Chi sarà l'anti-Inter? Juve, Napoli, Atalanta e Milan le piu credibili secondo la gazza
Viaggio tra pregi e difetti delle rivali dei nerazzurri scudettati
L'anti Inter più credibile può essere l’Inter stessa. Ha un vantaggio tecnico, psicologico e caratteriale che non può essere cancellato d’improvviso. Il mercato, dall’idea Kim a Zielinski, sta offrendo a Inzaghi le pedine indispensabili per completare un nuovo mosaico scudetto con vista sull’Europa. Se si escludono Atalanta (Gasperini) e Roma (De Rossi), le altre di vertice hanno tutte cambiato allenatore e servirà tempo per assimilare le novità. Però Conte rilanciò la Juve dal nulla, aprendo con uno scudetto impensabile un ciclo altrettanto incredibile. I ribaltoni sono improbabili, ma succedono. Oggi, aspettando la fine del mercato, il rivale sembra da individuare tra Milan, Juve, Atalanta e Napoli. Non necessariamente in quest’ordine. Con la Roma a ruota.
ATALANTA
Non è la continuità la dote migliore dell’Atalanta, ma come non ripartire dal grande finale di stagione? Nel percorso di crescita per diventare grande è stato superato un altro scalino: il successo in Europa League è un propulsore di morale di cui ci renderemo conto presto. Finalmente l’Atalanta può giocare per lo scudetto. Perdere Koopmeiners sarebbe dura: c’è Zaniolo, ma il ruolo è diverso, si va da un onnipresente a uno che entra (bene) a strappi. Gasp può esaltarlo. Ne guadagna l’attacco, ma serve qualcuno in mediana oltre a Ederson che, se si conferma, sarà il migliore nel ruolo (quel leader di cui si parlava per il Milan...). Legittimo chiedersi se Ruggeri si ripeterà, se Scamacca continuerà a crescere dopo l’ennesimo stop in azzurro, ma indispensabile riconoscere a Gasp il potere di reinventarsi sempre e di lasciare un segno tattico.
JUVENTUS
Non si discute che la scommessa più affascinante sia Thiago Motta alla Juve. Era stato così anche per Maifredi. Si scherza: l’unico collegamento è il rossoblù d’origine. Il suo calcio ha incantato su basi molto solide eppure creative: impostazione dal basso, possesso verticale, rotazioni nel centrocampo che disorientavano gli avversari, giocatori migliorati come s’è visto all’Europeo. Bello e vincente. La Juve però non è il Bologna, altre aspettative, altra pressione. Ci sarà tolleranza dopo gli anni Allegri, il bel gioco aiuterà, ma la massima di Boniperti sul “vincere” in bianconero resta nel Dna. La ricostruzione è interessante e farà sorridere anche l’ex tecnico che potrà dire "mica avevo questi". Douglas Luis sa essere leader, Thuram lo affiancherà, Koopmeiners farebbe saltare il banco. Sul centrale accanto a Bremer non si può scherzare, non sottovaluteremmo Djalo, tecnico e offensivo, dopo le cure di Motta. Vlahovic propone dinamiche diverse da Zirkzee: da verificare nella manovra d’attacco. Restano le ali: Sancho è davvero il meglio? Yildiz sarà meno estemporaneo nei suoi 90’?
NAPOLI
Conte ha un vantaggio: fare peggio del decimo posto, per lui che non è mai sceso sotto il quinto, è a fortemente improbabile. Il Napoli avrà presto un’identità chiara come la Juve, il Chelsea e l’Inter, due scudetti e un secondo posto a -1 nelle prime stagioni, la stessa Italia fatta con i fichi quasi secchi. Poi il Tottenham e l’addio tragico di qualche amico hanno sicuramente condizionato l’uomo prima dell’allenatore che, ora, ha di nuovo voglia di missioni difficili. Si parte dalla difesa: Buongiorno ti cambia la vita, Olivera terzo a sinistra come nell’Uruguay è una bella suggestione giochista. Si parla di 3-4-3 ma potrebbe essere il buon vecchio 3-5-2 con Lobotka a fare il Pirlo e Folorunsho in incursione. Per la formula a due punte si dovrà lavorare su Kvara che dà il meglio da ala faccia alla porta e invece, un po’ come nella Georgia, dovrebbe lavorare di spalle e più centrale (ruolo dove può far bene Raspadori). Ma la domanda è: ci sarà Lukaku? Con Conte il suo rendimento è storicamente clamoroso. Senza parlare di scudetto che è presto, ma libero dalle coppe Conte sa sempre come si fa.
MILAN
Secondo nell’ultima Serie A, il Milan merita un’apertura di credito non illimitata. Il cambio è stato drastico. Fonseca nel Lilla ha proposto un 4-2-3-1 di possesso e controllo, molto meno verticale dell’ultimo Pioli. Dall’Europeo arrivano belle notizie su Maignan e Theo, vedremo se saranno stanchi. I problemi sono altri. Servono un esterno destro, un centrale, un mediano e un centravanti, non poco per un giudizio serio oggi. Emerson Royal non è un fenomeno, ma può essere utile. Pavlovic era discontinuo, sta crescendo. Fofana in mezzo smazzerà quintali di lavoro, resta il dubbio che, dopo Tonali (e Ibra...), non ci sia più il leader che prende il timone nella tempesta. Il 9 non può essere in dubbio tra il movimentista Zirkzee e la boa Lukaku. La virata su Morata — quasi una via di mezzo — è interessante, a patto di ricordarsi che non è uno da 20 gol e nella Spagna fa figura con due ali che puntano l’uomo e mezzali trequartisti che entrano nei suoi spazi (Pedri, Olmo). Promettevano bene i giovani Simic e Jimenez: forse è l’ora. E poi Camarda: sperando cresca in pace, nell’interesse dell’Italia, senza etichettarlo nuovo Yamal, un po’ di spazio gli farà bene.
fonte Gazzetta.it