''Cambio di inerzia''
È stato un peccato non aver vinto a Firenze. I nostri ci sono andati vicini, ma non è bastato. Certo si poteva anche perdere, visto soprattutto il secondo tempo, per cui è meglio accontentarsi di un punto che fa classifica.
Questa squadra sta sempre più prendendo forma, ed è un bel vedere. Sembrano essere passati anni-luce da quando si parlava, più o meno tutti, della possibilità di sollevare Gasperini dal ruolo di allenatore. In realtà si tratta di poche settimane ma, se ci si guarda indietro, Lazio-Sampdoria-Palermo sembrano episodi appartenuti ad un altro campionato.
I “veleni di palazzo”, o presunti tali, sono svaniti. Il dualismo “Allenatore-Direttore Sportivo”, con conseguente duello all’ultimo sangue all’alba dietro al convento dei carmelitani scalzi, pure. A dimostrazione del fatto che ogni opinione è rispettabile, ma poi i fatti possono andare anche in un’altra direzione. Certo è che con i tre punti a vittoria, se una squadra gira, la classifica cambia: abbiamo visto la Juve dello scorso anno fare beneficenza ad inizio campionato, per poi diventare un rullo compressore e schiacciare tutti. Almeno in Italia.
I cambiamenti portati da Gasperini a Bergamo sono molti e profondi. Gli amanti dei numeri hanno dibattuto lungamente sui sistemi di gioco: prima 4-4-2, 4-4-1-1, poi 4-3-3, 3-5-2… il che si basa anche su un fatto reale, ma si tratta soprattutto, a parere di chi scrive, di una semplificazione che non sempre aiuta a capire quello che succede. Diciamo allora, ed è sempre un parere personale, che ci sono allenatori che vogliono giocatori che si adattino ad uno schema preconfezionato, ed altri che invece sistemano le cose in base al parco umano che si ha a disposizione. C’è chi preferisce giocatori di provata esperienza, mentre altri giocano la carta della motivazione e della crescita da parte di elementi giovani. Non esiste una contrapposizione giusto-sbagliato: c’è chi ha avuto fortuna applicando un sistema e chi un altro. Resta un dato di fatto: i giocatori a disposizione devono essere sulla stessa lunghezza d’onda indicata dall’allenatore (e dalla società). Quando questa condivisione viene a mancare, succede quello che è capitato a Frosio prima e a Guidolin dopo. Se si ha la convinzione e la capacità di mettere stabilmente in campo alcuni giocatori giovani, ed il resto del gruppo è formato da professionisti seri, si cambia l’inerzia delle cose. Ed i risultati, prima o poi, possono anche arrivare. A questo stiamo assistendo in questo scorcio di campionato. Siamo migliorati? Pare di si anche se, nelle ultime tre partite, abbiamo giocato contro un Crotone gravemente insufficiente, contro un Napoli contratto (ma con un Milik in campo), ed una Fiorentina che stenta a mostrare in campo il proprio valore. Demerito degli avversari, ma merito anche dei nostri nell’aver fortemente limitato chi ci era di fronte. Perché qualsiasi partita vede sempre due squadre in campo, mai solo una. E le squadre sono soprattutto formate da giocatori.
A volte, quando si parla di calciatori, qualcuno sottolinea come sia una categoria di giovani viziati, più interessati al contratto, al taglio dei capelli e del tatuaggio che alle sorti, e quindi ai risultati, della squadra per cui si gioca. Ed è fuori discussione che qualcuno ricada in questa descrizione. Ci sono però anche dei veri professionisti che sono a conoscenza di un fatto innegabile: migliore è la stagione sportiva del proprio club, grazie all’apporto del giocatore stesso, maggiori sono le possibilità che il proprio profilo professionale venga preso in considerazione da un club superiore, o comunque deciso ad investire cifre considerevoli per aumentare la potenzialità della nuova squadra. A volte questo felice matrimonio si realizza mentre altre volte, sfortunatamente, no. Il che non rappresenta necessariamente una bocciatura per il giocatore, ma certamente una battuta a vuoto. L’esempio di Balotelli è forse il più evidente negli ultimi anni ma la lista, anche in passato, è lunga.
In casa Atalanta sono abbastanza evidenti due casi: quello di Sportiello e quello di Paloschi. Si è letto e riletto della loro bocciatura, ma è evidente come le cose non stiano in questi termini. Certo toccherà ai giocatori stessi ricreare le condizioni per tornare al centro della cifra tecnica della squadra, ma con tranquillità, visto che nelle ultime settimane non si ha l’assillo del risultato positivo a tutti i costi (e giocare senza pressione, in questi casi, è fondamentale). Mentre se per Sportiello si tratta forse di ritrovare una certa condizione mentale, viste le caratteristiche del ruolo del portiere, per Paloschi potrebbe invece trattarsi di lavorare al di fuori della propria “comfort zone”, o “zona di comodità”, cercando di avvicinarsi ad un’interpretazione del ruolo di centravanti diversa rispetto a quella sua congeniale, ma più aderente alle necessità della squadra. Ciò non sarebbe un limite del giocatore: sarebbe piuttosto l’evidenza di una delle sue qualità. Nel frattempo Petagna ha la possibilità di mettere in mostra le sue caratteristiche: il gioco della squadra lo valorizza palesemente. Se la stagione continuerà su questa linea, tutti gli elementi staranno andando nella direzione indicata dalla programmazione del club. Anche nell’affrontare gli inevitabili imprevisti.
Ed ora alcuni numeri, ma non troppi: nelle ultime tre giornate, l’Atalanta ha totalizzato sette punti, tanti quanti ne hanno incamerati Milan e Lazio, mentre le due torinesi ne hanno portati a casa addirittura nove. Nelle ultime tre partite abbiamo subito una sola rete: evitabilissima (ancorché ininfluente), ma abbiamo segnato un solo gol (fortuito) nelle ultime due partite: un po’ poco. In compenso la squadra costruisce, eccome. Se la fase difensiva è solida, segnare poco rimane accettabile. Ma bisognerà fare attenzione già da domenica: arriva l’Inter, squadra un po’ sottotono in termini di risultati (un solo punto nelle ultime tre partite, e avrebbero pure potuto essere anche sette), ma con un potenziale importante e la necessità di non aprire una crisi che potrebbe essere profonda.
Come sempre, giochiamocela al meglio: se poi gli avversari avranno meritato, buon per loro. Nella speranza che i miei amici interisti non inizino a telefonarmi domenica dopo le 17.00…
Questa squadra sta sempre più prendendo forma, ed è un bel vedere. Sembrano essere passati anni-luce da quando si parlava, più o meno tutti, della possibilità di sollevare Gasperini dal ruolo di allenatore. In realtà si tratta di poche settimane ma, se ci si guarda indietro, Lazio-Sampdoria-Palermo sembrano episodi appartenuti ad un altro campionato.
I “veleni di palazzo”, o presunti tali, sono svaniti. Il dualismo “Allenatore-Direttore Sportivo”, con conseguente duello all’ultimo sangue all’alba dietro al convento dei carmelitani scalzi, pure. A dimostrazione del fatto che ogni opinione è rispettabile, ma poi i fatti possono andare anche in un’altra direzione. Certo è che con i tre punti a vittoria, se una squadra gira, la classifica cambia: abbiamo visto la Juve dello scorso anno fare beneficenza ad inizio campionato, per poi diventare un rullo compressore e schiacciare tutti. Almeno in Italia.
I cambiamenti portati da Gasperini a Bergamo sono molti e profondi. Gli amanti dei numeri hanno dibattuto lungamente sui sistemi di gioco: prima 4-4-2, 4-4-1-1, poi 4-3-3, 3-5-2… il che si basa anche su un fatto reale, ma si tratta soprattutto, a parere di chi scrive, di una semplificazione che non sempre aiuta a capire quello che succede. Diciamo allora, ed è sempre un parere personale, che ci sono allenatori che vogliono giocatori che si adattino ad uno schema preconfezionato, ed altri che invece sistemano le cose in base al parco umano che si ha a disposizione. C’è chi preferisce giocatori di provata esperienza, mentre altri giocano la carta della motivazione e della crescita da parte di elementi giovani. Non esiste una contrapposizione giusto-sbagliato: c’è chi ha avuto fortuna applicando un sistema e chi un altro. Resta un dato di fatto: i giocatori a disposizione devono essere sulla stessa lunghezza d’onda indicata dall’allenatore (e dalla società). Quando questa condivisione viene a mancare, succede quello che è capitato a Frosio prima e a Guidolin dopo. Se si ha la convinzione e la capacità di mettere stabilmente in campo alcuni giocatori giovani, ed il resto del gruppo è formato da professionisti seri, si cambia l’inerzia delle cose. Ed i risultati, prima o poi, possono anche arrivare. A questo stiamo assistendo in questo scorcio di campionato. Siamo migliorati? Pare di si anche se, nelle ultime tre partite, abbiamo giocato contro un Crotone gravemente insufficiente, contro un Napoli contratto (ma con un Milik in campo), ed una Fiorentina che stenta a mostrare in campo il proprio valore. Demerito degli avversari, ma merito anche dei nostri nell’aver fortemente limitato chi ci era di fronte. Perché qualsiasi partita vede sempre due squadre in campo, mai solo una. E le squadre sono soprattutto formate da giocatori.
A volte, quando si parla di calciatori, qualcuno sottolinea come sia una categoria di giovani viziati, più interessati al contratto, al taglio dei capelli e del tatuaggio che alle sorti, e quindi ai risultati, della squadra per cui si gioca. Ed è fuori discussione che qualcuno ricada in questa descrizione. Ci sono però anche dei veri professionisti che sono a conoscenza di un fatto innegabile: migliore è la stagione sportiva del proprio club, grazie all’apporto del giocatore stesso, maggiori sono le possibilità che il proprio profilo professionale venga preso in considerazione da un club superiore, o comunque deciso ad investire cifre considerevoli per aumentare la potenzialità della nuova squadra. A volte questo felice matrimonio si realizza mentre altre volte, sfortunatamente, no. Il che non rappresenta necessariamente una bocciatura per il giocatore, ma certamente una battuta a vuoto. L’esempio di Balotelli è forse il più evidente negli ultimi anni ma la lista, anche in passato, è lunga.
In casa Atalanta sono abbastanza evidenti due casi: quello di Sportiello e quello di Paloschi. Si è letto e riletto della loro bocciatura, ma è evidente come le cose non stiano in questi termini. Certo toccherà ai giocatori stessi ricreare le condizioni per tornare al centro della cifra tecnica della squadra, ma con tranquillità, visto che nelle ultime settimane non si ha l’assillo del risultato positivo a tutti i costi (e giocare senza pressione, in questi casi, è fondamentale). Mentre se per Sportiello si tratta forse di ritrovare una certa condizione mentale, viste le caratteristiche del ruolo del portiere, per Paloschi potrebbe invece trattarsi di lavorare al di fuori della propria “comfort zone”, o “zona di comodità”, cercando di avvicinarsi ad un’interpretazione del ruolo di centravanti diversa rispetto a quella sua congeniale, ma più aderente alle necessità della squadra. Ciò non sarebbe un limite del giocatore: sarebbe piuttosto l’evidenza di una delle sue qualità. Nel frattempo Petagna ha la possibilità di mettere in mostra le sue caratteristiche: il gioco della squadra lo valorizza palesemente. Se la stagione continuerà su questa linea, tutti gli elementi staranno andando nella direzione indicata dalla programmazione del club. Anche nell’affrontare gli inevitabili imprevisti.
Ed ora alcuni numeri, ma non troppi: nelle ultime tre giornate, l’Atalanta ha totalizzato sette punti, tanti quanti ne hanno incamerati Milan e Lazio, mentre le due torinesi ne hanno portati a casa addirittura nove. Nelle ultime tre partite abbiamo subito una sola rete: evitabilissima (ancorché ininfluente), ma abbiamo segnato un solo gol (fortuito) nelle ultime due partite: un po’ poco. In compenso la squadra costruisce, eccome. Se la fase difensiva è solida, segnare poco rimane accettabile. Ma bisognerà fare attenzione già da domenica: arriva l’Inter, squadra un po’ sottotono in termini di risultati (un solo punto nelle ultime tre partite, e avrebbero pure potuto essere anche sette), ma con un potenziale importante e la necessità di non aprire una crisi che potrebbe essere profonda.
Come sempre, giochiamocela al meglio: se poi gli avversari avranno meritato, buon per loro. Nella speranza che i miei amici interisti non inizino a telefonarmi domenica dopo le 17.00…
BY GOALIE
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