Critica alla ragion Gasperiniana - by Albo
Facile criticare quando le cose va bene, direte voi, ma in realtà la critica costruttiva dovrebbe appartenere a ogni tifoso, e come sempre ci vuole equilibrio. Come diceva Kant, la critica non è altro che l’analisi delle condizioni di conoscibilità dell’oggetto da parte del soggetto. In parole povere, dato l’inizio shock di match, Gasp (soggetto) avrebbe dovuto analizzare meglio la situazione (l’oggetto), ma a le sue ragioni a priori hanno avuto il sopravvento.
La sconfitta contro il Milan non è di certo dipesa al 100% dalle scelte tattiche del Gasp, ma non è certa lesa maestà attribuire colpe significative al suo operato, anche perché questo capita raramente, per fortuna, ed è giusto ricordare che anche lui è umano.
Squadra involuta, errori marchiani di singoli, e poi la scelta scellerata del Gasp. Questo potrebbe essere l’ordine dei fattori scatenanti la maledetta serata del Gewiss Stadium.
Sugli errori di Musso e Freuler, Gasp non c’entra nulla, ma il cambio Pezzella-Pessina ha di fatto tolto certezze a una squadra che stava incominciando a macinare gioco e consapevolezza di poter portare a casa un ottimo risultato.
Attenzione, il cambio in sé è stato galeotto, non Pezzella, che tutto sommato ha fatto il suo in campo, ma è sempre l’idea che ci sta dietro a preoccupare, così come la giustificazione: “Su quella fascia eravamo in difficoltà, ed era ancora presto per aumentare il peso in attacco. Dovevamo recuperare gioco e fase difensiva”.
Un’incongruenza tra teoria e pratica che non sembra rientrare nella ragione gasperiniana, ma un blackout può capitare a tutti, a filosofi, scienziati, professori, figuriamoci a un allenatore di calcio, tanto razionale quanto umano, e non sarà di certo questo piccolo guasto all’ingranaggio nerazzurro a fermare l’intera macchina.
Albo
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