24/06/2020 | 07.37
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Atalanta -Lazio vista da Roma



Al Gewiss Stadium si sfidano le due squadre migliori del campionato per numeri e qualità del gioco. E due coppie strepitose da vedere. Gomez-Zapata contro Immobile-Luis Alberto, l’arte del gonfiare la rete abbinata a quella di illuminare il palcoscenico: 49 gol e 28 assist per i nerazzurri da agosto 2018 ad oggi, 50 reti e 30 assist nello stesso periodo per i laziali, roba da matti. Il capitano Gomez è stato spesso associato alla Lazio in passato, ma a Bergamo ha ottenuto la Champions League e una seconda giovinezza: il folletto argentino è la stella della Dea, vantando il maggior numero di presenze in squadra, il maggior numero di assist forniti e di passaggi effettuati nella metà campo avversaria, di cross e falli subìti. Inoltre, il Papu è stato il più presente dell’armata di Gasperini e il calciatore per cui passano tutti i palloni: da agosto scorso ad oggi sono 1718 quelli giocati, quasi 300 in più del secondo nella specifica graduatoria, Rafael Toloi. Ma non sarà una sfida solo tra singoli, quella di mercoledì sera a Bergamo, questo è evidente.



SQUADRE E FAMIGLIE –Tra Atalanta e Lazio è stata fino ad oggi una corsa a rubarsi reciprocamente record e visibilità. La Lazio è seconda ai bergamaschi alle voci gol fatti, assist forniti per i gol messi a segno, e tiri in porta; la Dea a sua volta è seconda per il numero di reti messe a segno nei primi tempi. Cosa significhi è facile da capirsi. Le due compagini hanno saputo essere a tal punto superiori dei rispettivi avversari da chiudere spesso le pratiche già prima dell’intervallo. Ma non basta. Da una parte l’Atalanta primeggia nel massimo campionato per gol realizzati (74, sesta miglior prestazione di sempre dopo 26 giornate in Italia), chiare occasioni da gol, tiri nello specchio della porta rivale e soprattutto percentuale realizzativa: un tiro ogni 5 in media va dentro. Migliore in A per corner guadagnati, marcatori andati a segno (la cooperativa del gol vanta 14 autori diversi), reti realizzate nei secondi tempi. E la Lazio deve arrendersi alla Dea anche in relazione ai gol fatti nell’ultimo quarto d’ora, ben 14 da parte di Ilicic e compagni. Dalla sua Inzaghi si difende con la miglior stagione dell’era Lotito. L’aquila vanta la retroguardia meno battuta, la miglior differenza reti, un’imbattibilità esterna che regge dal 29 settembre scorso, il minor numero di sconfitte in Italia (solo 2, con Spal e Inter), e il bottino migliore quanto a gol subìti nei secondi tempi (solo 7): se la Lazio va in vantaggio, difficilmente viene ripresa. La prova del 9 al Gewiss Stadium: di fronte ci sarà la squadra più abituata a ribaltare i risultati in Italia.



ATALANTA-LAZIO DA BRIVIDI – Se si parla di chiavi tattiche, alcuni spunti vengono da soli. Si sfidano la squadra più verticale d’Italia (la Lazio) e quella che porta il maggior pressing offensivo, l’Atalanta. Basti pensare che la metà dei palloni toccati dai difensori centrali Toloi e Palomino sono stati addomesticati nella metà campo avversaria. Se l’argentino ha avviato il maggior numero di azioni della Dea, l’ex Roma è il centrale difensivo con più tiri scagliati e assist forniti dell’intero campionato. A centrocampo De Roon ha un appuntamento fisso col giallo (10 amminizioni comminate dai direttori di gara) e non disdegna le maniere forti, mentre Freuler è il metronomo assoluto: col 90% di passaggi riusciti ha la miglior media per un centrocampista in A. Attenzione al talento cristallino di Josip Ilicic, che non costituisce una novità: con 94 dribbling tentati l’ex viola asfalta ogni possibile rivale in questa graduatoria, vanta già quindici reti all’attivo e quando tira prende quasi sempre la porta (34 tiri, 22 in porta).



I CAMBI – Con la nuova regola dei 5 cambi Inzaghi farà grande attenzione ad ogni piccolo particolare. Caicedo, Jony, Correa, Parolo, Cataldi, tutti nomi affidabili per subentrare e fornire un contributo importante. Occhio però ai padroni di casa: nessuno in Serie A è subentrato a gara in corso come Ruslan Malinosvki, calciatore duttile che sicuramente sarà della partita mercoledì sera, data anche la squalifica di Pasalic. Anche Gasperini dovrà fare grande attenzione agli avanti capitolini: la sua squadra soffre parecchio le verticalizzazioni veloci e oltre ad aver incassato 12 gol più della Lazio è tra le big del campionato quella che subisce più tiri verso la porta. Fasce confermate per l’ex allenatore dell’Inter, con Hateboer e Gosens titolari e Castagne pronto a subentrare; in porta ancora un Gollini in stato di grazia e decisivo contro il Sassuolo, in avanti pronta la staffetta Zapata-Muriel. Per la Lazio i ballottaggi aperti sono quattro: Patric-Bastos con lo spagnolo favorito, Cataldi-Parolo col 32 nettamente avanti, Marusic-Jony sulla corsia di sinistra e Caicedo-Correa in attacco, favorito il Tucu. E’ lampante che il talismano ecuadoregno e l’argentino saranno le variabili determinanti in un modo o nell’altro della stagione della Lazio.



PRECEDENTI A PORTE CHIUSE – Lazio che si appella ai precedenti a porte chiuse. Nell’era Lotito sono 8 le gare giocate senza pubblico per le più svariate motivazioni. Dall’Intertoto (3-0 ai finlandesi del Tampere Utd all’Olimpico nel 2005) alla Serie A, dalla Champions all’Europa League. Contro il Catania nel 2006 si giocò al Via del Mare di Lecce, con l’Atalanta nel 2007 andò in scena uno scialbo 0-0 a Bergamo senza tifosi, lo stesso anno al Pireo in Champions League Zauri pareggiò la rete di Galletti in uno stadio Karaiskakis deserto a causa di precedenti intemperanze tra tifosi greci e gli ucraini dello Shakhtar Donetsk. In Europa League dopo Lazio-Gladbach i biancocelesti furono costretti a giocare senza pubblico le sfide interne con Stoccarda e Fenerbahce, mentre gli scontri tra tifosi ucraini e napoletani costrinsero il Dnipro ad ospitare la Lazio nel 2015 con l’impianto deserto. Desolante infine la cornice di Lazio-Zulte Waregem nel settembre 2017: Luis Alberto e compagni dominarono e vinsero all’Olimpico (2-0) ma non poterono contare sul sostegno di alcun tifoso a causa dei problemi successivi a Sparta Praga-Lazio. Lo score parla chiaro: solo una sconfitta firmata Spinesi e Colucci (2) nell’ottobre 2006, poi 3 vittorie e 4 pareggi per la Lazio costretta a giocare in cornici desolanti. In vista ci sono altre 12 sfide senza tifosi, ad oggi infatti è auspicabile ma non probabile un ritorno allo stadio dei sostenitori dei club italiani per le ultime sfide di fine luglio e inizio agosto. Il primo scontro, quello di Bergamo, sarà già decisivo. Con l’Inter a meno 5 e l’Atalanta che vuole un potenziale -8 dai biancocelesti, la Lazio è chiamata a rispondere alla Juventus vittoriosa a Bologna e a dimostrare che fino all’ultimo minuto di un campionato atipico come mai ci sarà battaglia. L’ultimo precedente a porte chiuse risale all’11 febbraio 2007: lo stadio dei padroni di casa non rispettava le nuove normative in materia di ordine pubblico varate dopo i violenti scontri tra tifosi e Forze dell’Ordine del precedente 2 febbraio in occasione della gara Catania-Palermo, casus belli per la tragica morte dell’Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti. Quella Lazio di schierava con Peruzzi, Behrami, Siviglia, Cribari, Zauri, Firmani, Ledesma, Mutarelli, Mauri, Pandev e Rocchi, era guidata da Delio Rossi e sfidava la Dea di mister Colantuono: Calderoni, Rivalta, Talamonti, Loria, Bellini, Ferreira Pinto, Migliaccio, Donati, Ariatti, Doni, Zampagna. Fu l’ultimo anno da Champions per le aquile, 13 anni dopo l’Atalanta è in Champions tra le prime 8, la Lazio vuole blindarla e ricominciare a sognare.

fonte lazialità.com
By marcodalmen
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