15/05/2022 | 07.27
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Cessione Atalanta, cosa c’è dietro l’affare: 30 milioni l’anno da restituire e società lussemburghesi

Atalanta: Percassi presenta Pagliuca al Gewiss Stadium

Un bond da 152 milioni dentro la girandola societaria, tra Lussemburgo, Delaware e California, che ha completato l’accordo Percassi-Pagliuca

L’annuncio della cessione del 55% delle quote della Dea società a responsabilità limitata a Stephen Pagliuca, ufficializzata lo scorso 19 febbraio, è la punta di un’operazione societario-finanziaria dall’architettura molto complessa che, alla data odierna, ma con sviluppi futuri, vede un ridisegno complessivo degli assetti dell’Atalanta Bergamasca Calcio. Intesa ovviamente, non come squadra di calcio, ma come società per azioni. Il quadro societario, fino a quel sabato di febbraio, era piuttosto semplice con O dissea, la holding di Antonio Percassi che deteneva il 100% della Dea Srl, a sua volta detentrice dell’84,66% dell’Atalanta Spa (il restante 15,34% è tuttora in mano ad oltre un centinaio di azionisti di minoranza). Il fulcro dell’operazione è, dunque, stato questa cessione di quote maggioritarie, corredata da una serie di domande e curiosità popolari: quanto è stato valutato quell’84%? Quanto ha incassato Percassi? Quanto vale l’Atalanta nella sua interezza? A che cosa e dove porterà questa operazione? Tutto è stato costruito per gradi. Vediamo come (Il grafico dell’intreccio).







 




Mister Pagliuca
Circa un mese dopo l’annuncio, il 14 marzo, due società di diritto lussemburghese — 1907 Abc e 2022 Abc (Atalanta bergamasca calcio) — e facenti capo agli uomini di fiducia di mister Pagliuca, hanno dato vita ad una nuova società a responsabilità limitata, Dea H che a sua volta, il 18 marzo, ha costituito Dea 11, un’altra società a responsabilità limitata. Due società neo costituite inizialmente vuote che nel giro di poco si sono riempite. Infatti, il 4 aprile l’assemblea dei soci della Dea H ha deliberato un aumento di capitale di 214,9 milioni di euro che, sottoscritto e versato, il 12 aprile, ha visto l’esborso di poco più di 90 milioni da parte della 1907 Abc, di altri 17 milioni circa da parte della 2022 Abc e, infine, di altri 107 milioni da Odissea, la holding di Percassi. Alla fine di questa operazione, che verrà completata a giugno e che vede un sovrapprezzo in carico a Pagliuca (in sostanza il socio americano paga un po’ di più la sua partecipazione in virtù della maggioranza qualificata che si è messo in capo), l’organigramma della Dea H vede Percassi detenere il 45%, mentre la 1907 Abc e la 2022 Abc dei soci americani rispettivamente il 46,74% e l’8,26%: insieme arrivano al 55%, la percentuale annunciata.





Assetti nerazzurri
A questo primo movimento societario se ne sono aggiunti altri, tutti effettuati in un giorno, il 12 aprile scorso, una data cerchiata in rosso per gli assetti nerazzurri. In quel giorno, Odissea, semplifichiamo per comodità e diciamo Percassi, ha concesso un finanziamento di 23 milioni di euro a favore della Dea H con un vendor loan, un finanziamento che il venditore di una partecipazione (azioni, quote) concede a favore dello stesso acquirente, normalmente reinvestendo parte del prezzo ottenuto. Sempre nel fatidico 12 aprile si registra un elemento finanziario fondamentale. Uno snodo vero e proprio perché Athena, una spa operativa dal 23 marzo 2022, interamente controllata dalla Dea H con Luca Bassi uomo di fiducia di Pagliuca nelle vesti di presidente del cda, (e con Mauro Bottega dello Studio Volpi come presidente del Collegio Sindacale), ha emesso un prestito obbligazionario dal valore nominale di 152,5 milioni di euro, che è già stato interamente sottoscritto. Che cosa significa? Che con questa operazione la Dea H ha, di fatto, contratto un debito per cinque anni (la scadenza è al 12 aprile 2027) con una serie di soggetti finanziari di investimento, i cosiddetti Svp (società veicolo) basati tra il Lussemburgo, il Delaware e la California. Questi sei soggetti sottoscrittori, a fronte dell’emissione di obbligazioni, a loro favore, pretenderanno a scadenza fissa e fino al completo rimborso del prestito, cedole gravate di un interesse che, stabilito sulla base di parametrazioni finanziarie, secondo indiscrezioni si aggirerebbe intorno all’8%.





Il prezzo della transazione
L’ultimo tassello del fatidico 12 aprile si trova nell’atto in cui Percassi, tramite Odissea, ha ceduto il 100% della Dea Srl, (la sua vecchia società controllata ora cessata) alla Dea 11. Il prezzo della transazione non è stato reso noto, ma i flussi finanziari portano a stimare che gli importi raccolti sia con l’aumento di capitale (quindi con denaro contante) che con l’emissione di un prestito obbligazionario (quindi con la sottoscrizione di un debito) e gli altri 23 milioni del vendor loan, siano stati immessi nella Dea 11 che avrebbe conguagliato la totalità della Dea Srl per circa 390 milioni di euro. Una cifra che, per una quota parte del 45%, lo stesso Percassi ha poi reinvestito nella Dea H garantendosi così la permanenza come socio di minoranza. Da questo assunto, discende come, possedendo la Dea Srl 142.869.078 azioni dell’Atalanta Spa, l’equity value, ovvero il 100% dell’Atalanta risulti valutato poco più di 460 milioni di euro.





Nessun fiume di denaro
Fin qui la finanza pura da cui a corollario discendono una serie di interrogativi societari che portano ad intuire possibili, prossime mosse. L’emissione di un prestito obbligazionario chiarisce innanzitutto come nella chiusura del cerchio non siano esattamente corsi dei fiumi di soldoni, come nell’immaginario popolare. I 152 milioni del prestito (piccolo particolare aggiuntivo: la società londinese che ha svolto un ruolo di partner fiduciario ha iscritto un pegno sulle quote della Dea 11 e questo significa che in caso di inadempienza si rivarrà prendendosele) sono a tutti gli effetti un debito quinquennale che dovrà essere onorato. Tenendo presente oltretutto che, nella holding Dea H, le componenti ricomprese in grado di assicurare dei ricavi sono solo due, (la Stadio Atalanta srl che gestisce il Gewiss con volumi modestissimi) e l’Atalanta Spa. L’operazione, come in una partita di calcio, è solo al primo tempo e chi è in campo punta a giocarla con una squadra sola. Ma per farlo c’è un crocevia che passa necessariamente dai soci bergamaschi.


fonte bergamo.corriere.it

By marcodalmen
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