05/11/2019 | 17.20
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Cosa sta andando storto per l’Atalanta in Champions League

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I dati e le grafiche di questa analisi sono stati gentilmente forniti da StatsBomb, dove è originariamente uscito questo articolo, in inglese.
 

La squadra di Gian Piero Gasperini aveva già compromesso le sue possibilità di qualificazione agli ottavi di finale con il disastroso 4-0 subito dalla Dinamo Zagabria, a cui ha fatto seguito l’1-2 subito in casa contro lo Shakhtar Donetsk, un risultato maturato negli ultimi minuti che non ha reso giustizia a quella che era stata una buona prestazione dei nerazzurri.

La sconfitta di martedì scorso, 5-1 all’Ethiad Stadium, potrebbe essere la fine del cammino europeo dell’Atalanta, che era considerata la seconda forza del gruppo dopo il Manchester City di Guardiola, anche solo in considerazione del terzo posto conquistato in Serie A la scorsa stagione.  E pensare che la squadra si è persino rafforzata durante l’estate, soprattutto con gli arrivi di Ruslan Malinovskyi e Luis Muriel.

In campionato invece le cose stanno andando alla grande e l’Atalanta è terza in classifica a soli 3 punti dalla Juventus, grazie al miglior attacco del torneo (28 gol finora, nessuna squadra aveva segnato così tanto dopo 9 giornate nell’era dei tre punti). Analizzando i numeri dei bergamaschi più nel dettaglio, lo straordinario rendimento offensivo emerge con ancor più prepotenza: la “Dea” è di gran lunga la squadra con più Expected Goals generati (2,32 xG a partita), un dato, guarda caso, inferiore solo a quella del Manchester City in tutta Europa. 

 

1-1

 

Solo Manchester City, Parigi Saint-Germain e Bayern Monaco hanno una differenza xG maggiore nei cinque principali campionati europei rispetto ai nerazzurri (+1,28 xG a partita). L’Atalanta è una vera e propria potenza offensiva e le sue partite sono le più avvincenti del campionato. Ci sono gare come quella di domenica con l’Udinese o quella della giornata precedente contro la Lazio, in cui il Papu Gomez e i suoi compagni sembrano essere in grado di piegare la resistenza di qualsiasi difesa e di poter segnare a volontà. 

Lo stesso Guardiola aveva ricordato martedì sera che quella annientata da Sergio Agüero e Raheem Sterling era la stessa squadra che sabato, dopo appena 45 minuti vinceva 3-0 all’Olimpico contro i biancocelesti (prima della rimonta fino al 3-3 completata dal rigore di Immobile).

Eppure, in Champions League, la squadra guidata da Gasperini non è stata altrettanto dominante. Fortuna e varianza hanno sicuramente fatto la loro parte: i nerazzurri hanno fin qui segnato un solo gol su azione a fronte di 4,09 xG, e concesso 10 gol e 6,97 xG.

La media degli xG in Champions generati a partita è scesa a 1,31, migliore del Napoli (1,28 xG) e dell’Inter (1,08 xG), ma non a livello degli standard di campionato. Se questo è ancora un valore competitivo, è la quantità di xG generata dagli avversari ad essere intollerabile, dato che l’Atalanta è la quarta squadra peggiore nella competizione con 2,25 xG concessi per partita. Un dato superiore al doppio degli xG concessi in Serie A, dove con 1,05 xG accumulati a partita il rendimento è superiore alla media del campionato.

 

2-1

 

Ma come si spiega una differenza di rendimento così importante tra le partite nazionali e quelle europee? È l’inno della Champions League che fa tremare le gambe dei giocatori dell’Atalanta? O c’è una tale differenza di livello tra la Serie A e la Champions League che la terza forza del campionato italiano può essere solo l’agnello sacrificale del gruppo?

Esiste effettivamente un divario significativo tra la Juventus e le altre squadre italiane che emerge ancora più visibilmente in Europa e certamente l’esperienza internazionale degli uomini di Gasperini è limitata. Ma l’ultima volta che i nerazzurri erano approdati in Inghilterra prima della partita dell’Ethiad, avevano steso 5-1 l’Everton a Goodison Park nell’Europa League 2017/18.

In Italia si è scritto molto su come l’Atalanta non sia riuscita a mantenere la stessa intensità delle partite di Serie A, semplicemente perché ha giocato con squadre in grado di competere con lei sotto questo aspetto. Ma questa teoria non è confermata dai dati. Infatti, i nerazzurri hanno il PPDA più basso della Champions (6,26), hanno registrato in media 30 pressioni in più che nelle loro partite di Serie A e hanno difeso anche più lontano dalla propria porta, oltre a fare 3 azioni di riaggressione in più a partita. Infine, vantano anche il terzo miglior coefficiente di aggressione del torneo a 0.31, una metrica che misura quale proporzione dei passaggi di un avversario sono pressati in modo aggressivo.

Ci sono sicuramente molteplici fattori concomitanti, ma proseguendo nell’analisi quantitativa, emerge un chiaro motivo tattico alla base delle difficoltà dell’Atalanta: i dribbling.

Chiunque guardi le partite di Serie A, anche distrattamente, sa che Gasperini utilizza le marcature a uomo a tutto campo, soprattutto durante il pressing. Questo tipo di marcature origina una serie di duelli individuali lungo tutto il campo. Se un avversario riesce a liberarsi dalla marcatura individuale, può scatenare una reazione a catena in grado di sbilanciare l’intera struttura dell’Atalanta. Adottando un sistema di marcature flessibili, i nerazzurri possono comunque adattarsi, modificando in corsa le assegnazioni delle marcature. Ma ogni volta che un difensore viene superato, la situazione può diventare catastrofica.

E in Champions League, i nerazzurri sono stati dribblati tantissime volte. Non c’è bisogno di essere un genio tattico come Pep Guardiola per analizzare la partita di martedì scorso come ha fatto lui: «Quando siamo riusciti ad arrivare nell’ultimo terzo di campo, è uomo contro uomo e se si vince un duello si ha un’opportunità».

Le altre squadre della Serie A hanno ovviamente compreso quanto il dribbling possa essere un’arma chiave contro l’Atalanta, che è la squadra contro la quale vengono provati più dribbling in campionato (23,11 a partita). Dinamo Zagabria, Shakhtar Donetsk e Manchester City hanno adottato la stessa strategia provando però ancora più dribbling (31,67 in media, naturalmente il dato più alto in questa edizione della Champions League).

 

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L’Atalanta riesce a contenere i dribblatori avversari in campionato, tanto che le altre squadre della Serie A, contro la squadra di Gasperini, completano la più bassa percentuale di dribbling (54%). Ma in Champions League gli uomini di Gasperini si sono dovuti confrontare con dribblatori di livello assoluto e la percentuale è inevitabilmente salita al 69%, un dato che piazza i nerazzurri al 27° posto nel torneo (su un totale di 32 squadre).

Con un maggior volume di tentativi completati ad un tasso più alto, il numero di dribbling riusciti agli avversari passa da 12,4 nelle partite di Serie A, a quasi il doppio in quelle di Champions (22,0). Ovviamente, quella bergamasca è la peggiore squadra della massima competizione europea in questa statistica.

 

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In sole 3 partite di CL, ben 9 giocatori hanno completato almeno 3 dribbling contro l’Atalanta. Bruno Petkovic (10! dribbling), Dani Olmo (9!) e Arijan Ademi (4) per la Dinamo Zagabria, Marlos (6) e Junior Moraes (3) per lo Shakhtar Donetsk, Kevin De Bruyne (5), Raheem Sterling (5), Phil Foden (3) e Kyle Walker (3) per il Manchester City.

Il grafico sottostante mostra tutti i dribbling subiti in Europa dalla squadra italiana: si noti come un elevato numero di dribbling si sia verificato in zone dall’alto valore strategico, dove un duello individuale causa quasi sempre un’enorme pressione sulla difesa.

 

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Anche esaminando gli 11 gol concessi dall’Atalanta, spesso nell’area piccola, si nota come gli avversari riescano a evitare la marcatura se non a superare in dribbling il proprio avversario diretto quasi sempre.

Uno dei punti di forza del calcio dei nerazzurri è stato esposto al punto da diventare la loro principale debolezza. Non tutte le squadre possono schierare dribblatori di alto livello, ma non è da escludere che vedremo sempre più squadre utilizzare il dribbling contro l’Atalanta, anche in modo esasperato. Gasperini dovrà trovare al più presto efficaci contromosse per consolidare lo status raggiunto dalla sua squadra nel calcio europeo di alto livello.

Fonte: UltimoUomo.com

By 98Fabry
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