C’è qualcosa di romantico, drammatico e – perché no – profondamente umano nella parabola di Jamie Vardy: dal calcio dei dilettanti inglesi all’apoteosi in Premier League, fino all’avventura italiana.
Nato nel 1987, Vardy ha iniziato a giocare in categorie lontane dagli stadi da Champions: tra club come Stocksbridge Park Steels e Fleetwood Town, lavorando forse anche da operaio e giocando per il puro amore del gioco.
Poi nel 2012 il salto: il Leicester City lo porta in Premier League, e lì comincia la magia.
Nel 2015-16, con l’allenatore Claudio Ranieri, Vardy segna 24 gol, stabilisce il record di partite consecutive a rete e solleva quel titolo che – all’epoca – e' stato considerato una delle piu' grandi imprese sportive di tutti i tempi.
È la storia di uno che “non avrebbe dovuto” arrivare e invece arriva. Un attaccante dotato di rapidità, fiuto del gol, fame – e uno spirito che lo ha sempre portato a smentire i pronostici.
Rimasto al Leicester per 13 stagioni, Vardy ha scritto vicende importanti: gol, assist, vittorie. Nel suo messaggio d’addio: “La città, il club, la gente significano molto per me e la mia famiglia.”
La presentazione ufficiale a Cremona avviene il 10 settembre al Museo del Violino di Cremona: un luogo simbolico, elegante, che sottolinea l’importanza dell’operazione. La città lo accoglie come una star: “StradiVardy” diventa il soprannome. Tifosi impazziti, selfie, autografi, inevitabile entusiasmo. Alla conferenza stampa dichiara: «Ho scelto la Cremonese perché è una sfida. Voglio zittire chi dubita di me e aiutare la squadra a raggiungere la salvezza.»
Domani scenderà in campo contro l’Atalanta. Il tecnico della Cremonese, Davide Nicola, lo elogia: “Nel momento in cui è stato chiamato titolare, si è visto il vero Vardy: capacità di attaccare gli spazi, crearsi occasioni. Sarà una partita difficile.”
A Cremona, Vardy non è una stella decaduta: è un cavaliere errante, venuto a ricordare che la fame è più forte dell’età. Corre ancora come allora, con il fuoco negli occhi e il sorriso di chi ha imparato a vincere partendo dall’asfalto.
Domani, sotto il cielo lombardo, Vardy proverà a scrivere un altro capitolo della sua leggenda: non per la gloria, ma per dimostrare che i sogni non hanno scadenza.
