Con Toloi e Pessina ci siamo tutti noi ! By ReMo
Sulla cima calcistica d’Europa trionfa l’azzurro nazionale e tutti siamo chiamati a goderne, tutti compresi coloro che, per antipatie verso qualche componente della nazionale, disdegnano ogni possibilità concreta di sentirsi coinvolti, facendosi da parte.
Debbo ammettere io stesso che l’istintiva reazione a taluni gesti di antisportività, come certe cadute ruffiane atte a strappare la concessione di un rigore, mi hanno spesso indotto ad un moto di sdegno ribelle verso chi se ne è reso interprete, ma sono lieto di aver perso, nel corso del torneo, quei moti reazionari avversi che le vicende del campionato mi avevano indotto nell’animo.
Un evento sportivo che coinvolge l’intera nazione deve essere partecipato con supporto ed affetto, dimenticando quegli episodi di margine dirimente, come si usa nelle grandi occasioni, quando si promuovono indulti verso tipologie di reati minori.
In tale maniera con il progredire del cammino intrapreso, l’Italia ha sfrondato pian piano le mie resistenze, recuperando motivato interesse e la passione che è doveroso riconoscere ed attribuire ai nostri colori nazionali, esattamente come i calciatori che, divisi dall’attaccamento alle società di appartenenza, riversano nel tricolore, comuni sentimenti ed i legami di affezione incontroversi.
Qualcuno contesta a noi cittadini, nati nel Bel Paese, che il sentimento nazionale esploda solo nello sventolio delle bandiere negli stadi, per sopirsi o dissolversi in tanti altri aspetti della vita sociale, che davvero meriterebbero un maggior partecipato consenso.
Verità purtroppo incontrovertibile anche se correlata a fatti che inducono a tale atteggiamento, ma un approfondimento di questo genere ci porterebbe troppo lontano dall’argomento in esame.
Dicevo che, da questa edizione il coinvolgimento diventa, per noi atalantini, più immediato e facile, essendo veicolato dalla convocazione di due dei nostri beniamini nerazzurri, Toloi e Pessina, che si meritano il sostegno dei propri tifosi, esteso più largamente a tutta la squadra.
Il percorso non è stato facile, ma il contributo dei nostri alfieri è stato entusiasmante per spettacolo e rendimento, che ha pesantemente contribuito, in talune partite, a togliere le castagne dal fuoco. Arrivare alla finale, in casa inglese, proprio contro l’Inghilterra era già una prospettiva lusinghiera, che dopo due minuti di gara, ci vedeva succubi di una rete verosimilmente decisiva.
Il mancato schieramento dei due nerazzurri e qualche problema concreto parevano averci già messi alla porta, coatti da una formazione che necessitava di maggior pericolosità.
La ripresa, con qualche mirata sostituzione, ci rimetteva in gara, con il pareggio, ottenuto da uno dei meno signori ma certamente efficace giocatore, non per questo meno apprezzabile, visto che ci ha portato al vessatorio giudizio dei rigori.
Animati dal nostro iniziale errore, abbiamo riscattato con il non simpaticissimo portiere il pedaggio
necessario per assicurarci il titolo.
Alla festa finale ha partecipato, sorreggendosi sulle grucce, il nostro ex Spinazzola, che ha dovuto cedere il passo dopo un grave infortunio, ma che si era validamente espresso sino a quel momento. Cosa serviva, in un momento di gioia sportiva. richiamare un poco felice commiato di Spina da Bergamo od inquinare apprezzabili gesta sportive con indagini sulla sussistente simpatia od empatia che ci rapporta a vari giocatori ?
Oggi, come non mai nel passato, l’Atalanta annovera tra i propri giocatori, due campioni europei e due campioni sudamericani,che puntano ad ulteriori prospettive.
Abbiamo una squadra che si è espressa alla grande e che deve allineare i propri tifosi al vedere le cose con una maggiore lucidità ed una cresciuta maturità.
In una realtà di tanta accresciuta grandezza dobbiamo esigere da noi stessi un comportamento di intelligenza e di maggiori prospettive personali, che facciano di noi il miglior genere di tifoseria.
Lo sport praticato, ma anche solo vissuto, può diventare palestra di miglioramento del carattere e del vivere, consentendoci una crescita che ci regalerà gradevoli ritorni.
Dimentichiamo, al meglio possibile, atteggiamenti beceri e rancorosi che ci affossano nelle zone più misere del vivere e del connetterci agli altri, perchè impoveriscono la vita.
Non siamo per niente tifosi atalantini e la nostra squadra lo testimonia, recuperando posizioni e crediti, stima ed apprezzamenti, senza mai esserne sazia.
Facciamolo, nel nostro piccolo, anche noi.
ReMo
Debbo ammettere io stesso che l’istintiva reazione a taluni gesti di antisportività, come certe cadute ruffiane atte a strappare la concessione di un rigore, mi hanno spesso indotto ad un moto di sdegno ribelle verso chi se ne è reso interprete, ma sono lieto di aver perso, nel corso del torneo, quei moti reazionari avversi che le vicende del campionato mi avevano indotto nell’animo.
Un evento sportivo che coinvolge l’intera nazione deve essere partecipato con supporto ed affetto, dimenticando quegli episodi di margine dirimente, come si usa nelle grandi occasioni, quando si promuovono indulti verso tipologie di reati minori.
In tale maniera con il progredire del cammino intrapreso, l’Italia ha sfrondato pian piano le mie resistenze, recuperando motivato interesse e la passione che è doveroso riconoscere ed attribuire ai nostri colori nazionali, esattamente come i calciatori che, divisi dall’attaccamento alle società di appartenenza, riversano nel tricolore, comuni sentimenti ed i legami di affezione incontroversi.
Qualcuno contesta a noi cittadini, nati nel Bel Paese, che il sentimento nazionale esploda solo nello sventolio delle bandiere negli stadi, per sopirsi o dissolversi in tanti altri aspetti della vita sociale, che davvero meriterebbero un maggior partecipato consenso.
Verità purtroppo incontrovertibile anche se correlata a fatti che inducono a tale atteggiamento, ma un approfondimento di questo genere ci porterebbe troppo lontano dall’argomento in esame.
Dicevo che, da questa edizione il coinvolgimento diventa, per noi atalantini, più immediato e facile, essendo veicolato dalla convocazione di due dei nostri beniamini nerazzurri, Toloi e Pessina, che si meritano il sostegno dei propri tifosi, esteso più largamente a tutta la squadra.
Il percorso non è stato facile, ma il contributo dei nostri alfieri è stato entusiasmante per spettacolo e rendimento, che ha pesantemente contribuito, in talune partite, a togliere le castagne dal fuoco. Arrivare alla finale, in casa inglese, proprio contro l’Inghilterra era già una prospettiva lusinghiera, che dopo due minuti di gara, ci vedeva succubi di una rete verosimilmente decisiva.
Il mancato schieramento dei due nerazzurri e qualche problema concreto parevano averci già messi alla porta, coatti da una formazione che necessitava di maggior pericolosità.
La ripresa, con qualche mirata sostituzione, ci rimetteva in gara, con il pareggio, ottenuto da uno dei meno signori ma certamente efficace giocatore, non per questo meno apprezzabile, visto che ci ha portato al vessatorio giudizio dei rigori.
Animati dal nostro iniziale errore, abbiamo riscattato con il non simpaticissimo portiere il pedaggio
necessario per assicurarci il titolo.
Alla festa finale ha partecipato, sorreggendosi sulle grucce, il nostro ex Spinazzola, che ha dovuto cedere il passo dopo un grave infortunio, ma che si era validamente espresso sino a quel momento. Cosa serviva, in un momento di gioia sportiva. richiamare un poco felice commiato di Spina da Bergamo od inquinare apprezzabili gesta sportive con indagini sulla sussistente simpatia od empatia che ci rapporta a vari giocatori ?
Oggi, come non mai nel passato, l’Atalanta annovera tra i propri giocatori, due campioni europei e due campioni sudamericani,che puntano ad ulteriori prospettive.
Abbiamo una squadra che si è espressa alla grande e che deve allineare i propri tifosi al vedere le cose con una maggiore lucidità ed una cresciuta maturità.
In una realtà di tanta accresciuta grandezza dobbiamo esigere da noi stessi un comportamento di intelligenza e di maggiori prospettive personali, che facciano di noi il miglior genere di tifoseria.
Lo sport praticato, ma anche solo vissuto, può diventare palestra di miglioramento del carattere e del vivere, consentendoci una crescita che ci regalerà gradevoli ritorni.
Dimentichiamo, al meglio possibile, atteggiamenti beceri e rancorosi che ci affossano nelle zone più misere del vivere e del connetterci agli altri, perchè impoveriscono la vita.
Non siamo per niente tifosi atalantini e la nostra squadra lo testimonia, recuperando posizioni e crediti, stima ed apprezzamenti, senza mai esserne sazia.
Facciamolo, nel nostro piccolo, anche noi.
ReMo
By staff