15/10/2019 | 13.30
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Bell'articolo della Gazzetta su Zingonia

Risultato immagini per zingonia centro bortolottiE' di gazzetta.it ed è di 4 giorni fa. Ce l'ha consigliato FabioCH che ringraziamo

Fuorigioco a casa Atalanta: Zingonia, la “piccola Scampia” che può rinascere

Le due facce di un paese in lotta col degrado, dove il club nerazzurro è l’oasi felice: il Centro Bortolotti è sempre più grande e bello ma fuori continua la battaglia contro delinquenza, prostituzione e spaccio. “Percassi può aiutarci a ripartire”

Zingonia è un po’ come l’isola che non c’è. Una fetta di terra di 800 ettari, distesa lungo la pianura Padana, senza un’identità propria. È ormai conosciuta in tutta Italia perché ospita la casa dell’Atalanta, ma non esiste come Comune autonomo, probabilmente neppure come comunità. Se la dividono in cinque: Ciserano, Verdellino, Verdello, Boltiere e Osio Sotto. Il centro sportivo Bortolotti tiene un piede a Ciserano (la sede, i parcheggi, la tribuna) e l’altro a Verdellino (la nuova casa del vivaio e gli otto campi), e forse questa è la rappresentazione perfetta della confusione che regna da oltre mezzo secolo sotto quel cielo. Quando Zingonia fu creata, agli inizi degli Anni 60, era un’utopia, adesso è una speranza. L’Atalanta, con il suo centro sportivo in continua espansione, è stata per molto tempo un’oasi di bellezza in mezzo al degrado. Ragazzi pieni di sogni con il pallone tra i piedi dentro il recinto, e fuori criminalità, spaccio di droga, prostituzione e una rabbia sociale che montava. Ma, attenzione, qualcosa sta cambiando e Zingonia giocherà nei prossimi anni una partita decisiva, che potrebbe portarla a essere degna di una squadra che ha assunto una dimensione internazionale. Allora vale la pena di raccontarla, questa trasformazione urbana e culturale, partendo dalle radici.

 

IL SOGNO DI ZINGONE — Quando nel 1963 cominciò a posare le prime pietre della “città del futuro”, in un’area depressa a 12 chilometri da Bergamo e a 30 da Milano, il romano Renzo Zingone era già un banchiere e un imprenditore affermato. Per qualcuno era uno speculatore fondiario, per altri un sognatore un po’ megalomane: dopo aver dato il via a una massiccia urbanizzazione a Trezzano sul Naviglio, decise infatti di realizzare dal niente una città tutta nuova, che avrebbe dovuto ospitare 50 mila persone e mille aziende, sradicando la piaga del pendolarismo. Là dove c’erano terreni incolti e qualche cascina cominciarono a spuntare grattacieli con nomi di donna (Anna, Athena, Barbara), capannoni, villette, il Grand Hotel, un disco club, bar e ristoranti in stile americano, e poi strade spaziose, scuole, negozi, fontane, aree verdi, una clinica, il cinema. Chi sfrecciava sulla vicina autostrada Milano-Venezia poteva vedere enormi cartelli che annunciavano la nascita di Zingonia (stesso nome che Zingone, tra l’altro, diede anche alla figlia, a proposito di megalomania). Le luci della piccola New York della Valpadana brillarono però per poco tempo. Già dopo un paio di anni si capì che la grandeur zingoniana era rimasta soltanto sulla carta (niente eliporto e canale navigabile diretto al Po, un decimo degli abitanti previsti e meno della metà delle aziende, nessuna autonomia amministrativa). Si era passati dalla società contadina a quella industriale, sì, ma senza che ci fosse una vera anima in grado di aggregare gli abitanti, perlopiù veneti e meridionali. La parte migliore era rappresentata proprio dalle imprese, tutte di primissimo piano e in grado di creare nuova occupazione.

LA SCALATA ALL’ATALANTA — Massimo Zingone, terzogenito del “Presidente”, intuì che lo sport avrebbe potuto avere un effetto trainante. Organizzò gare motociclistiche e portò il Giro d’Italia nel 1969 e 1970, costruì il Tennis Club con 16 campi e realizzò un impianto per il calcio che, nelle intenzioni, sarebbe dovuto diventare la Coverciano del Nord (il Grand Hotel ospitava i ritiri delle squadre che andavano a giocare in Lombardia). Zingone tentò anche la scalata all’Atalanta. Lo ricorda bene Ariel Feltri, giornalista, fratello di Vittorio: “Quando nel 1966 le società di calcio si trasformarono in società per azioni, un lunedì io e Massimo, che era il mio datore di lavoro, ci presentammo nell’ufficio del ragionier Luiselli a Bergamo e chiedemmo di poter acquistare le azioni dell’Atalanta, in vendita proprio da quella mattina. Quante? ci chiese la segretaria. Tutte, rispondemmo noi. Lei, sbigottita, chiamò al telefono Achille Bortolotti, che non era ancora il presidente, e me lo passò. Lui ci propose di fare a metà. Zingone, in realtà, aveva come obiettivo principale quello di accreditarsi agli occhi della città. Entrò quindi nel consiglio e prese la delega per il settore giovanile, che aveva come anima Giuseppe Brolis e con il quale collaborai anche io”. Il centro sportivo fu acquistato da Bortolotti nel 1977, contestualmente alla promozione in Serie A dell’Atalanta dopo gli spareggi di Genova. Il 3 settembre il taglio del nastro fu eseguito da cinque ragazzi del vivaio (Scirea, Fanna, Tavola, Pircher e Bodini) e il Centro fu intitolato a Pietro Bortolotti, fratello del presidente morto quattro anni prima. All’epoca si estendeva per 76 mila metri quadrati e comprendeva 4 campi da calcio. Sotto la presidenza di Ivan Ruggeri, nel 2003, fu inaugurato il nuovo centro direzionale con uffici, spogliatoi, camere, cucina, ristorante, palestra, piscine, parcheggi, mentre la famiglia Percassi ha allargato i confini: i campi sono diventati otto ed è praticamente pronta la nuova palazzina del settore giovanile prefabbricata in legno e tecu (speciale lega di rame, zinco e alluminio), con 12 uffici, sale studio per i ragazzi, spogliatoi, palestra, sala massaggi, ambulatori, lavanderia. Zingonia, da questo punto di vista, ha già fatto un salto nel futuro. E il paese?

LO STATO NON SI ARRENDE — Il suo declino è stato inesorabile. Le potenzialità non sono state sfruttate e l’unità amministrativa mai inseguita con decisione. Così Zingonia non soltanto non ha un centro, ma neppure una logica urbanistica. La popolazione italiana è stata sostituita quasi interamente dagli stranieri, perlopiù di origine africana (senegalesi e marocchini) e asiatica (pakistani e indiani). I grattacieli di Verdellino e quelli di Ciserano sono diventati dei ghetti, le strade dominio di spacciatori e transessuali. “Una piccola Scampia”, spiega il Maggiore Davide Onofrio Papasodaro, comandante della compagnia dei Carabinieri di Treviglio, che grazie a un lavoro di squadra negli ultimi due anni e mezzo è riuscito a rimettere in sicurezza la zona. “Servizi di controllo sono sempre stati fatti, ma di carattere poco impattante. Io ho cambiato l’approccio operativo, ho cominciato a fare perquisizioni per blocco di edifici, con l’impiego ogni volta di 150 militari. Si era quasi al punto di non ritorno. Abbiamo dimostrato, però, che lo Stato non arretra e si riprende le porzioni di territorio che l’illegalità diffusa aveva cercato di conquistare. Il tutto senza l’uso della forza, nel pieno rispetto delle persone. Grazie all’appoggio di magistratura e sindaci, siamo usciti dall’emergenza, adesso serve soltanto una riqualificazione urbana”.

In poco più di due anni sono stati effettuati 27 arresti, 179 provvedimenti di espulsione e sono stati sequestrati 55 chili di sostanze stupefacenti. A Zingonia ora c’è un presidio fisso dei carabinieri oltre alla polizia locale. La presenza dell’imam Hafiz Muhammad Zulkifal – che ha l’obbligo di firma e di dimora in un condominio di piazza Affari ed è sotto processo con l’accusa di essere il “capo spirituale” della strage al mercato di Peshawar (137 morti, il pm ha chiesto 18 anni di carcere) – non preoccupa. “A Zingonia non ci sono cellule di terrorismo islamico”, precisa Papasodaro. Che aggiunge: “Abbiamo avviato progetti sulla legalità nelle scuole e negli oratori, perché i carabinieri sono tra la gente, per la gente, con la gente. Non dobbiamo dimenticare che spaccio e sfruttamento della prostituzione sono reati partecipativi: c’è l’offerta, ma anche la domanda. E quella è italiana. L’Atalanta, in quel contesto di degrado, è stata una bolla, una presenza sana”.

LE SEI TORRI DA ABBATTERE — Enea Bagini, sindaco di Ciserano, a capo di una lista civica, conferma: “Speravo che Percassi non partecipasse al bando per la ristrutturazione dello stadio di Bergamo, avevo individuato l’area per farne uno nuovo qui, vicino allo svincolo della futura autostrada Treviglio-Bergamo. L’Atalanta è una delle nostre eccellenze, parte integrante del territorio, crea indotto e un movimento di persone positive, mi piacerebbe coinvolgerla nella riqualificazione dell’area, può essere da volano al decollo di una nuova Zingonia. Per esempio, perché non fare proprio qui il museo atalantino?”. Il 20 marzo comincerà la demolizione dei sei palazzoni Anna e Athena che negli Anni 60 avevano finiture lussuose e da trent’anni erano diventati un’emergenza sociale e sanitaria. Le ruspe distruggeranno i 208 appartamenti, i 40 garage e i 17 negozi sgomberati, non senza fatica (i 650 residenti, al 95% stranieri, sono stati trasferiti a Bergamo in case dell’Aler). Al loro posto attività artigianali e commerciali, terziario, servizi sanitari e grande distribuzione.

INTEGRAZIONE RIUSCITA — Se la Zingonia di parte ciseranese pare aver risolto i propri problemi, quella che fa capo a Verdellino già da anni porta avanti un modello di integrazione che sta dando buoni frutti e che il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, vorrebbe esportare nell’hinterland milanese. La guida è leghista, ma un leghismo che integra e non esclude, che ha sostituto la propaganda del “prima gli italiani” con progetti capaci di valorizzare le diversità. “La nostra fetta di Zingonia – spiega il sindaco Silvano Zanoli – ospita persone di 60 nazionalità, nelle scuole primarie soltanto un alunno su quattro è italiano. Teniamo alta l’attenzione sulla legalità, e per me l’emergenza non è finita, ma al tempo stesso abbiamo bisogno di creare un tessuto sociale sano”.

In questa direzione vanno progetti come Beautiful Wave: attività teatrali, laboratori artistici, percorsi creativi, tutto gratuito, per ragazzi dai 14 ai 25 anni. È stata creata una squadra di basket e ce n’è una di cricket, sono stati organizzati laboratori di Street Art e di musica, e presto sarà ultimata l’International School of Arts, nel giardino antistante le Medie. Una struttura ecosostenibile in legno che offrirà aule per lo studio di uno strumento, avrà una sala di registrazione e un piccolo anfiteatro per saggi, spettacoli e concerti. “Il brand di Zingonia va rilanciato con il contributo di tutti, anche delle aziende e di realtà come l’Atalanta, con la quale abbiamo ottimi rapporti – spiega ancora Zanoli –. Le nostre scuole sono un’eccellenza grazie a una dirigenza illuminata che ha sperimentato nuovi metodi di insegnamento. Di recente ho partecipato al consiglio comunale dei ragazzi, ho visto giovani provenienti da tutto il mondo che si fanno rispettare e interagiscono. Sono il futuro. Tra qualche anno, forse, si vedrà la Zingonia sognata negli Anni 60”.

 

By staff
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