23/06/2021 | 09.09
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“Corrono solo nell’Atalanta”. Gli Europei fanno a pezzi i complottisti

“Corrono solo nell’Atalanta”. Gli Europei fanno a pezzi i complottisti

Gosens vale da esempio: i Percassi stanno usando gli Europei come una vetrina. Il lavoro di Sartori funziona anche a distanza. A dispetto delle leggende metropolitane

Non li beccheranno mai. Ora che il doping dell’Atalanta s’è diluito in giro per l’Europeo, finirà per passare il messaggio che quelli – i giocatori dell’Atalanta – sono financo forti. Joakim Maehle, che ha rianimato la Danimarca. Miranchuk, in gol contro la Finlandia. Gli italiani Pessina e Toloi. Malinovskyi con l’Ucraina e De Roon con l’Olanda. Un po’ sotto tono Freuler con la Svizzera e Pasalic con la Croazia, certo. Ma soprattutto Robin Gosens: 11 gol in Serie A e una mastodontica partita contro il Portogallo che gli è valsa la rivalutazione immediata del cartellino e la celebrità definitiva. Tutta gente sospetta, in Italia. Brutti ceffi con la faccia da bravi ragazzi di provincia, colpevoli d’aver successo in una terra di mezzo che in Italia è frequentata male e commentata molto peggio: quelli che ce la fanno ma sulla carta non potrebbero. E allora dev’esserci per forza il trucco, l’inganno. L’italiano, si sa, quando non è mansionato da ct (e ora veste i panni stilosi di Mancini, è distratto), è un segugio della maldicenza. Funziona coi pregiudizi a compartimenti stagni. Poeti santi e ispettori dell’antidoping.

E dunque il tormentone della squadra che “corre troppo”, ora che fine ha fatto? Adesso che corrono ognuno per la sua squadra, in direzioni spesso opposte, quale oscuro segreto nascondono? L’ultima ipotesi, quella meno credibile, è che l’Atalanta li abbia scovati e ingaggiati perché, appunto, forti. Certo certo, come no…

E’ come se Moya, l’allenatore di Nadal, in un’intervista spiegasse il quasi-esaurimento del campione e tutti corressero a commentare forsennati il doping come vero motivo del forfait a Wimbledon. Quel tipo di reazione – che registriamo nel nostro piccolo social – è un tic già ampiamente analizzato: non possiamo fare a meno di riconoscere la genuinità del merito altrui, perché implicitamente graverebbe sui nostri alibi blindati.

E invece poi c’è l’Atalanta, anche quando non c’è nel suo complesso. I suoi rappresentanti in Europa, presi singolarmente, funzionano lo stesso. Come ingranaggi standard, buoni per tutti gli usi. A Bergamo i Percassi aggiornano i conti ogni volta che un loro giocatore scende in campo, cogliendo il torneo girovago come un’occasione, una vetrina. Liberi dalle paure di altri imprenditori, timorosi invece di infortuni e stanchezze di ritorno. Gosens è l’esempio apicale di questo mercato in contumacia: prima lo volevano Juventus e Inter, ora arriva il Barcellona. La valutazione attuale è 40 milioni, in rialzo ulteriore.

In pratica l’Atalanta sta vincendo gli Europei a distanza. Una sorta di incasso virtuale, uno smart working. Il lavoro di Giovanni Sartori è fatto così bene, evidentemente, che vive di vita propria, si autoalimenta, cresce come il lievito madre.

Il responsabile del mercato dell’Atalanta è lo stesso che firmò il “miracolo Chievo” del primo Delneri. Silenzioso, per indole “under the radar”, in questi anni ha pescato Gosens e Hateboer, Djimsiti e Palomino, Freuler e De Roon, Malinovskyi e Miranchuk, Lammers e Kovalenko. Col suo sistema di scouting di nicchia, ancora artigianale.

Prendi Gosens, appunto. Ieri la Süddeutsche ha ironizzato: “La storia del suo trasferimento solleva anche la questione di cosa facciano effettivamente per vivere gli scout dei club della Bundesliga, che non s’erano accorti di lui”. Sartori sì. Era andato in Germania e se n’era accorto.

Il resto della storia “che i pennivendoli dei giornali non vi dicono” la sappiamo tutti: a Bergamo li drogano come purosangue con una miscela irrintracciabile di sostanze dopanti e vanno come treni per tutta la stagione. Come si spiegano le loro prestazioni agli Europei? Beh, è l’abc del complottismo spicciolo: sono talmente anabolizzati che potrebbero andare avanti per tutta l’estate, è chiaro. “Ascolta un cretino…”.

fonte ilnapolista.it

 
By marcodalmen
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