Cornelius, predestinato in cerca di consacrazione
Lavoro duro, sudore, entusiasmo, curiosità. Conclusa la terza settimana di ritiro estivo ai piedi delle montagne della Val Seriana, l’Atalanta di Gian Piero Gasperini si prepara all’amichevole di lusso con il Borussia Dortmund in programma domani in Austria, test da cui il tecnico piemontese si attende risposte concrete a proposito del grado di competitività della sua squadra al cospetto di avversari di spessore. Sullo sfondo, la nuova stagione alle porte, con il doppio impegno campionato/Europa League a fare da spauracchio. La necessità di rinforzare e rimpinguare un gruppo certamente indebolito dalle cessioni eccellenti, si scontra inevitabilmente con le accresciute aspettative di una tifoseria che ha dimostrato di rappresentare un valore aggiunto imprescindibile per raggiungere determinati traguardi. Un compito non semplice quello cui era chiamata la dirigenza nerazzurra, in grado comunque di sopperire alle partenze con alcuni innesti di prospettiva. Tra questi – oltre al talento classe ’97 Riccardo Orsolini – spicca Andreas Cornelius, attaccante danese proveniente dal F. C. Copenaghen, in grande evidenza nelle prima uscite e già idolo dei tifosi, soprattutto tra i giovanissimi.
Cornelius: precoce, dimenticato, risorto
Atalanta, l’occasione giusta
Come tutti, anche Cornelius nasconde il suo scheletro nell’armadio: la fallimentare parentesi in Premier League con il Cardiff dell’allora manager Malky Mackay. Definito senza mezzi termini come “il più grande flop della storia” del club gallese dal portale walesonline.co.uk, dovrà mostrare di possedere determinazione e spalle larghe per scacciare i fantasmi di un secondo fallimento. Arrivato in Inghilterra per 10 milioni di sterline (circa 11,5 milioni di euro), fu frenato da qualche infortunio di troppo, oltre che dalla scarsa predisposizione ad adattarsi ai ritmi del calcio inglese. Otto presenze in Premier per un totale di 105’, gli bastarono per essere rispedito in Danimarca, dove ad accoglierlo fu nuovamente il Copenaghen del maestro Solbakken, l’allenatore capace di ricostruire mentalmente, aspettare e coltivare un talento non ancora pronto per il grande salto in un campionato top. Vichingo nel fisico e nell’animo, Cornelius si presenta come il classico centravanti vecchio stampo, ma nasconde qualità proprie dell’attaccante moderno. Fortissimo di testa (gli basta prendere posizione per staccare indisturbato), abile nel concludere a rete e fungere da punto di riferimento per la manovra, può agire da unico terminale offensivo o seconda punta di movimento (così come fatto nell’ultima stagione al fianco del partner d’attacco Federico Santander). Una pedina in grado di garantire imprevedibilità al gioco di Gasperini e un contributo realizzativo sulla carta maggiore rispetto ad Andrea Petagna, con cui il dualismo è già cominciato. Complice il ritardato arrivo in ritiro dell’attaccante azzurro reduce dagli impegni con l’Under 21, Cornelius ha potuto mettere in mostra le sue qualità, trovando spesso la via del gol, seppur al cospetto di avversari modesti. Le sette reti in un tempo contro gli svizzeri dello Steinach raccontano molto di più di quanto potrebbe sembrare, confermando quello che è il sentore di molti addetti ai lavori: e se fosse proprio lui il grande colpo dell’Atalanta?