Dea e polvere di stelle
Molti di noi hanno trascorso gran parte della vita a considerare l'Atalanta per quella che e' sempre stata: la regina delle provinciali.
Cosa implicava il titolo? tradizione, costanza, coraggio, risultati insperati ancorche' saltuari, piu' che buona gestione manageriale, capacita' di risalire dagli inevitabili periodi bui
"Sfortunatamente" ci siamo sempre scontrati con la mentalita' italiana e con la tendenza del nostro calcio a puntar luci ed attenzioni sugli squadroni piu' importanti, capaci di muovere le masse delle citta' piu' popolose del paese, a discapito di altre realta' piu' circoscritte ancorche' gestite alla grande.
In pratica siamo sempre stati piu' che buoni a condurre la societa', in campo e fuori, ma gli ingombranti vicini di Milano o gli eterni avversari di Torino, Roma, Napoli e Firenze, hanno sempre proibito all'opinione pubblica di vederci sotto una luce diversa e migliore dell'eterna penombra nella quale ci trovavamo. Nonostante tanti anni di A con risorse limitate.
In campo nel frattempo ci e' capitato di battere tutti. Certo, contro gli squadroni si trattava di prenderle spesso e con alcuni, tra un successo e l'altro passavano numerosi campionati. Con la Juve per esempio abbiamo aspettato decenni per tornare a vincere a Torino dopo la fantastica doppietta anni 80 con le due vittorie targate Caniggia ed Evair
Il gioco e la tecnica dei nostri eroi in campo erano, non voglio dire approssimativi, ma sicuramente molto legati a coraggio e alla vena di giornata di alcuni. Riuscire a segnare alle grandi, magari piu' di un gol, non era impossibile ma certo faceva sensazione. E comunque era perlomeno rarissimo vedere un'Atalanta piantarsi nelle meta' campo avversarie con costanza per tanti minuti imponendo il proprio gioco
La stessa Atalanta di Mondonico dava piu' la sensazione di una ciurma piratesca all'assalto al di la' di una certa furba organizzazione. Quella di Del Neri fu la prima ad imporsi pesantemente anche in alcune partite contro squadroni ma non duro' tantissimo
La nostra percezione di stare giocando al di sopra del vissuto precedente della squadra era ancora ben presente nella prima partita europea dell'era Gasperini quando affrontammo i malcapitati inglesi dell'Everton come fosse il Real Madrid e come se non ci fosse un domani. Convinti com'eravamo che, se non ci fossimo impegnati al massimo, avremmo fatto una figuraccia. Poi, come sapete, gliene piantammo 8 in due partite e probabilmente ci ricordano ancora adesso....
La Dea che vedo adesso è una cosa mai vista a Bergamo. Certo, e' cresciuta conformemente al calcio dei XXI secolo in base al quale i giocatori sono piu' alti e piu' forti di prima in genere. Ma anche tecnicamente, a livello organizzativo fuori e dentro dal campo lo step compiuto dalla societa' rimane con pochissimi paragoni in tutto il football europeo.
Senza menare il can per l'aia con i soliti elogi a quanto fatto dalla societa' (stadio, Zingonia ecc.) che da solo varrebbe comunque la gratitudine eterna di qualsiasi tifoso, cio' che colpisce e' la personalita' in campo, la sicurezza per non dire la certezza di sentirsi uno squadrone e di agire come tale.
La squadra rimane piuttosto lunatica per prestazioni, come il suo padre padrone, il bipolare Gasp ma quando e' in vena puo' metter sotto chiunque. E comunque il saper sempre cosa, come e quando fare, e' un marchio di fabbrica.
Tutto merito del Mister? in gran parte si' ma sono curioso di vedere cosa ne sara' di noi quando lui decidera' di lasciarci. Sono curioso di sapere se l'attuale polvere di stelle ci lascera' con il mister oppure no. E questo nessuno a priori puo' saperlo. Nessuno puo' sapere se la lezione del Gasp, quello di sentirci grandi e poi di continuare ad esserlo attraverso le vittorie sul campo, ci abbandonera' con lui o ci rimarra' ancora dentro, magari per sempre.
Io intanto sono profondamente grato per aver vissuto quest'ultimo decennio, mai avrei sperato. E lo dico anche a chi, nei nostri commenti, critica ogni tanto squadra e proprieta': se non avete memoria storica e' un problema vostro. Al piu' e' una fortuna perche' volete dire che non siete nati da molto. Ma allora studiatevi la nostra storia prima di "parlare"
Calep