Bandiere e banderuole
Sono giorni caldi per il calciomercato perché molti giocatori che si sono messi in vista negli anni passati vorrebbero trovare nuova sistemazione o in alcuni casi il contratto della vita.
Se dal lato umano tutto questo è comprensibile da lato sportivo questa ricerca spasmodica del contratto economico migliore c'entra ben poco con lo sport e testimonia una volta di più come il calcio sia sempre più un vero e proprio business più che una disciplina sportiva.
Le vicende di questo ultima sessione di mercato hanno certifcato come sia sempre più difficile portare avanti un progetto sportivo anche quando raggiungi traguardi impensati come nel caso della Dea, ci si chiede se sia solo una questione di soldi, forse non solo, conta anche il blasone di certe squadre e di alcuni campionati come la Premier che rappresentano un obiettivo per la maggior parte dei giocatori, ma di certo abbiamo capito che non è più possibile affermare che nessun giocatore è incedibile perché c'è sempre una possibilità su mille che si verifichi l'impensabile con buona pace dei tifosi.
Già i tifosi quelli che sostengono la squadra e che alimentano la passione di questo gioco che dopo due anni di pandemia ha smarrito i suoi riferimenti, il suo fascino e sembra essere sprofondato in un baratro senza ritorno, ma occorre guardare avanti e ritornare a calcare gli spalti e riappropriarci di quella passione che abbiamo dovuto accantonare per motivi più urgenti e indifferibili.
Il calcio senza i tifosi non è la stessa cosa, ce l'hanno detto più volte anche i protagonisti che hanno calcato i campi di gioco in stadi deserti e privi di emozioni, dobbiamo tornare a respirare quella atmosfera particolare che solo chi ama e tifa il calcio ha provato almeno una volta nella vita.
Il calcio ha bisogno dei tifosi ma anche delle bandiere, di giocatori simbolo che infiammano gli spalti e alimentano la passione senza i quali questo gioco perde di interesse e attrazione, ma questo tipo di giocatori sono sempre più rari e difficili da trovare.
Giocatori che si accontentano di stipendi comunque alti, rispetto ad una persona normale e che trovano le motivazioni nell'appartenenza ad un progetto sportivo, all'ambiente, al tifo passionale che li circonda dentro e fuori dal campo.
Senza questo spirito e senza squadre rivelazione questo gioco è destinato ad un epilogo già scritto, dove vince sempre il più ricco, il più potente perdendo definitivamente quella imprevedibilità alla base del gioco stesso.
Una volta si diceva la palla è rotonda...
Se dal lato umano tutto questo è comprensibile da lato sportivo questa ricerca spasmodica del contratto economico migliore c'entra ben poco con lo sport e testimonia una volta di più come il calcio sia sempre più un vero e proprio business più che una disciplina sportiva.
Le vicende di questo ultima sessione di mercato hanno certifcato come sia sempre più difficile portare avanti un progetto sportivo anche quando raggiungi traguardi impensati come nel caso della Dea, ci si chiede se sia solo una questione di soldi, forse non solo, conta anche il blasone di certe squadre e di alcuni campionati come la Premier che rappresentano un obiettivo per la maggior parte dei giocatori, ma di certo abbiamo capito che non è più possibile affermare che nessun giocatore è incedibile perché c'è sempre una possibilità su mille che si verifichi l'impensabile con buona pace dei tifosi.
Già i tifosi quelli che sostengono la squadra e che alimentano la passione di questo gioco che dopo due anni di pandemia ha smarrito i suoi riferimenti, il suo fascino e sembra essere sprofondato in un baratro senza ritorno, ma occorre guardare avanti e ritornare a calcare gli spalti e riappropriarci di quella passione che abbiamo dovuto accantonare per motivi più urgenti e indifferibili.
Il calcio senza i tifosi non è la stessa cosa, ce l'hanno detto più volte anche i protagonisti che hanno calcato i campi di gioco in stadi deserti e privi di emozioni, dobbiamo tornare a respirare quella atmosfera particolare che solo chi ama e tifa il calcio ha provato almeno una volta nella vita.
Il calcio ha bisogno dei tifosi ma anche delle bandiere, di giocatori simbolo che infiammano gli spalti e alimentano la passione senza i quali questo gioco perde di interesse e attrazione, ma questo tipo di giocatori sono sempre più rari e difficili da trovare.
Giocatori che si accontentano di stipendi comunque alti, rispetto ad una persona normale e che trovano le motivazioni nell'appartenenza ad un progetto sportivo, all'ambiente, al tifo passionale che li circonda dentro e fuori dal campo.
Senza questo spirito e senza squadre rivelazione questo gioco è destinato ad un epilogo già scritto, dove vince sempre il più ricco, il più potente perdendo definitivamente quella imprevedibilità alla base del gioco stesso.
Una volta si diceva la palla è rotonda...
By LuckyLu