04/12/2021 | 15.15
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Bianchi: “Napoli da scudetto, Atalanta degna sfidante”

Ottavio Bianchi - Wikipedia

Il 'mister' col cuore diviso tra i partenopei ("devo la mia vita professionale") e Bergamo ("è la mia vita, di fatto da 50 anni").

È l’unico bresciano-bergamasco (e già questa potrebbe essere un’anomalia) ad aver vinto uno scudetto col Napoli, non con Milan (dove ha giocato) o Inter (che ha allenato).

Certo, lui aveva il monumento Maradona, ma anche il Napoli di oggi è un serio pretendente allo scudetto.







Tra le possibili candidate tanti, non solo tifosi, vedono anche l’Atalanta che oggi, sabato, sarà in campo al ‘Maradona’, a sfidare la capolista.






E allora chi, se non Ottavio Bianchi, può dire se davvero è lecito parlare di partita per lo scudetto?

“Perché no? L’Atalanta si è calata meritatamente in questo ruolo, sono anni ormai che naviga nelle zone alte della classifica. E quindi è giusto che sia considerata tra le candidate a vincere il titolo: era una provinciale di lusso, tutto quel che ha conquistato se l’è meritato e adesso è stabilmente lì, al tavolo delle grandi”.

Non crediamo che Bianchi, noto per dire sempre quello che pensa e che ha accettato di pubblicare la propria autobiografia solo perché gliel’ha scritta la figlia Camilla, giornalista, sia diventato improvvisamente tenero nei suoi giudizi.

Il ‘mister’ spiega infatti che già alla vigilia del campionato era sicuro di ritrovare l’Atalanta così in alto.

Non si stupisce: “Ero convinto perché già l’anno scorso e l’anno prima lo stesso, i risultati erano sempre quelli: vengono da una società di prim’ordine, con un allenatore di valore e il loro lavoro è all’avanguardia, mi riferiscono i miei amici ben informati. E tutto questo si vede nei risultati, nel gioco dell’Atalanta”.

Lei, che è stato compagno di squadra, da giocatore nell’Atalanta, di Antonio Percassi, aveva già notato in lui il futuro presidente visionario?

Percassi allora era molto silenzioso e timido, però in campo aveva una forte personalità, si faceva rispettare. Poi ha fatto la carriera imprenditoriale che tutti conosciamo e ha maturato esperienza guidando una società di calcio con spirito manageriale, ma non è tanto strano: perché lo sport è scuola di vita.

Il Napoli, invece?

Non è una sorpresa, che sia lì. È la stessa storia dell’Atalanta, è una società di prim’ordine, allenatore di valore, non è strano, che possa essere l’anno determinante. Ecco, loro a differenza dell’Atalanta hanno cambiato spesso allenatori, mentre l’Atalanta ha il vantaggio di continuare con lo stesso tecnico con cui la società condivide i propri progetti. Ma tornando al Napoli, in questo momento è la squadra più forte, organizzata. Purtroppo ha avuto parecchi infortuni, giocando così spesso è facile perdere qualche pedina.

Abbiamo in mente la facilità con cui si sono sbarazzati della Lazio del loro ex allenatore Sarri.

Con la Lazio il Napoli ha dato spettacolo, dopo due giorni col Sassuolo però è diventato più difficile recuperare.

L’Atalanta che possibilità ha, contro questo Napoli?

L’Atalanta non ha paura di nessuno, gioca il suo calcio, basta ricordare il primo tempo col Manchester, ha sempre fatto vedere il suo gioco in campo nazionale e internazionale. Chi gioca contro l’Atalanta sa che va a mille all’ora, un po’ le hanno anche preso le misure, però giustamente Gasperini poi cambia qualcosa, per essere meno prevedibile.

Zapata è in forma strepitosa, Muriel e Ilicic sono entrati e hanno fatto giocate di alta classe, Pasalic segna tre gol… Su chi di loro punterebbe, nella sfida al ‘Maradona’?

I nomi li ha detti lei, io però punto sul collettivo, l’Atalanta è prima di tutto una squadra: Gasp ne ha cambiati sette e non è cambiato nulla, il Napoli no e si è visto.

Probabilmente il suo cuore sarà diviso a metà, potrebbe allora andarle bene un pareggio?

Io sono fiducioso e sì, sono due squadre nel mio cuore: a Napoli devo la mia vita professionale, a Bergamo ho la mia vita, di fatto da 50 anni. La prima cosa che chiedo o vado a vedere, mi informo, riguarda queste due squadre. Atalanta e Napoli hanno sempre la mia attenzione.

Quanto potrà pesare, il fatto di dover giocare di lì a pochi giorni una partita decisiva in Champions, per l’Atalanta? Quanto ci penseranno i giocatori?

Per chi non è abituato è molto importante, ma anche squadre di nome quando giocano la Coppa se ne accorgono. Gestire campionato e Coppa è difficile. Sono impegni che lasciano il segno, determinante è avere una rosa molto ampia.

Sembra difficile che Gasp mandi in campo l’Atalanta a Napoli pensando che conta vincere solo in Champions, no?

No, calcoli non ne faranno. Penso che gli addetti ai lavori non ne facciano. Anzi, ne sono certo. Avanti partita per partita, come sempre.

fonte bergamonews.it
By marcodalmen
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