Marco Carnesecchi , portiere dell'Atalanta, ha parlato del suo momento nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Atalanta, Carnesecchi: "Titolare? Non è semplice"
Marco Carnesecchi , portiere dell'Atalanta, ha parlato del suo momento nel corso di un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Momento?
«Di sicuro sta accadendo che l’Atalanta se la giochi con le big. Io, ancor più che pronto, mi sento orgoglioso di essere il suo portiere, e dunque felice, perché vuol dire che sto lavorando bene. Sentirsi solo pronto ti può far frenare, sentirsi felice ti dà forza per giocarti bene le chance che ti danno»
Parata su Gudmundsson?
«La più bella l’avevo fatta su Pereyra a Udine, ma se parliamo di importanza sì, lo è stata, molto. E per dirla tutta, sono stato pure un po’ fortunato».
Scelta di tornare?
«La prima scossa me l’ha data il direttore D’Amico: è venuto a cena a Cremona, abbiamo chiarito un po’ di cosette del passato, mi ha fatto sentire quanto l‘Atalanta voleva che tornassi. La seconda il mister: «“Marco, ora che sei qui giocati bene le tue carte”».
Rinnovo fino al 2028?
«Grende segnale di fiducia del club, ma me l’hanno sempre fatta sentire, in realtà. Il giorno che ho firmato, mi è tornata in mente quella telefonata del mio procuratore, gennaio 2017, ero un ragazzo del Cesena: “Domani andiamo a Bergamo, ti prende l’Atalanta”. E sono stato felice non solo per me, ma anche per i miei genitori che mi hanno sempre aiutato: un premio per me, ma pure per loro».
Carnesecchi è titolare?
Musso?
«Non ero abituato, ma era giusto: Musso è un grande portiere e stava facendo bene. Facciamo un mestiere complicato, è un ruolo che ha bisogno di misure, certezze: non è stato semplice, ma ora ho un’esperienza importante in più nel mio bagaglio».
C’è stata una partita svolta, per lei?
«Quel rinvio sbagliato con il Napoli, che ha portato al gol di Elmas e alla nostra sconfitta, mi ha fatto bene, mi ha scosso. Erano ancora i tempi dell’alternanza, potevo cadere in pensieri negativi e invece mi dissi: no, Marco, questo non sei tu. O ti vuoi nascondere ancora dietro all’alibi del “gioco poco”? Poi la sconfitta di Bologna, eravamo tutti incavolati neri, e io non mi sono più fatto la domanda “Sono pronto? Non sono pronto?”. No, mi sono chiesto: “Cavolo, Marco: cosa puoi fare ancora di più?”».
Cessione alla Lazio era fatta prima dell'infortunio?
«Non lo so, ma non sempre - come si dice - tutti i mali vengono per nuocere. Quell’imprevisto mi ha fatto capire quanto è necessario essere professionisti: per giocare ad alti livelli riducendo al minimo il rischio di infortuni bisogna avere pazienza e un metodo di lavoro importante».
Carnesecchi su Gasp
Lei doveva “riconquistare” Gasperini: come ha fatto?
«Non credo di averlo fatto ancora. Se il mister ti dà una maglia non è per sempre, se non lavori bene e sempre. Non ti fa mai accontentare: mi sento un giovane molto fortunato ad essere allenato da lui».
Nazionale?
«Quello che è da quando sono piccolo: un obiettivo. Il sogno, adesso, è essere convocato per l’Europeo».
fonte: fantacalcio.it
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