Cambio di mentalità e consapevolezza: il mercato da big dell’Atalanta di Marco A.
Si è conclusa la sessione estiva di calciomercato. Una parentesi diversa da quelle passate, avvenuta in piena crisi covid e che inevitabilmente ha riscontrato molte complicanze sul lato delle trattative.
Nonostante la situazione di emergenza per i club, la Serie A rimane tra i campionati più spendaccioni, ma tra chi vende per causa di forza maggiore e chi acquista per ridurre gap tecnici, qui troviamo l’Atalanta.
Gli obiettivi della società erano semplici e chiari: trattenere i big e rinforzare la panchina, in ottica campionato e Champions.
L’Atalanta è tra le poche squadre rimaste quasi immuni dall’emergenza coronavirus: Percassi infatti non ha mai sentito l’impellente bisogno di cedere, ed è qui che il cambio di mentalità e il notevole fiuto per gli affari ha ancora una volta ridotto il gap con club più blasonati, ma poveri di idee e strategie.
CAMBIO DI MENTALITÀ- Più oltrepassi confini inimmaginabili, meno club avrai alla tua porta che bussano incessantemente per i tuoi gioielli.
L’epica cavalcata in Champions ha di fatto annichilito le residue speranze di alcune big di potersi anche solo permettere di sedersi al tavolo delle trattative con Percassi.
Gasperini ha chiesto conferme e ulteriori ritocchi, in linea con una società che anche a livello strategico è diventata una big. Dalla filosofia del “vendere per il bilancio”, Percassi ha incominciato ad impuntarsi e prendere in mano ogni straccio di possibile trattativa, esplicitando a tutti il nuovo concetto: “Mostratemi i cash e MAGARI ne discutiamo”. Per questo motivo Zapata ha smesso in pochi giorni di esser accostato a Juventus e compagnia bella, e per lo stesso motivo il Papu è rimasto, nonostante le allettanti ma precoci sirene del calcio arabo. Tutti insieme appassionatamente, rimasti ovviamente, qui, a Bergamo, la città che ha insegnato come i sogni e le ambizioni una volta raggiunti, facciano passare in secondo piano l’aspetto meramente economico.
PROSPETTI A QUOTA 100- Trattenere e spendere solo se necessario, ma nel caso delle cessioni si può far sempre qualche eccezione.
Castagne ormai in rotta di collisione con la società era inevitabile che partisse,e per questo motivo 25 milioni incassati rimangono un capolavoro societario. Mai quanto quella di Dejan Kulusevski, venduto a peso d’oro alla Juventus per 44 milioni (35+bonus), con la consapevolezza che nessuno avrebbe potuto in seguito rimpiangerlo, data l’altissima qualità dei titolari. Nelle ultime ore di mercato la Dea ha calato il tris con la cessione di Amad Traore per 40 milioni al Manchester United, per un totale di quasi 100 milioni complessivi che non sono di certo passati inosservati tra i corridoi della Lega Calcio. L’Atalanta sciorina e insegna calcio sul campo, ma sul mercato è sempre stata la docente universitaria più competente in Italia.
IL NUOVO CHE “AVANZA”- Qualche ritocchino era inevitabile, ma spesso ci si confonde tra il ritoccare e rinforzare. Mojica, Romero, Lammers, Piccini, De Paoli e Miranchuk sono i frutti di un mercato come al solito non esorbitante (circa 26 milioni esclusi possibili rinnovi di prestiti o riscatti), ma sempre ben mirato a rafforzare tutte le piccole (ma comunque presenti) lacune tecnico-tattiche.
Un mercato all’insegna di molti prestiti e colpi futuri, perché a Bergamo il presente è un’immagine mobile del futuro.
Marco A.
Nonostante la situazione di emergenza per i club, la Serie A rimane tra i campionati più spendaccioni, ma tra chi vende per causa di forza maggiore e chi acquista per ridurre gap tecnici, qui troviamo l’Atalanta.
Gli obiettivi della società erano semplici e chiari: trattenere i big e rinforzare la panchina, in ottica campionato e Champions.
L’Atalanta è tra le poche squadre rimaste quasi immuni dall’emergenza coronavirus: Percassi infatti non ha mai sentito l’impellente bisogno di cedere, ed è qui che il cambio di mentalità e il notevole fiuto per gli affari ha ancora una volta ridotto il gap con club più blasonati, ma poveri di idee e strategie.
CAMBIO DI MENTALITÀ- Più oltrepassi confini inimmaginabili, meno club avrai alla tua porta che bussano incessantemente per i tuoi gioielli.
L’epica cavalcata in Champions ha di fatto annichilito le residue speranze di alcune big di potersi anche solo permettere di sedersi al tavolo delle trattative con Percassi.
Gasperini ha chiesto conferme e ulteriori ritocchi, in linea con una società che anche a livello strategico è diventata una big. Dalla filosofia del “vendere per il bilancio”, Percassi ha incominciato ad impuntarsi e prendere in mano ogni straccio di possibile trattativa, esplicitando a tutti il nuovo concetto: “Mostratemi i cash e MAGARI ne discutiamo”. Per questo motivo Zapata ha smesso in pochi giorni di esser accostato a Juventus e compagnia bella, e per lo stesso motivo il Papu è rimasto, nonostante le allettanti ma precoci sirene del calcio arabo. Tutti insieme appassionatamente, rimasti ovviamente, qui, a Bergamo, la città che ha insegnato come i sogni e le ambizioni una volta raggiunti, facciano passare in secondo piano l’aspetto meramente economico.
PROSPETTI A QUOTA 100- Trattenere e spendere solo se necessario, ma nel caso delle cessioni si può far sempre qualche eccezione.
Castagne ormai in rotta di collisione con la società era inevitabile che partisse,e per questo motivo 25 milioni incassati rimangono un capolavoro societario. Mai quanto quella di Dejan Kulusevski, venduto a peso d’oro alla Juventus per 44 milioni (35+bonus), con la consapevolezza che nessuno avrebbe potuto in seguito rimpiangerlo, data l’altissima qualità dei titolari. Nelle ultime ore di mercato la Dea ha calato il tris con la cessione di Amad Traore per 40 milioni al Manchester United, per un totale di quasi 100 milioni complessivi che non sono di certo passati inosservati tra i corridoi della Lega Calcio. L’Atalanta sciorina e insegna calcio sul campo, ma sul mercato è sempre stata la docente universitaria più competente in Italia.
IL NUOVO CHE “AVANZA”- Qualche ritocchino era inevitabile, ma spesso ci si confonde tra il ritoccare e rinforzare. Mojica, Romero, Lammers, Piccini, De Paoli e Miranchuk sono i frutti di un mercato come al solito non esorbitante (circa 26 milioni esclusi possibili rinnovi di prestiti o riscatti), ma sempre ben mirato a rafforzare tutte le piccole (ma comunque presenti) lacune tecnico-tattiche.
Un mercato all’insegna di molti prestiti e colpi futuri, perché a Bergamo il presente è un’immagine mobile del futuro.
Marco A.
By staff