17/08/2022 | 20.17
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Atalanta: diavolo o acqua santa? by Ombra

Cosa aspettarsi dall'Atalanta 2022/2023? La Dea tornerà a correre o il ciclo di Gasperini è definitivamente al crepuscolo?

Come ogni anno dal 2017, il sito FiveThirtyEight pubblica le proprie previsioni riguardanti il prossimo campionato di Serie A. Al netto delle discussioni attorno ai parametri applicati per giungere alla classifica proposta, criticati da diversi analisti ed esperti di statistiche avanzate o difesi da chi li ha elaborati, per l'ennesima volta il pronostico ha centrato l'obiettivo. Generare un dibattito. Scudetto all'Inter, scucendolo dai cugini rossoneri? Juventus settima, alle spalle delle romane e lontana dal Napoli di Spalletti? Ma soprattutto: Atalanta di nuovo in Champions League?

La ninfa Atalanta ha cacciato la sua preda
Sia negli ambienti più vicini a Zingonia e all'orbita nerazzurra che nell'opinione comune, si è ormai giunti a una conclusione: Gasperini ha spremuto sino all'ultima goccia il succo zuccherino e gustoso del magnifico frutto Atalanta. Il gruppo pare saturo, svuotato, stanco mentalmente ancor più che fisicamente. La partenza di Freuler sono l'ultimo segnale in ordine di tempo: come giustificare altrimenti la presunta volontà di uno dei capitani del gruppo di abbandonare la nave, nell'anno del Mondiale qatariota, per un campionato di lotta e sofferenza nella parte destra della graduatoria di Premier? La speranza dei più fiduciosi risiede nell'aggettivo iniziale. Presunta.

Facile sputare sentenze contro l'Atalanta. Il basso profilo da sempre dalla famiglia Percassi, condiviso anche dalla cordata di Pagliuca, in merito a dichiarazioni o interviste nei momenti critici è un marchio di fabbrica. Le parole del dg Marino sui torti arbitrali perpetrati la scorsa stagione non hanno fatto scalpore tanto nel merito quanto nella forma: non erano frasi da Atalanta. Non rappresentavano a dovere l'aura di compostezza, garbo ed eleganza che ha sempre contraddistinto la direzione Percassi dal 2010 in poi.

Gian Piero Gasperini, in aggiunta, non ha mai fatto nulla e mai farà alcunchè per risultare affabile e gradevole agli occhi e alle orecchie di chi non è tifoso di una squadra da lui allenata. Facile, sputare sentenze. E il Gatorade, e Bangsbo, e la scazzottata tra Gasp e Gomez, e il caso Palomino. Si rischia di fare la figura dei fessi, di lasciare impunite ingiustizie evidenti nel nome di un'integrità morale da conservare a tutti i costi.

La vecchia guardia mostra i primi segnali di definitivo cedimento. Toloi, De Roon, Zapata e Muriel hanno già superato il vertice della loro parabola calcistica, chi per limiti fisici chi per questioni tecniche. Chi teoricamente doveva fare le veci di Gomez e Ilicic, hub creativi insostituibili per qualità e personalità, hanno tutti steccato, non confermando nel lungo periodo alcuni sprazzi di talento cristallino. D'altronde, nonostante un'organizzazione societaria extra campo ai limiti della perfetta efficienza, il bacino da cui attingere è limitato.

Il vivaio, storicamente serbatoio inesauribile per la prima squadra, all'elevazione del livello medio degli ultimi anni non è in grado di soddisfare le nuove e per certi versi eccessive esigenze. Stephen Pagliuca ha sì investito milioni e milioni di dollari, ma è consapevole che l'Atalanta sia un business, nulla di più. Secondo le sue ragioni, incomprensibili per chi è legato visceralmente alla maglia nerazzurra, quello orobico è un investimento per il quale è giusto immettere capitale ma che non giustifica follie o colpi di testa. Pur sempre di una società troppo vicina a Milano, all'ombra geografica e attrattiva di Inter e Milan si parla...

Fuoco sopito dalle ceneri
Dell'Atalanta, in quest'estate, si è parlato pochissimo. E, possibilmente, male. Mercato di certo non altisonante, alla faccia di chi millantava vagonate di assegni strappati grazie ai nuovi soci. Prestazioni scialbe nelle amichevoli di preparazione, culminate con la sconfitta al St James' Park e la sconfortante sconfitta nel Trofeo Naranja al Mestalla di Valencia (come se nelle stagioni più brillanti dell'era Gasperini le sconfitte con lo Swansea di Championship abbiano davvero significato qualcosa...). Gli ingredienti per un ritorno nello storico limbo anonimo delle classifiche di Serie A, ricalcando il tanto osannato modello Udinese, ci sono tutti.

Ad aggiungere ulteriori dubbi e scetticismi, la partenza di Sartori in direzione Bologna e la pietra tombale posta dalle dichiarazioni dell'AD Luca Percassi sulla romanzesca storia d'amore con Josip Ilicic. Eppure, FiveThirtyEight la farebbe tornare in Champions. Pazzi? O visionari?

Non più tardi di otto mesi fa, l'Atalanta era terza in classifica, in piena corsa per Scudetto e coppa dalle grandi orecchie. Zapata e Muriel non dovranno sobbarcarsi la trasferta in medio oriente tra novembre e dicembre, così come Malinovskyi, Ederson e Lookman. Per la prima volta dal 2016, Gasperini potrà concentrarsi esclusivamente su campionato e Coppa Italia, e sappiamo tutti quanto volano le squadre del Gasp in primavera se non oberate da impegni infrasettimanali aggiuntivi. Una squadra immensamente verticale, pronta non più a manipolare le difese avversarie col possesso e il sovraccarico delle fasce orchestrato dal Papu e dal genio di Prijedor ma massimamente verticale, aggressivissima negli anticipi e chiamata a rovesciare rapidamente il fronte grazie agli strappi centrali.

Boga, variabile impazzita nel collaudato sistema gasperiniano che, se capace di fornire improvvisazioni celestiali sullo spartito di base, potrebbe garantire un'esecuzione ancora più ricca. La voglia di rivincita dei colombiani dopo una stagione tribolata. I sassolini dalle scarpe di Gasperini e dell'Atalanta intera, dopo anni di invidie e gelosie che finalmente sembrano trovare una giustifica nella realtà dei fatti.

L'Atalanta di Gian Piero Gasperini, in un universo ideale, dovrebbe vincere un trofeo. Dovrebbe averlo già vinto. Un mondo dove esistono l'Olanda di Cruijff e Harry Kane non è ideale, però. Anche una Coppa Italia, una Supercoppa, non si chiede tanto. Il necessario per tacere rimorsi e rimpianti di quando, tra una ventina d'anni, si potrà pensare "Bella quell'Atalanta, bellissima. Ma cosa ha in bacheca?".

Quest'anno lo Scudetto è oggettivamente fuori portata. A meno di un miracolo. Un miracolo simile a quello di un allenatore che, sulla graticola dopo quattro sconfitte nelle prime sei giornate di campionato, decide di schierare Caldara, Conti, Gagliardini, Grassi e Petagna contro il Napoli in testa alla classifica, reduce da un poker in Champions col Benfica. Come dite? Era Gasperini alla guida dell'Atalanta? Maledetta memoria corta.

Che FiveThirtyEight ci azzecchi o meno, c'è ancora posto sul carro dell'Atalanta 2022/2023.

 

Ombra

By staff
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