti fa stare bene e non obbligatoriamente verso la madre patria.

Nessun nemico interno, quindi, ma solo un uomo anch’esso distrutto, impaurito e spaesato per ciò che sta accadendo, ma che han ben chiaro il significato della parola amicizia che oggi più che mai rivede nel compagno Ruslan. Divisi mai, uniti sempre soprattutto i  campo, perché ora il nero e il blu sono gli unici due colori che possono offrire una sensazione leggera di pace e serenità per entrambi.

 

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