Il pareggio tra Juventus e Atalanta allo Juventus Stadium è giusto ma lascia amarezza in entrambe le squadre.
I bianconeri avevano pregustato la rimonta, dopo i due gol segnati in cinque minuti, e invece si sono ritrovati in un’altra partita in cui lasciano dei punti per strada. Per di più a una diretta concorrente per il piazzamento in Champions. Da febbraio in poi la Juventus ha vinto 1 partita su 6: inquietante.
L’Atalanta invece ha perso la possibilità di accorciare il distacco dalle prime quattro, e può essere dispiaciuta per la gestione del vantaggio – anche se la reazione finale è stata incoraggiante.
La Juventus ha provato ad aggredire in alto la costruzione – che apriva molto i due difensori laterali Djimsiti e Scalvini abbassando i mediani al centro – pareggiando con cinque giocatori la situazione: Chiesa e McKennie più larghi, Locatelli e Miretti centrali, dietro a Milik più avanzato. Dall’altro lato, l’Atalanta ha iniziato con un baricentro difensivo a media altezza, lasciando a centrali e portiere della Juventus il possesso a ridosso della propria area per privilegiare la copertura degli spazi centrali e la superiorità numerica più arretrata. In queste situazioni, Koopmeiners si abbassava all’altezza dei due centrocampisti mentre De Ketelaere tendeva a rimanere più alto con Scamacca, ma lavorando più sulla copertura del centro che su pressioni dirette al portatore. L’Atalanta concedeva volentieri l’ampiezza alla Juventus nella metà campo avversaria, concentrandosi sul controllo dei movimenti avanzati.
La Juventus, dal canto suo, ha provato ad attivare le ormai tipiche rotazioni che coinvolgono le catene laterali, soprattutto sulla zona destra, in cui di solito McKennie e Cambiaso si scambiano spesso di posizione. Si sono però visti anche movimenti diversi da parte di Bremer, che si portava talvolta alle spalle della linea degli attaccanti avversari. Sulla sinistra Iling-Junior e Chiesa si sono alternati nell’attacco degli spazi interni ed esterni.
La sensazione però è stata che la Juventus non riuscisse a sfruttare questi movimenti per avanzare. In questo c’entra chiaramente anche la buona organizzazione difensiva dell’Atalanta, abile a non farsi “portare a spasso” dai movimenti degli avversari. Al contempo, va detto, l’Atalanta non sembrava in grado di creare grossi pericoli, o di manipolare il pressing juventino.
Per la prima fase della partita l’Atalanta ha provato a uscire soprattutto sfruttando la verticalizzazione diretta verso i 5 giocatori avanzati (in particolare verso destra), ma non riusciva poi a consolidare il possesso. Quando ci è riuscita, come nell’azione qui sopra, è stato grazie alle consuete corse in avanti dei difensori laterali e dei movimenti “a uscire” di Koopmeiners, che si portava fuori dal blocco basso juventino per ricevere.
Il primo tempo è stato bloccato. Fino al curioso calcio piazzato dell’Atalanta, che ha sbloccato il risultato.
L’uso del “coccodrillo”, cioè il posizionamento di un giocatore sdraiato dietro la barriera per consentire alla stessa di saltare senza preoccuparsi di essere bucata rasoterra dal tiro, è sempre più diffuso e potrebbe sembrare una mossa sicura. Eppure, come in ogni situazione su un campo di calcio, a ogni scelta corrispondono delle conseguenze che vanno messe in conto. In questo caso, la Juventus si è ritrovata in inferiorità numerica sul lato opposto, e il contromovimento di Koopmeiners per andare a ricevere il passaggio di Pasalic non è stato assorbito da nessun difendente. Forse, un campanello d’allarme per i bianconeri avrebbe potuto essere lo strano allontanamento dell’olandese dalla posizione di battuta, trattandosi di uno dei migliori tiratori (da fermo e in movimento).
L’Atalanta ha poi dovuto fronteggiare il ritorno in campo vigoroso da parte della Juventus all’inizio del secondo tempo, quando per circa 10-15 minuti il confronto è diventato aperto e ci sono state diverse occasioni per entrambe. È stata comunque la Juventus a prendersi dei tiri più pericolosi, oltre nelle azioni dei due gol segnati, anche con Chiesa più presente nelle corse centrali senza palla.
Chiesa e McKennie si erano trovati in più di un’occasione vicini sulla trequarti avversaria, ma di fatto l’unica occasione grossa nata da tale associazione è stata quella del gol dell’1-1, propiziata da un recupero palla ad altezza del centrocampo. In questo caso l’organizzazione dell’Atalanta non è stata dinamica quanto i movimenti e la sensibilità dei giocatori bianconeri, con Ederson leggermente in ritardo sulla corsa di McKennie e Hien imperfetto nella gestione del taglio in area di Cambiaso. Il difensore aveva scommesso tutto sull’intercetto.
McKennie, quest’anno incredibilmente incisivo negli ultimi metri, è stato di nuovo decisivo sul secondo gol, segnato da Milik appena quattro minuti dopo. Questa volta ha appoggiato di petto all’indietro un cross di Iling-Junior proveniente dalla sinistra dopo una circolazione prolungata a ridosso della trequarti dell’Atalanta con cui la Juventus aveva potuto riempire l’area.
Qualcosa, però, schricchiolava. Pur in un momento positivo, la Juventus in aveva iniziato a concedere qualcosa in più alle progressioni dell’Atalanta. La squadra di Gasperini ha vanificato qualche ripartenza per le scelte sbagliate di Scamacca, e ha poi inserito Lookman, oltre a Toloi e Hateboer che hanno modificato la zona destra del campo. Scalvini giocava a sinistra, ma con questo cambio Djimsiti si è spostato da quel lato, risultando poi decisivo sul gol del pareggio definitivo.
La Juventus ha avuto qualche difficoltà in più nell’assorbire le ricezioni degli attaccanti di Gasperini davanti alla linea difensiva, tra la maggiore imprevedibilità di Lookman e forse anche una richiesta di maggiore mobilità a Koopmeiners. È successo soprattutto quando i possessi dell’Atalanta si sono fatti più lunghi e avanzati, come nel caso del 2-2. La palla si sposta più volte da un lato all’altro e avanti e indietro, fino a quando la compattezza del blocco difensivo della Juventus non si è sfaldata, tra scambi di posizione per compensare uscite e ritardi nell’assorbimento degli inserimenti.
Un gol dove bisogna sottolineare il movimento di Djimsiti, che si era posizionato da trequartista alle spalle di McKennie per poi ricevere e girarsi con una pulizia non scontata, e il gesto di Koopmeiners, che prima della conclusione a rete aveva letto alla perfezione il tempo di inserimento possibile mentre il compagno si girava in avanti. È però la quarta partita consecutiva che la Juventus concede almeno 2 gol: prima del match contro l’Inter era successo una sola volta, nella sconfitta contro il Sassuolo. Anche Allegri ha ammesso che è un periodo in cui la squadra concede gol troppo facilmente.
Forse non aver perso può essere considerato da entrambe le squadre una mezza conquista. L’Atalanta è in un periodo stressante di partite e uscire con un punto dallo Stadium può essere soddisfacente – visto anche il momento di forma non brillante. Per la Juventus il vantaggio in classifica rimane abbastanza incoraggiante – «Abbiamo preso un punto al Bologna» ha sottolineato Allegri – ma con prestazioni così altalenanti quanto si può rimanere tranquilli?