La vetrina finale della CL in atto, sta mostrando quanto certi aspetti di grandezza spropositata, nell’ordine della valutazione economica delle squadre e degli emolumenti corrisposti, nasconda una realtà contraria, sia dal punto di vista dei risultati sportivi, che della reale consistenza dei pretesi valori.
Da tempo la cosa è sotto gli occhi di tutti ed ora, anche gli scettici, possono rendersi conto della fasulla, assurda apparenza di un sistema calcistico, non più in grado di reggersi realmente.

Anni or sono, il padre di un mio compagno di scuola, con la fissa delle invenzioni, mise a punto un motore funzionante ad acqua, il cui funzionamento fu testato con intervento di personaggi di rilievo del comparto motorizzazione. Ai positivi risultati segui il mancato sfruttamento industriale ed il confino del prodotto in un museo. Alla domanda della ragione di tale rinuncia si contrappose il fatto che, inventori precedenti, che coltivarono il progetto di sviluppo industriale, in aperta antitesi con la produzione petrolifera, furono vittime di varie tipologie di incidenti ed uno, in particolare, era stato ripescato nella Senna. Una storia di sette sorelle assai poco propense a disperdere la dote.

Mi rendo conto che, queste mie convinzioni, possano quantomeno ascrivermi una sottospecie di malessere illusivo, tipico di coloro che vorrebbero rovesciare il mondo, ma resta il fatto che una squadra celeberrima come il Barcellona, il cui costo stipendio medio è di circa dodici milioni annui per giocatore, abbia rimediato un risultato vergognoso, che ha gettato nello sconforto più profondo il gruppo proprietario, nominalmente plurimiliardario, nella consistenza patrimoniale stimata. Da tifoso di calcio, ritengo giusta l’attribuzione variabile di stime monetarie ai diversi giocatori, ma certe iperboliche valutazioni, hanno il crisma della più assoluta follia. Quando poi, una società sportiva assomma nel proprio parco giocatori i pezzi più pregiati, si fondano quegli imperi del vacuo, appunto come le migliori compagini, rimandate a casa, da queste gare di CL, che ci illustrano chiarissimamente, di quante vuote realtà ci ammanniscano la vita, spacciando per tesori, autentiche illusioni.

Il valore sportivo è un qualcosa che non dovrebbe essere tradotto in valutazioni monetarie, se non nell’osservanza di definizioni quantitative razionalmente accettabili. Quando un personaggio quasi incartapecorito pretende , per effettuare un giro di campo prepartita, un gettone corrispondente allo stipendio di qualche anno di una persona diplomata, e si aderisce alla richiesta, qualche dubbio sulla razionalità e sulla sussistenza del sistema, può e deve nascere.
Alle voci di possibile conclusione di una permanenza da noi, da parte di un seppur valida pedina, se ne contrappone una che invita, la società bergamasca a dilatare le retribuzioni in maniera consona ad un sodalizio in crescita. Paradossale che si vogliano legare i progressi tecnici ad uno sbando economico, proprio da parte di un sodalizio che ha sempre brillato proprio in funzione del mantenimento di quei sani equilibri finanziari, che altrove si sono trasformati in dissesti. Forse il fautore della proposta non ha mai pensato di commisurare il proprio stipendio a quello che la nostra, pur piccola Atalanta, corrisponde ai propri affiliati, ma io gli consiglierei di pensarci, anche per il solo esercizio di una presa di coscienza. Che poi, proprio magari da costoro arrivano lelagnanze sui costi troppo elevati dei biglietti d’ingresso agli stadi.

Sacrosanto che una carriera non eterna sia rimunerativa e compensi largamente colui che ci si dedica, per creare un affascinante spettacolo sportivo, ma, non di meno, tanti diversi lavoratori sono esclusi a vita, da rendite siffatte: eppure non si considerano ne vittime , ne minorati e vivono, con dignità.
Dobbiamo ricuperare tutti un senso della giustizia e dell’equilibrio che, in troppi ambiti, è davvero completamente dimenticato, anche, magari, durante la visione delle partite della CL.

 

by Renato