Domani nella battaglia pensa a me - by Bidu'
Javier Marías, grande scrittore spagnolo, era tra i più illustri tifosi del Real Madrid.
Amava il calcio, l’estetica del gioco, che non è orpello ma vanto oltre che responsabilità e costante ricerca di identità. Arrivò a definire Mourinho “sciamano da sagra, un individuo che non sa di calcio”, minacciando di tifare l’Athletic Bilbao o la Real Sociedad, nel caso il portoghese fosse rimasto a lungo sulla panchina delle Merengues. Se l’Atalanta del Gasp avesse militato al tempo nel campionato spagnolo suppongo avrebbe ricevuto una citazione simile a quella delle squadre basche.
Marías però sapeva benissimo che non si cambia squadra del cuore come si cambiano i calzini, la fede calcistica è come un encantamiento, un incantesimo, la seducente maledizione di un fantasma.
Domani nella battaglia pensa a me, forse il più conosciuto romanzo dello scrittore madrileno, contiene nel titolo una citazione dal Riccardo III di Shakespeare, per l’appunto la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re che l’ha fatta uccidere.
Tutti credo inseguiamo qualche fantasma. Vuoti che ci si porta dietro dall’infanzia, forti esperienze vissute o solo intuite, epifanie di qualcosa che poi non sembra più raggiungibile.
Spesso queste mancanze diventano fuoco per la vita, per conseguire una professione, per creare relazioni positive. Inseguire come Don Chisciotte mulini a vento non implica per forza che lo sforzo sia vano.
Mercoledì notte a Roma Termini sembravamo un piccolo manipolo di un esercito sconfitto. Fantaccini accampati disordinatamente ad aspettare i primi treni del mattino che ci avrebbero riportato a casa. Una retroguardia sconfitta sì, ma non in rotta.
Mercoledì ci sarà un’altra grande sfida nei campi del nord, nella verde terra d’Irlanda. Ci sono battaglie che si vincono con pieno merito, altre grazie alle coincidenze della sorte, altre ancora che proprio non si possono vincere. Questo lo sapremo alla fine.
Che avremo la sorte dalla nostra o meno, che alzeremo o no la coppa al cielo, che ci chiameranno eroi del Valhalla o perdenti, inseguiamolo insieme questo fantasma, fratelli atalantini. Diciamocelo a vicenda, squadra e tifosi, diciamolo a chi sarà fisicamente a Dublino e a chi rimarrà a casa, a chi ancora può tifare e a chi non è più tra noi. Domani nella battaglia pensa a me. Lasciamo i giudizi agli altri, non rompiamo le righe e diciamocelo ancora una volta. Domani nella battaglia pensa a me.
Bidu'
Amava il calcio, l’estetica del gioco, che non è orpello ma vanto oltre che responsabilità e costante ricerca di identità. Arrivò a definire Mourinho “sciamano da sagra, un individuo che non sa di calcio”, minacciando di tifare l’Athletic Bilbao o la Real Sociedad, nel caso il portoghese fosse rimasto a lungo sulla panchina delle Merengues. Se l’Atalanta del Gasp avesse militato al tempo nel campionato spagnolo suppongo avrebbe ricevuto una citazione simile a quella delle squadre basche.
Marías però sapeva benissimo che non si cambia squadra del cuore come si cambiano i calzini, la fede calcistica è come un encantamiento, un incantesimo, la seducente maledizione di un fantasma.
Domani nella battaglia pensa a me, forse il più conosciuto romanzo dello scrittore madrileno, contiene nel titolo una citazione dal Riccardo III di Shakespeare, per l’appunto la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re che l’ha fatta uccidere.
Tutti credo inseguiamo qualche fantasma. Vuoti che ci si porta dietro dall’infanzia, forti esperienze vissute o solo intuite, epifanie di qualcosa che poi non sembra più raggiungibile.
Spesso queste mancanze diventano fuoco per la vita, per conseguire una professione, per creare relazioni positive. Inseguire come Don Chisciotte mulini a vento non implica per forza che lo sforzo sia vano.
Mercoledì notte a Roma Termini sembravamo un piccolo manipolo di un esercito sconfitto. Fantaccini accampati disordinatamente ad aspettare i primi treni del mattino che ci avrebbero riportato a casa. Una retroguardia sconfitta sì, ma non in rotta.
Mercoledì ci sarà un’altra grande sfida nei campi del nord, nella verde terra d’Irlanda. Ci sono battaglie che si vincono con pieno merito, altre grazie alle coincidenze della sorte, altre ancora che proprio non si possono vincere. Questo lo sapremo alla fine.
Che avremo la sorte dalla nostra o meno, che alzeremo o no la coppa al cielo, che ci chiameranno eroi del Valhalla o perdenti, inseguiamolo insieme questo fantasma, fratelli atalantini. Diciamocelo a vicenda, squadra e tifosi, diciamolo a chi sarà fisicamente a Dublino e a chi rimarrà a casa, a chi ancora può tifare e a chi non è più tra noi. Domani nella battaglia pensa a me. Lasciamo i giudizi agli altri, non rompiamo le righe e diciamocelo ancora una volta. Domani nella battaglia pensa a me.
Bidu'
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