City - Atalanta : l'analisi di Gianluca Savoldi
L'ATALANTA POTREBBE ESSERE PIÙ ACCORTA SENZA PERDERE LA PROPRIA IDENTITÀ DI GIOCO?
Questo interrogativo sintetizza un po’ tutte le richieste che ricevo sul tema, tra messaggi e commenti.
Chi è convinto che alla Dea serva un piano B efficace laddove la fase difensiva Gasperiniana non funziona, quando viene meno condizione psico-fisica atletica, oppure quando gli avversari sono decisamente superiori sotto il profilo tecnico. Chi suggerisce un possibile cambio di modulo, chi in generale un atteggiamento più equilibrato.
Questa Atalanta a me piace tantissimo e condivido mentalità e stile di gioco che Gasperini ha tramesso a questa squadra negli ultimi anni. Purtroppo questo modo di giocare e di difendere a volte ti fa rischiare e se incontri giocatori più forti ci sta di pagare un caro prezzo in termini di risultato numerico.
L’Atalanta potrebbe essere più accorta senza perdere la propria identità di gioco?
Forse è un obiettivo possibile ma di certo molto difficile perché il compito è delicato.
È difficile trovare le parole giuste per correggere o allenare certe situazioni.
Ci vuole molto, moltissimo per togliere ai propri giocatori la paura che certi dogmi tattici creano e che accompagna la formazione della stragrande maggioranza dei giocatori.
Per ottenere questi risultati in termini di gioco il mister avrà incoraggiato i suoi giocatori con tutti i mezzi “necessari”.
Questo è il motivo per cui spesso i giocatori nuovi ci mettono un po' con il Gasp prima di entrare nei “tabellini”.
Ci vuole moltissimo per fare il reset di alcuni atteggiamenti automatici e che fanno ormai parte del bagaglio di conoscenze di un giocatore.
L’esempio più concreto?
La rottura preventiva della linea difensiva (se necessario anche a palla libera) dove il 99,9% degli allenatori chiederebbe di scappare verso la porta a difendere lo spazio dietro le spalle.
Con Gasperini invece i difendenti si devono predisporre ad aggredire l’avversario tra le linee per impedirne o limitarne la ricezione.
Per seminare dei dubbi nella testa dei propri ragazzi invece ci vuole è un attimo.
Questo può accadere correggendo alcune situazioni di gioco.
Se si creano dei dubbi è finita. Crolla quel meraviglioso castello fatto di mentalità, principi di gioco (e non di schemi e marcature a uomo predefinite come qualche ignorantello sostiene).
Una cosa è certa: non si diventa più accorti cambiando modulo.
La struttura difensiva (sistema di gioco) non ha niente a che vedere con il modo di difendere. Non è mettendosi a 4 dietro che si rischia meno.
Così come non si può alternare un gioco fondato sui principi di cui sopra con una difesa basata sul sovrannumero, e quindi su distanze più definite tra reparti e singoli elementi dei reparti.
Si può cambiare atteggiamento, scegliere di “prendere” l’avversario più o meno alti, di indirizzare o innescare il pressing in zone e tempi diversi, e l’Atalanta lo sta già facendo. Di sicuro può migliorare in quanto a “flessibilità tattica” ma suppongo che ci stiano già lavorando.
Tornando ultima uscita della squadra di Bergamo una cosa va detta: il Manchester City non fa testo.
Cinque gol dal City, che è di un altro pianeta, li può prendere chiunque (chiedete a a Sarri che ne ha presi 6 con il grande Chelsea).
Tutti tranne un paio di squadre al mondo (forse).
Detto questo nella partita di Manchester c’è una situazione specifica in cui ritrovo dei comportamenti ricorrenti.
Se potessi diventare invisibile mi piacerebbe andare negli spogliatoi per sentire il mio vecchio mister come corregge la situazione nell’immagine che ho postato. È l’azione del 3-1.
La palla è sull’esterno tra i piedi di un giocatore del Manchester che può giocare in profondità. De Bruyne attacca lo spazio alle spalle di De Roon con una scelta di tempo perfetta.
Da quel momento ha la strada spianata, guadagna il fondo del campo, manda in curva, con una finta, De Roon (che ultimamente è sempre in scivolata) poi...sappiamo come è finita.
Il focus è sul preciso momento in cui la palla diventa libera.
È indubbio che De Roon deve “stare più dentro” e vedere l’inserimento del belga. Marten è un centrocampista ed è comprensibile che possa commettere qualche errore di tecnica individuale. Il mio pensiero personale è quello che Djimsiti, vedendo il compagno fuori posizione dovrebbe scappare per difendere lo spazio alle sue spalle. Invece appena parte il passaggio il centrale neroazzurro sta salendo sul suo riferimento (Aguero) e viene preso in contro-tempo. Questo è un errore importante per me ma non è detto che lo sia per il mister, dipende sempre da cosa chiede ai suoi in queste situazioni; con una palla simile, sempre nella stessa partita ho notato che Jimmy è “scappato”.
Parlo di “situazione tipica” perchè è più facile che venga preso in contro-tempo un difendente che si deve predisporre a rompere rispetto ad uno che deve fare reparto. Nel secondo caso il dubbio non viene nemmeno e non scappare sarebbe un errore piuttosto grave.
Questo episodio è, a mio avviso, quello che ci ha tagliato le gambe perchè sotto il profilo mentale l’abbiamo subito parecchio.
Per chiudere il capitolo Manchester questa volta mi tocca fare una critica a Gollini. Chi mi conosce sa quanto ho spinto per vederlo titolare lo scorso anno. E infatti ci ha portato in alto dove siamo, salvando la porta in numerose occasioni. Contro i Citizens mi ero augurato di vederlo molto alto perchè la qualità degli avversari, a partire da Ederson, lo richiedeva. Purtroppo abbiamo preso due gol gemelli dove il nostro portiere avrebbe dovuto tentare l’anticipo con un’uscita frontale. Cross perfetti sia chiaro, ma doveva essere coraggioso, più alto innanzitutto e poi andare ad attaccare quei palloni.
Gianluca Savoldi