Atalanta - Salernitana, 11 giugno 1995: gli scherzi del destino
Trent'anni fa come oggi
Era l’11 giugno 1995, ultima giornata della Serie B. L’Atalanta si presentava allo stadio con 63 punti, da quarta, contro la Salernitana che ne aveva 61, quinta. Il confine della promozione in A tra le due (salendo le prime quattro).
Bastava un pareggio, ma non si volevano fare calcoli: quella doveva essere la nostra giornata.
Lo stadio Comunale era una bolgia: 25.000 bergamaschi col fiato sospeso e i tamburi nel petto, 5.000 tifosi granata venuti a sperare nel colpaccio. In campo c’era una stagione intera, forse una vita. L’atmosfera era carica, tesa come una finale, perché lo era davvero.
Dopo venti minuti di studio, al 21’ accade quello che aspettavamo: Pisani scappa sulla fascia, palla in mezzo, e Maurizio Ganz non perdona. Uno a zero e lo stadio esplode, ma sappiamo che non è finita. La Salernitana è tosta, non molla.
Nel secondo tempo la tensione cresce. Al 73’, punizione perfetta di Pietro Strada, palla all’angolino e si torna in parità: 1-1. A quel punto loro sognano, noi tratteniamo il fiato. Un altro gol dei granata ci ributterebbe in B. Ma non oggi. Non a casa nostra.
All’82’, calcio d’angolo per l’Atalanta. Il tempo sembra fermarsi. Parte il cross e Mauro Valentini sale più in alto di tutti, colpo di testa, rete! È il 2-1 che ci rimette le ali. Lo stadio viene giù, si piange, si urla, si abbraccia chiunque.
Finisce così, 2-1 per noi: Ganz e Valentini eroi di una serata magica. Inutile il gran gol di Strada. Atalanta promossa in Serie A, Salernitana costretta a restare in B, nonostante una stagione coraggiosa. Al fischio finale, il campo diventa una marea nerazzurra. Invasione pacifica, lacrime, cori, bandiere che sembrano non voler smettere di sventolare. Mondonico ci guarda, commosso, quasi incredulo, abbraccia il mister avversario, quel Delio Rossi che 10 anni piu' tardi esatti, sarebbe stato protagonista sulla nostra panchine della "Rincorsa del Cavallo Morto" nella retrocessione piu' applaudita nella storia del calcio italiano.
“Serie A! Serie A!” si sente ovunque, anche dalle finestre dei palazzi. Quella sera Bergamo non ha dormito. La pioggia si era mischiata alle lacrime di gioia. Non era solo una promozione: era una rivincita, un sogno che si avverava. Una vera sentenza inappellabile: avevamo due punti in più, bastava un pareggio, ma volevamo vincerla. E lo abbiamo fatto. Quel colpo di testa di Valentini, a otto minuti dalla fine, è ancora stampato negli occhi di chi c’era. Una partita da dentro o fuori. Una partita da Dea.
