30/12/2016 | 11.25
0

Dea Wired

In Ticino c'è una buona pattuglia di atalantini. 'Luganoneroblu' (che ringraziamo) ci ha spedito l'articolo che pubblichiamo. Leggetevelo...


Da "Il Corriere del Ticino" (cdt.ch):

La rivista «Wired UK» lo definisce una delle cento persone più influenti d'Europa nel campo della tecnologia e dell'innovazione: andiamo a conoscerla

BELLINZONA - La rivista «Wired UK» lo definisce una delle cento persone più influenti d'Europa nel campo della tecnologia e dell'innovazione. È ticinese, cresciuto a Faido, e ha radici bergamasche: Bruno Giussani, classe 1964, è una celebrità, ma non è diventato tale grazie allo sport. Dice di essere un «curatore di idee», definizione un po' vaga e sicuramente intrigante, che apre le porte su un mondo fantastico, tutt'altro che facile da acchiappare. In effetti, lui è direttore di TED, organizzazione no profit che opera a livello mondiale e si propone di divulgare le idee che cambiano il mondo e vale la pena condividere. Giornalista, scrittore, imprenditore, poco sportivo ma interessato allo sport come tifoso e come osservatore della nostra realtà sociale, Giussani – che ricordiamo tra i premiati con gli Swiss Awards (a lui è andato quello dell'economia) nel gennaio scorso – ha accettato di un ruolo nel nostro "Club dei 30" e si è lasciato convincere a parlare anche di argomenti sportivi.

Reguzzi"Non sono un grande sportivo e infatti non ho mai fatto parte di qualche società se si eccettua lo Sci Club. Per me la parola sport vuol dire natura, aria aperta, montagna. Forse perché sono cresciuto in un contesto così, perché a suo tempo in Leventina non c'erano le infrastrutture che ci sono oggi. C'era una sola piscina, quella della scuola media di Ambrì, ma c'era la neve e il ghiaccio, e ricordo di aver imparato a sciare sulla piccola pista in esercizio all'entrata del mio comune, Faido. A raccontarla adesso, sembra incredibile" dice Bruno Giussani.

"Sono interessato allo sport in due modi diversi. Il primo è relativo al mio essere tifoso di una squadra e lì mi divido in due: Atalanta nel calcio, in onore delle mie origini bergamasche, e Ambrì nell'hockey. Il secondo è uno sguardo per così dire più professionale sul ruolo dello sport nella società, nell'educazione, sulla sua importanza economica. Io vado a cercare chi si occupa di innovazione, creatività e nuovi sviluppi in tutti i campi. Nello sport non seguo solo chi fatica, gli atleti, ma anche chi si occupa del design delle attrezzature sportive o gestisce le infrastrutture e i grandi eventi".

ReguzziAttento osservatore delle dinamiche che portano allo sviluppo delle nuove tecnologie, a Bruno Giussani chiediamo un'opinione sull'evoluzione tecnologia dello sport. Se la sentirebbe di frenarla, magari per non arrivare un giorno alla paventata entrata in scena dell'uomo bionico?

"Non lo so. Qualunque tecnologia funziona con due logiche distinte. C'è sempre un elemento inevitabile. Prendiamo la telefonia: è inevitabile che si vada verso la mobilità. Però iPhone, Android o tablet non sono inevitabili. Gli strumenti del nostro uso quotidiano avrebbero potuto evolvere in un'altra forma. Per lo sport penso sia la stessa cosa. Arriveremo inevitabilmente ad avere donne e uomini bionici, con capacità fisiche aumentate da interventi esterni, magari anche di tipo genetico, ma con un po' di buon senso c'è forse la possibilità di trovare un accordo a livello planetario per definire le regole del gioco".

La chiusura totale, Giussani la riserva al doping.

"Ha un aspetto nefasto, al di là che un atleta rovina la propria salute. Il che, dopotutto, è affar suo. L'uso del doping però sdogana la pratica presso i giovani, lo «normalizza», e questo non va bene, anche se non credo che si riuscirà mai a vincere questa pratica".

By staff
0 commenti