Caduta nell'abisso e risalita di un nostro ex
Ernesto Chevanton, ai microfoni de ‘La Gazzetta dello Sport’, ha dichiarato: “Sei mesi dopo aver smesso di giocare, torno a casa e poi…il buio. Piangevo senza sapere perché, volevo solo dormire. Se andavo fuori, sentivo una fitta al petto. Facevo due gradini e dovevo tornare dentro. Le pillole, poi, finivano solo per stordirmi. Nessuno può capire la depressione se non l’ha conosciuta. Avevo bisogno di affetto e chi mi stava vicino non me l’ha dato. Finché una sera sono stato a un passo dal farla finita, ho pensato al suicidio, poi per fortuna non è successo”.
“Noi calciatori – ha continuato Chavanton – a volte dovremmo scalare di almeno un paio di marce. Rispetto tutti, ma ho capito che questa è la vita vera. Anche io ho conosciuto il lusso, ma non ero felice davvero. Adesso mi bastano piccole cose per stare sereno: andare a pesca, piantare qualche lattuga, dare vino, olio e uova ai vicini”.
da rompipallone.it