07/08/2023 | 20.30
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Battista, 85 anni, atalantino da 60: “Andavo in collegio e vedevo i giocatori prendere il filobus..."

Ci sono passioni che ti entrano nel cuore e lì ci restano per sempre. Come l’Atalanta, che per Battista Lumina, per tutti semplicemente Tito, classe 1937 di Pianico, è un amore senza confini che porta dentro da parecchio. Una passione lunga 60 anni che lui continua a coltivare giorno dopo giorno insieme all’Atalanta Club dott. Valter Polini.

“Sono andato a Bergamo a studiare alle Superiori, ero in collegio ed è lì che è nata la mia passione per l’Atalanta – inizia a raccontare tutto d’un fiato . I giocatori a quei tempi non potevano guidare la macchina e quindi aspettavano il filobus in Porta Nuova, proprio davanti al mio collegio.

Spesso venivano a parlare con il direttore e si facevano consigliare finanziariamente e ho conosciuto giocatori come Angeleri, Cometti e Bassetto, poi c’era il portiere Albani, il vice era Stefani, il terzino Cattozzo e Bernasconi. E poi chi dimentica il ‘trio primavera’, erano giovani, giocavano nazionale Zanier, Rota, Corsini”.

A Battista brillano gli occhi mentre continua a raccontare:

“Erano gli anni Cinquanta, mi ero appassionato, anche se poi quando sono tornato a casa ho iniziato a seguire il calcio provinciale visto che ero con la Stratos (la squadra di Pianico, ndr) e quindi seguivo i risultati ma niente di più. Poi quando è arrivato Percassi è tornato anche l’amore per l’Atalanta”.

I ricordi tornano poi alle partite, all’emozione che si viveva dentro lo stadio:

“Ci sono due partite che non scorderò mai e che penso che non potranno più ripetersi. Una di queste era in casa contro il Bologna, c’era talmente tanta gente che hanno chiesto all’arbitro di far entrare il pubblico anche a bordo campo… c’era solo lo spazio per far battere le rimesse laterali”.

Poi Battista riavvolge il nastro, alla mente tornano i ricordi del collegio:

“Dal ’53 al ’58 sono rimasto a Bergamo e nel fine settimana il direttore ci lasciava scegliere se andare al cinema, e potevamo scegliere tra tre film, oppure andare a vedere l’Atalanta. Io non avevo dubbi, volevo andare all’Atalanta e facevo l’assistente, che aveva sempre diritto al biglietto gratis. Andavo a comprare i biglietti e poi li distribuivo a tutti”.

E quando non si andava allo stadio… “In cima al Sentierone, dove c’è la chiesa di San Bartolomeo, all’angolo c’era un bar (il bar Anselmo - NDR) che trasmetteva la cronaca via radio. Si formava sempre un bel gruppo di tifosi. Invece durante la settimana passavamo sempre dal fotografo che c’era in città alta per vedere le foto che metteva in vetrina… cose che oggi non esistono più”.

La partita più emozionante?

“Sono le tre partite della prima volta che abbiamo giocato in Europa League al Mapei Stadium. Io non sono sempre ottimista, ma i risultati arrivavano a non finire… che belle soddisfazioni”.

Andavi in trasferta?

“In passato pochissime volte, però ho visto le partite della Champions, l’ultima con il Manchester di Ronaldo”.

Un sogno vedere l’Atalanta in Champions:

“Sicuramente non l’avrei mai pensato negli anni ’50… quando riuscivi a salvarti entro le ultime cinque partite era già una festa”.

Quella per l’Atalanta è una passione che Battista ha trasmesso anche al suo nipotino:

“Il primo anno della seconda era Percassi giocavamo in Serie B e avevo deciso di prendere l’abbonamento sia per me che per mio nipote che aveva sette anni. Era abituato a veder vincere l’Atalanta, mentre quella domenica era arrivato solo un pareggio. Si è talmente arrabbiato che è partito correndo, ho cercato di raggiungerlo, ma lui era piccolo, si è intrufolato in mezzo alla gente e l’ho perso di vista. L’ho cercato ovunque poi, una volta fuori dallo stadio, ho visto un bambino seduto su un muretto insieme agli steward ed era lui… era andato a dire che aveva perso il nonno (sorride, ndr)”.

Difficile anche per lui quando perde la sua squadra del cuore:

“Certo! Adesso mi controllo un po’ di più, ma prima non riuscivo a dormire e il pranzo mi restava sullo stomaco, soprattutto quando giocavano a mezzogiorno e fuori casa”.

Il giocatore più forte dei tuoi tempi?

“Poul Rasmussen e Bassetto”,

risponde senza esitazione.

Il più forte di tutti i tempi?

“Domanda difficile, alla mia età ti direi Stromberg, ma poi si va a periodi, Gomez e Ilicic mi hanno dato le più grandi soddisfazioni”.

Battista ha già visto le prime amichevoli della nuova stagione:

“Koopmeiners lo vedi che gioca con grinta quando parte in velocità non lo ferma nessuno e vedi che non molla. Mi sono piaciuti anche i tre nuovi acquisti, Kolasinac, Adopo e Bakker”.

E il giocatore a cui sei più legato?

“De Roon, perché è un vero bergamasco, è capace di farsi voler bene, è ironico. È uno con cui passeresti volentieri una giornata”.

Battista non perde l’occasione per restare informato sulla sua Atalanta:

“Ogni due o tre ore vado a leggere atalantini.com così vedo cosa succede. D’altronde le passioni vanno alimentate sennò vanno a morire”.

E nello scudetto ci credi?

“È difficile, ma alla Champions si può arrivare, possiamo ambire ad entrare nelle prime quattro. È un risultato che a noi manca, perchè tanti anni dopo aver vinto la Coppa Italia non riusciamo a vincere niente. Mai dire mai, anche il Napoli è stata la rivelazione del campionato quest’anno. Ti dico una cosa però, dell’Atalanta possiamo essere orgogliosi della società che ha i bilanci a posto, padrona dello stadio che sarà un gioiellino e i piazzamenti sono sempre buoni… da quest’anno ci sarà anche una seconda squadra da cui possono emergere dei giovani”.

Insomma, per Battista la nuova stagione è già entrata nel vivo e l’entusiasmo è alle stelle.

 

Andrea Sigorini di Atalantini.com
per Araberara che ringraziamo

 



 
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