Cosa succederà se non ripartirà la Serie A: scudetto, retrocessioni, la Champions e il vero problema…
La Serie A rischia davvero di non tornare in campo. I dirigenti dei club pensano che il Governo abbia tradito il patto sulle date per il campionato, ma lo stesso Spadafora ha replicato con forza sui dubbi che ci sono per le partite da giocare in estate. Quali scenari ci sarebbero se venisse annullato tutto? Oggi, lo ha spiegato La Gazzetta dello Sport ricostruendo in primis problemi e incastri.
I DUBBI DEI MEDICI – Secondo La Gazzetta, tutto questo nasce dal fatto che i medici del Comitato scientifico hanno “grandi perplessità sul campionato. Il protocollo della commissione medica della Federcalcio si muove sulle sabbie mobili della tragica emergenza coronavirus ed è inevitabile che le sue 47 pagine diventino uno slalom. Ieri, gli scienziati del Comitato tecnico-scientifico del governo hanno elencato le criticità. C’è un punto di scetticismo sottolineato in rosso: i numeri del cosiddetto «gruppo squadra», l’idea forte per avvicinare allo zero il livello di rischio (anche se lo stesso protocollo premette a qualsiasi tipo di indicazione proprio l’impossibilità di arrivare al rischio zero), quello che dovrebbe chiudersi a chiave per impedire qualsiasi contatto con l’esterno. Comprenderebbe inevitabilmente non solo lo staff tecnico – calciatori, tecnici e preparatori – ma anche quello logistico e medico, dai magazzinieri ai fisioterapisti. Fra le 50 e le 70 persone, un numero che viene ritenuto molto alto"
LA SITUAZIONE DATE – Attenzione poi alle problematiche legate al tempo e quindi al calendario per la Serie A: il 2 agosto è il termine stabilito dall’Uefa per la conclusione dei campionati, c’è la fine e manca un inizio. E La Gazzetta approfondisce così: “L’inizio potrebbe essere il 13-14 giugno come data ultima, con un po’ di ottimismo (che oggi manca) si potrebbe anticipare a mercoledì 10 o al primo week-end del mese, 6-7. Il campionato verrebbe in ogni caso compresso al massimo, a maggior ragione se la ripresa dovesse ulteriormente slittare come conseguenza di un mancato via libera agli allenamenti del 18 maggio. Così il piano (o i piani B) resta allo studio. La Uefa ha suggerito di concludere i campionati anche rivedendo le formule dei tornei, da comunicare entro il 25 maggio: l’idea dei playoff e playout resta dunque la soluzione alternativa più attuale. Ma se le condizioni generali rendessero impossibile la ripartenza vanno definiti altri percorsi”.
?? LO SCUDETTO – Chi vincerebbe lo scudetto in caso di annullamento del campionato? “Dalla Federazione filtra che congelare la classifica sarebbe l’opzione più probabile, con due diversi effetti. In entrambi i casi lo scudetto non verrebbe assegnato e l’Europa per il prossimo anno sarebbe garantita alle prime 6 classificate.
Altro aspetto da considerare: le squadre impegnate in Champions League e Europa League, sempre se le competizioni internazionali continueranno, perché l’Uefa accetterebbe di farle giocare ugualmente. Ma un pensiero si fa largo: se la A chiuderà i battenti, magari la Liga seguirà la strada. E anche le coppe sarebbero costrette a non assegnare vincitori“, si legge.
?️ LE RETROCESSIONI – Di certo, invece, qualora si annullasse il campionato cambierebbero le retrocessioni. Ci sono due ipotesi, due casi che La Gazzetta spiega: “Nel primo verrebbero congelate e la Serie A 2021-22 si aprirebbe a 22 squadre, cioè alle 2 che salirebbero dalla B (che annullerebbe i playoff). Altra ipotesi è la retrocessione delle ultime due e altrettante due promozioni dalla B”, si legge
? GLI STIPENDI – Infine, senza ritorno in campo anche il rapporto tra le società e i rispettivi tesserati verrebbe rivisto. Senza incassi per le società sarebbe impossibile pagare gli ingaggi dei calciatori e il taglio verrebbe quantificato in base alle perdite complessive, come molti club stanno già valutando con i propri tesserati al fine di raggiungere un accordo condiviso. “Dato che sarebbe il governo a decidere per lo stop definitivo, le società avrebbero validi argomenti da opporre ai calciatori: sempre che non sia il governo stesso a riconoscere uno strumento legislativo che autorizzi le società a intervenire sulla decurtazione degli stipendi”, conclude La Gazzetta
fonte sosfanta.calciomercato.com